Martedì 16 Aprile 2024

Primarie Pd, frecciate tra i candidati. E spunta un sondaggio che dà Schlein in testa

Elly attacca: "La sinistra deve tornare a stare dalla parte degli ultimi". Bonaccini: "Sono figlio di un’operaia: non prendo lezioni da nessuno". Orlando critica Letta e il governatore per aver definito capace la premier Meloni

Roma, 16 febbraio 2023 - Sarà l’avvicinarsi delle primarie di cui si teme un flop di presenze, sarà la cocente sconfitta alle Regionali, sarà che il prossimo congresso è vissuto come una resa dei conti definitiva, ma sta di fatto che nel Pd l’aria è ogni giorno più tesa. Ieri, dopo un sondaggio che dà per vincente a sorpresa nella corsa alla segreteria, Elly Schlein, tra lei e l’altro contendente, Stefano Bonaccini è andato in scena un botta e risposta piuttosto velenoso.

È partita prima lei, la Schlein, (secondo Winpoll sarebbe vincente con il 56,3% tra i potenziali elettori del Pd, contro il 43,7% di Bonaccini) sostenendo che un cambio dei volti dei dirigenti non rappresenterebbe l’unico passo da compiere per rinnovare l’identità della galassia dem: a suo giudizio è necessario apportare una "svolta netta" che riguardi anche il metodo.

Elly Schlein (ImagoEconomica)
Elly Schlein (ImagoEconomica)

"C’è da risalire e per farlo serve darci un’identità chiara, la destra ha vinto e fa la destra. Noi dobbiamo fare la sinistra, quella sinistra che è mancata negli ultimi anni; dobbiamo stare dalla parte degli ultimi". Parole che hanno fatto saltare la mosca al naso a Stefano Bonaccini. Il governatore gli ha risposto prima pacato ("il problema è quale sinistra si vuole fare") poi, in modo più energico, ha fatto capire l’irritazione. "Sono un uomo di sinistra – ecco le parole – vengo da un piccolo comune di provincia, sono figlio di un camionista e di un’operaia, entrambi del Pci, e le mie battaglie le ho sempre fatte per far star meglio chi viene dalle classi popolari come me. Quindi lezioni su questo non ne prendo da nessuno".

Insomma, battibecchi tra i due contendenti alla segreteria che ieri hanno fatto da cornice ad un altro scontro, più largo, stavolta su parole del segretario uscente, Enrico Letta a un giornale straniero. Letta, che non ha mai nascosto la sua simpatia per Giorgia Meloni, in quest’occasione è andato oltre. "La realtà è che è forte (la Meloni, ndr), non ha alternative in maggioranza e l’opposizione è divisa", ha detto il segretario traghettatore aggiungendo: "È stata meglio di quanto ci aspettassimo" a proposito delle questioni economiche e finanziarie.

Un parere reso - in singolare coincidenza - con quello di Stefano Bonaccini. "Meloni non è una fascista – ha detto il governatore emiliano – è una persona certamente capace", ma il combinato delle due dichiarazioni ha suscitato la reazione indignata di Andrea Orlando e poi di Elly Schlein, di cui Orlando è sponsor principale. Per l’ex ministro del lavoro "c’è qualcosa che non va"; e spiega: "Se diciamo che il decreto Ong è contro la Costituzione, i trattati internazionali e il senso stesso di umanità, se diciamo che esponenti del governo, coperti dalla premier, si sono resi responsabili di comportamenti gravi e di un utilizzo inaccettabile delle istituzioni contro l’opposizione, come si fa a dire contemporaneamente che sono capaci o che sono meglio di quanto ci aspettassimo?". Schlein ha condiviso: "Io credo che Giorgia Meloni non abbia ancora trovato la postura nel nuovo ruolo, il governo sta facendo male e in Europa rischia di isolarci gettandosi tra le braccia del gruppo Visegrad".

Dal Nazareno, poi, è arrivata una replica secca ad Orlando, accusato di "travisare completamente" le parole pronunciate da Letta "ai fini di una polemica interna senza alcun fondamento". Anche Bonaccini ha poi puntualizzato: "Io la destra preferisco batterla nelle urne, vorrei che anche altri avessero come priorità battere la destra nelle urne piuttosto che nelle interviste. E credo di essere uno dei più titolati a dire come si batte la destra". Il sospetto dei sostenitori di Schlein è che il traghettatore Letta abbia perso la sua neutralità e che come molti dei suoi (a cominciare da (Marco) Meloni) si sia schierato per il presidente dell’Emilia Romagna. Sospetti. Nei fatti c’è solo che Letta la pensa come Bonaccini a proposito della Meloni, l’ormai ex "nera" da evitare.