Senato, centrodestra sul filo

Forza Italia e Lega ai ferri corti, si cerca una mediazione che non faccia esplodere la coalizione

Sarà la notte a portare consiglio, e a decidere, oltre chi farà il presidente del Senato, anche le sorti del centrodestra. La prima di giornata di votazioni si è portata dietro il carico di veti e controveti della tornata precedente, io-non-vedo-te e tu-non-voti-me, e come accade sempre quando ci sono troppe forzature reciproche arriva qualcuno, o qualcosa, a cercare di sbloccare. E’ stato così che subito dopo pranzo Forza Italia ha provato a blindare il proprio capogruppo spiegando con una nota ufficiale - modalità abbastanza anomala in questi casi - che "alla terza votazione voteremo Romani come candidato di tutto il centrodestra". Una forzatura rispetto alla Lega che stava chiedendo a Berlusconi di "considerare altri nomi per uscire dallo stallo", a cui poco dopo Salvini ha risposto con un’altra forzatura. Facendo votare alla chiama del pomeriggio una delle papabili del centrodestra, Anna Maria Bernini. Berlusconi l’ha considerato per quello che era, "un atto ostile", ed è andato su tutte le furie. "Se si va avanti così il centrodestra è morto", è stato detto da palazzo Grazioli, con qualche ragione. Anche perché i grillini, intravedendo uno spiraglio, hanno provato a rilanciare, spiegando che in fondo la Bernini potrebbero pure votarla. Ma sia gli sherpa di Fratelli d’Italia sia gli altri esponenti della Lega hanno poi cercato di gettare acqua sul fuoco, facendo capire che la mossa della Bernini era soprattutto un tentativo di non farsi dettare la linea dal Cavaliere, e che in fondo un accordo che tenesse unito tutto il centrodestra è comunque possibile. Ovviamente a questo punto non sul nome di Romani, che appare bruciato, e non è detto che sia neppure sulla Bernini. In genere in politica quando si va a un muro contro muro per uscire dallo stallo si trova sempre una soluzione terza, che non scontenti e umilii nessuno dei due contendenti. Tant’è che Giancarlo Giorgetti, il più fidato consigliere di Salvini, ha spiegato che "abbiamo fatto un favore a Berlusconi. Serve uscire da questa situazione. Il nome può anche non essere quello della Bernini, lo decida pure Berlusconi". Una sorta di assist, che da una parte stoppa Romani ma conferma la senatrice emiliana e contemporaneamente apre a una candidatura alternativa, di Forza Italia. Berlusconi, sempre che decida un passo indietro su Romani, ha in caldo quello di Elisabetta Alberti Casellati, ex membro del Csm. Se la Bernini, che in serata il Cavaliere ha incontrato a palazzo Grazioli, saltasse, potrebbe tornare in campo proprio lei.