Mercoledì 24 Aprile 2024

Primarie Pd, i candidati e chi sta con chi. Piazza Grande e Leopolda: parte la corsa

Da Nicola Zingaretti a Marco Minniti, passando Matteo Richetti e Francesco Boccia: i nomi in lizza per la guida del partito

Marco Minniti e Matteo Renzi (Imagoeconomica)

Marco Minniti e Matteo Renzi (Imagoeconomica)

Roma, 13 ottobre 2018 - Il grande Circo Barnum, come avrebbe detto Antonio Gramsci, si mette in moto. Nel Pd si affilano le armi, per dirla con prosa antica, in vista della celebrazione delle primarie di inizi febbraio (ma la data è ancora incerta). Un partito sfinito, un partito che, stando ai sondaggi, si aggirerebbe attorno a un tristissimo 17 per cento. Un partito che ha tentato di darsi un tono due settimane fa quando ha riempito (ma non del tutto) la romana piazza del Popolo per un appuntamento anti governativo fortemente voluto dall’attuale segretario Maurizio Martina. Ma quali sono gli attori in campo? E chi è schierato con chi? 

IL GOVERNATORE - In corsa l’eterna promessa del Pci/Pds/Ds/Pd. Il suo nome è Zingaretti, Nicola Zingaretti. Cresciuto secoli fa (lui ha 53 anni) nella Fgci romana di via dei Frentani, allievo tra i preferiti di Goffredo Bettini, già presidente di Provincia, è governatore del Lazio da due stagioni politiche. Non inviso alla sinistra interna che anzi lo appoggia senza se e senza ma, ha recentemente rifiutato l’appoggio di Massimo D’Alema considerandolo ingombrante. A lui guardano anche molti di Leu che vorrebbero rientrare nel Pd. Oggi e domani, alla Ex Dogana di Roma, la sua kermesse intitolata Piazza Grande (oltre 3200 adesioni). Toni decisamente anti renziani. Con lui anche l’ex premier Paolo Gentiloni e, pare, Dario Franceschini. La curiosità: ha ricevuto le lodi di Francesco Giro, esponente di primo piano di Forza Italia, berlusconiano doc, romano puro come lui. 

L’EX MINISTRO - Ci sta pensando. I bene informati dicono che in realtà ha già deciso. Lui si chiama Marco Minniti, 62 anni, calabrese doc, ma soprattutto ex ministro dell’Interno. Passa alla storia (diciamo così) perché considerato il vero artefice della diminuzione drastica degli sbarchi di disperati sulle coste italiane. Non amato dalla sinistra-sinistra, è considerato uno dei maggiori esperti europei di sicurezza. Su di lui grava un peso: l’essere stato lanciato in corsa dall’area renziana doc. Tanto è vero che si è affrettato a precisare: non sarò il candidato di Renzi. Già dalemiano di ferro (era uno dei fedelissimi quando l’attuale numero uno di Italianieuropei andò a Palazzo Chigi) si è poi spostato su posizioni veltroniane e infine renziane, mantenendo però un’autonomia di fondo. La sua forza all’interno del disastrato Pd sta, probabilmente, nell’essere considerato l’unico in grado di contrastare con efficacia l’attuale asso pigliatutto Matteo Salvini.

IL RENZIANO CRITICO - Matteo Richetti, 44 anni, già esponente dem di primo piano in Emilia-Romagna, deputato dal 2013 al 2018, attualmente senatore. È stato uno dei primi a imprimere forza al ‘nuovo corso’ renziano, salvo dissapori che alcuni spiegano con una mera differenza di carattere dall’ex leader del Pd, altri con una esplicita differenza di visione politica. Pochi giorni fa, Alba Parietti ha espresso la sua preferenza per lui: “Matteo mi ricorda Jamie Dorman, l’attore di ‘Cinquanta sfumature di grigio’”, ha detto. Possibile che il renziano Graziano Delrio (spesso in disaccordo con Minniti per la politica sui migranti) lo appoggi. E sarebbe un appoggio di peso. La sua forza sta nell’approccio pragmatico e mai urlato ai problemi.

IL LABURISTA - Francesco Boccia, 50 anni, deputato da tre legislature, è la testa pensante della corrente che fa capo a Michele Emiliano vulcanico governatore pugliese. La sua forza risiede in una forte cultura  economica. Il suo modello  è il Labour. Ama spesso ripetere che vorrebbe un partito con tante anime. Per lui, insomma, i seguaci di Blair e quelli di Corbyn potrebbero convivere tranquillamente. Si gioca con Zingaretti la capacità di far rientrare i delusi di sinistra pura. E ne ha le possibilità, visti, tra l’altro, gli ottimi rapporti con D’Alema, Bersani e  la galassia movimentista. Due le frasi rivelatrici del suo programma. La prima: “Più numerosi sono i candidati al congresso e più facile sarà evitare la rimozione della sconfitta. Un disastro storico: mai il Pd era sceso al 18%. Serve un confronto vero. Sarà dura, ma la partita è solo all’inizio”. La seconda: “Dobbiamo fare i conti con la storia di questi anni. In tanti hanno assistito passivamente alla distruzione del partito e del centrosinistra, che come coalizione non c’è più: una disfatta epocale. Servono scelte molto nette, di forte discontinuità con il passato. Io mi batto per una riforma radicale di questo capitalismo, sia a livello fiscale, sia sul fronte dei diritti dei lavoratori, e credo che il Pd debba chiedere scusa agli elettori per quanto è accaduto in questi anni, quando il partito tra popolo ed establishment ha scelto l’establishment”.

IL GIOVANOTTO ROTTAMATORE - Dario Corallo ha trent’anni ed è considerato un tipo sveglio, ma ininfluente. Lui però non se ne cura e va avanti. Brillante oratore, non ha nulla dei “giovani vecchi” da apparato. Una  dichiarazione - che è poi il perno della sua campagna elettorale - svela la narrazione politica: “Il corallo è rosso, quando è bianco vuol dire che non sta bene, che è morto”. Laurea in filosofia, non la manda a dire: “Dobbiamo cambiare tutto, non c’è più nessun collegamento tra la base e la dirigenza. Le discussioni nei circoli muoiono lì, mentre la dirigenza va avanti per conto suo. La base è diventata talmente inutile che ci hanno mandato a pulire i parchi, ma la militanza non è quella, è l’orecchio sul territorio. Noi pensiamo di cambiare integralmente lo statuto perché il Partito democratico nasce male e con contraddizioni profondissime”.

GLI APPUNTAMENTI. Tanti, c’è chi dice troppi. Ma l’anno prossimo il Pd rischia il classico bagno di sangue alle elezioni Europee. Dopo la due giorni di  Zingaretti a Roma, dal 19 al 21 ottobre sarà l’occasione della Leopolda renziana con Minniti (pare) in primissima fila. Poi, il 27-28 ottobre ecco il “Forum per l’Italia”, fortissimamente voluto da Martina con ospiti il leader dei socialisti spagnoli Sanchez.