Quando un Paese è più maturo dei suoi politici

Tra riscatto e bassezze

L'editoriale di Agnese Pini

L'editoriale di Agnese Pini

È stata una giornata, quella di ieri al Senato, iniziata sotto i rintocchi solenni della Storia. Una di quelle giornate in cui hai la sensazione di veder dispiegarsi il senso degli anni e delle scelleratezze, ma anche del coraggio e del riscatto di un intero popolo. Liliana Segre, la donna che – ancora bambina – fu tradita dal suo stesso Paese con le leggi razziste (come le ha chiamate lei: non razziali, ma razziste), era seduta, a 92 anni, sullo scranno più alto della più alta Camera dello Stato, l’istituzione che suggella democrazia e libertà in un’Italia che vorrebbe finalmente fare i conti, un secolo dopo la marcia su Roma, con la sua pagina più oscura: il ventennio fascista. Una giornata storica, a maggior ragione: perché è stata proprio Segre, la ex bambina tradita, a dover declamare l’elezione a presidente del Senato di Ignazio La Russa, che del fascismo è politicamente figlio pur avendo poi rivendicato doverose distanze. Nel suo discorso d’insediamento, in una sorta di dialogo ideale con Segre, La Russa ha richiamato gli anni di piombo ricordandone tutte le vittime, e ha ribadito l’importanza delle nostre feste nazionali, compreso il 25 aprile, compreso il Primo Maggio.

Abbiamo dunque visto, davvero, la testimonianza di un Paese maturo? In realtà pecchiamo d’ottimismo. Perché in un momento così importante, ha risuonato ancor più triste il vecchio teatrino dal quale perfino ieri la politica non si è sottratta. Inizia Forza Italia, che sperando di alzare la posta sulla trattativa in corso per i ministri non vota La Russa. Poi arriva a sorpresa il colpo di mano di 16 anonimi senatori fuori dalla coalizione di centrodestra (Terzo Polo? Pd? 5 Stelle? Si è detto, ipotizzato e scritto di tutto) che senza metterci né faccia né nome hanno tirato la volata a La Russa incrinando la compattezza dell’opposizione, evidenziando le crepe della maggioranza, e mandando di fatto in fumo la strategia di Berlusconi. Ironia della sorte: il presidente del Senato più a destra della storia della Repubblica è stato eletto coi voti del centrosinistra, in pieno stile commedia all’italiana. Insomma: i soliti schemi di chi ama fin troppo giocare di tattica. Dimenticandosi sempre che di tattica, anche in politica, si muore.