Primarie Pd, l'incubo del flop al gazebo

Domenica sfida tra Zingaretti, Martina e Giachetti. Obiettivo: un milione di votanti

Maurizio Martina, Nicola Zingaretti e Roberto Giachetti (Ansa)

Maurizio Martina, Nicola Zingaretti e Roberto Giachetti (Ansa)

Roma, 28 febbraio 2019 - Sono tanti i problemi del Pd, che domenica celebrerà il rito delle primarie (quelle aperte) tra i tre candidati (Zingaretti, Martina e Giachetti nell’ordine di arrivo tra gli iscritti) che si sfidano per un solo posto, quello di segretario del partito. Il principale, però, si chiama ‘partecipazione’. Quanta gente andrà a votare? L’ultima volta furono 1 milione e 800mila elettori, e ora? L’asticella per non sfigurare è posta al milione tondo. Sotto, sarebbe un pessimo segnale. Dal milione in su, un successo, più o meno pieno, per tutti.

‘Zinga’, cioè il candidato da battere (nei sondaggi interni è quotato tra il 58% e il 60%), ci tiene molto, ovviamente, e quindi sta facendo di tutto, oltre a girare come un matto per l’Italia. Ieri si è fatto intervistare dal settimanale popolare Chi, è stato dalla D’Urso e andrà anche in altri contenitori ‘pop’. Anche gli altri candidati girano l’Italia, ma meno attivi. Giachetti, però, è attivissimo nella polemica politica e punge come una mantide i suoi avversari, specie Zingaretti. Ieri, a un videoforum di Repubblica.tv ha detto: "Se si sceglie l’accordo con i 5Stelle e riapriamo le porte a chi ha distrutto il Pd, tolgo il disturbo". Nota la polemica contro gli ‘scappati di casa’ (sarebbero gli ex ‘cugini’ di Mdp di Bersani e Speranza) cui Giachetti vuole sbarrare la porta. Ma per un Giachetti che punge (e un Martina che media), ci sono ben due ‘numi tutelari’ del Pd e del centrosinistra che si schierano, più o meno apertamente, con Zingaretti. Enrico Letta in modo esplicito, dalle colonne del Corsera, dice che "andrò a votare alle primarie, anche se non sono più iscritto, e voterò Zingaretti". Romano Prodi lo fa in modo implicito, ma sostanziale. L’appello dell’ex premier, e fondatore dell’Ulivo, è di "andare ai gazebo perché l’unico cambiamento può darlo un Pd" che ha "tardato troppo" nella scelta del leader, ma ora serve "andare in tanti a votare per dare forza e sicurezza al nuovo segretario». Prodi non lo dice, ma ha già ‘benedetto’ Zingaretti. E Renzi? Ieri a Catania per la presentazione del libro, scherza: «Vengo in pace e, per la prima volta, non chiedo voti. Non sono candidato". Se voterà, voterà per Giachetti. Un dolore, forse, glielo dà il suo ormai ex braccio destro, Luca Lotti, che all’Huffington Post annuncia: "Renzi non esce, ma nel caso lo facesse io resto". Lotti su Giachetti dice: "Fa come chi in passato è andato via". Ma poi avverte Zingaretti: "No a un Pd brutta copia dei Ds".