Martedì 16 Aprile 2024

Primarie Pd, la storia: partì tutto da Prodi nel 2005

Il Partito democratico scommette per la quarta volta sui gazebo. Altre due volte le primarie furono di coalizione

Romano Prodi dopo la vittoria delle primarie di coalizione dell'Unione (Olycom)

Romano Prodi dopo la vittoria delle primarie di coalizione dell'Unione (Olycom)

Roma, 30 aprile 2017 - Oggi si terranno, per la quarta volta, le primarie del Pd mentre per due volte le primarie furono di coalizione. La polemica più forte, data per scontata la rielezione di Renzi, riguarda l’affluenza. Per Renzi “un milione è già una festa” mentre per i suoi due avversari, Orlando ed Emiliano, “sotto i due milioni di votanti” le primarie saranno un flop.

Ma come si faceva quando le primarie non esistevano? I partiti avevano dei segretari forti e il partito più forte, il Pci-Pds-Ds, decideva chi doveva fare il candidato premier. La scelta di voler introdurre le primarie ricade tutta su Romano Prodi. Il Professore, richiamato in Italia per guidare di nuovo il centro-sinistra, dopo l’esperienza del primo Ulivo (1996-’98), voleva una piena consacrazione popolare. Il Professore in seconda, Arturo Parisi, ideologo dell’Ulivo, studiò forma e struttura delle primarie, sull’esperienza Usa.

Si tennero il 16 ottobre 2005 e furono primarie di coalizione. Furono 4 milioni i votanti (4.311.000 per la precisione) e Prodi vinse a mani basse con 3.182.000 voti (74,1%), secondo Bertinotti (Prc), terzo Mastella (Udeur). Ma la coalizione dell’Unione, dopo aver vinto, di poco, le Politiche del 2006, nel 2008 era già caduta e Prodi con essa. Nel frattempo, era nato il Pd, fusione di Ds e Margherita.

Walter Veltroni volle legittimarsi a sua volta con il bagno di popolo. Il 14 ottobre 2007 ecco le prime primarie di partito. Votarono 3.170.00 elettori, ma non ci fu partita: Veltroni trionfò con 2.667.000 voti (75%) seguito, a larga distanza, da Rosy Bindi ed Enrico Letta. Solo che Veltroni, dopo aver perso le elezioni del 2008, si dimise e nel Pd iniziò un lungo periodo di ‘torbidi’. Dopo la breve reggenza Franceschini, il 25 ottobre 2009 si tennero nuove primarie. Sempre tanti gli elettori (3.102.709), sempre tre i candidati: Pier Luigi Bersani, alfiere della ex-Ditta, che però D’Alema non voleva si candidasse, vinse con 1.623.239 voti (53%), seguito da Franceschini (34%) e Ignazio Marino (12%).

La presa di Bersani sul partito sembrava di ferro, ma nel frattempo il governo Berlusconi era caduto (2011), il governo Monti 'lacrime e sangue', nato per volontà di Napolitano, era appoggiato dal Pd e si logorò con esso. Nel frattempo, era nata la stella di Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze, che lanciò a Bersani il guanto di sfida. Bersani, con un atto non dovuto, accettò di svolgere nuove primarie, stavolta di coalizione, in vista delle Politiche del 2013. I turni, per la prima volta, furono due. Il primo si svolse il 25 novembre 2012: 3.110.210 gli elettori e cinque i candidati. Pier Luigi Bersani arrivò primo con 1.395.096 voti (44.9%), Matteo Renzi, secondo con 1.104.958 voti (35,5%). Seguivano Nichi Vendola (leader di Sel, 15,6%), Laura Puppato (Pd, 2,6%) e Bruno Tabacci (Cd, 1,4%). Il ballottaggio si tenne il 2 dicembre 2012 e vi parteciparono ben 2.802.382 elettori. Vinse Bersani con 1.706.457 voti (69,1%) contro i 1.095.925 voti (39%) presi da Renzi, che riconobbe la sconfitta e appoggiò Bersani alle Politiche.

Ma quella di Bersani fu una vittoria ‘di Pirro’ cui seguì, a febbraio 2013, la ‘non vittoria’ alle Politiche, la mancata elezione Prodi (il ‘complotto dei 101’) a Capo dello Stato, la rielezione di Napolitano e la nascita di un nuovo governo di larghe intese, stavolta guidato da Enrico Letta. Le dimissioni di Bersani e la breve reggenza di Epifani furono il preludio alle nuove primarie dell’8 dicembre 2013. Parteciparono 2.814.881 elettori e tre candidati: Matteo Renzi stavolta stravinse con il 67,55% (pari a 1.895.332 voti) contro Gianni Cuperlo (18%) e Pippo Civati (14,2%). Con Renzi nuovo segretario del Pd, l’esperienza del governo Letta finì subito, a febbraio 2014. Il governo Renzi durò due anni, fino a quando Renzi volle e perse (male) il referendum costituzionale del 4 dicembre. Il giorno dopo Renzi si dimise e nacque il governo Gentiloni. Il Pd diede il via a nuove primarie. Oggi si saprà chi sarà il nuovo leader del Pd nonché il candidato premier alle future Politiche.