Mercoledì 24 Aprile 2024

Presidenti Camera e Senato, comincia il ballo. L'elezione è un rebus

Tra voti segreti e trattative, i veri problemi saranno a Montecitorio L'ANALISI Di Maio contro Silvio, è stallo - di P.F.DE ROBERTIS Elezioni presidente Camera e Senato, a che ora iniziano e come funziona Presidenza della Camera, si fa il nome di Roberto Fico Cosa fa il presidente della Camera, compiti e funzioni

Operazioni di voto alla Camera dei deputati (Ansa)

Operazioni di voto alla Camera dei deputati (Ansa)

Roma, 23 marzo 2018 - Si terranno oggi le due sedute inaugurali della Camera dei deputati e Senato della Repubblica della XVIII legislatura per eleggere i nuovi presidenti, ma di certo non basterà il primo scrutinio per sancirne la proclamazione. Prima di indicare le regole e le possibili maggioranze, ecco il toto-nomi, almeno a ieri sera. Per la Camera, carica che l’M5S chiede gli venga conferita, perde decisamente quota il nome di Roberto Fico, esponente dell’ala ortodossa dei 5 Stelle, ma l’M5S ha anche altri due candidati: Riccardo Fraccaro, fedelissimo del leader Di Maio, e Emilio Carelli, volto Sky. Se il patto non scritto tra M5S e Lega saltasse, il centrodestra potrebbe convergere su Giancarlo Giorgetti (da votare in ticket con Romani al Senato), uomo forte della Lega, mentre pochissime chance hanno Dario Franceschini (Pd) e Maria Stella Gelmini (FI). Al Senato, Berlusconi ha imposto agli alleati (Lega e Fd’I) la candidatura di Paolo Romani, capogruppo azzurro uscente. 

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Elezioni presidente Camera e Senato, a che ora iniziano e come funziona

I grillini hanno detto no, ma – dato il diverso regolamento del Senato – il centrodestra ha i numeri per imporre, dalla III votazione, Romani, magari con l’astensione del Pd. Gli altri nomi avanzati sempre da FI sono quelli di Annamaria Bernini e di Elisabetta Casellati, ma sono di riserva. I pentastellati, per imporsi, potrebbero puntare sul capogruppo, Danilo Toninelli, ma servirebbe l’aiuto del Pd. E ora veniamo alle regole, partendo dal Senato. Il plenum dell’Aula è fissato a 320, compresi i sei senatori a vita, quindi la maggioranza (la metà più uno) è fissata a 160 voti. Manca, per il plenum effettivo, un eletto in Sicilia che, a causa di un ‘baco’ del Rosatellum, non è stato assegnato. 

Nel primo e nel secondo scrutinio, che si terranno oggi, bisogna raggiungere la maggioranza assoluta dei membri dell’Assemblea, quindi 160 voti. Per il terzo scrutinio, che si terrà domani, ove nessuno ottenga i 160 voti, servirà la maggioranza assoluta del Senato, ma comprese le schede bianche e nulle. Al quarto scrutinio la situazione si sblocca: vanno al ballottaggio i due candidati più votati al terzo scrutinio e a parità di voti diventa presidente il più anziano. Le maggioranze possibili, naturalmente solo sulla carta, sono queste: centrodestra (137 seggi) più M5S (112), totale 249 voti; centrodestra (137) più Pd (57) e Autonomie (3), totale 197 voti; M5S (112) più Lega (58), totale 170 voti; M5S (112) più Pd e altri (60) più Leu (4) totale 176 voti.

Cosa fa il presidente della Camera, compiti e funzioni

Presidenti di Camera e Senato, regole e tempi dell'elezione. Chi sono i 'candidati'

Per la Camera, le regole sono, invece, assai diverse. Si parte dal plenum, che è dato da 630 deputati, maggioranza a 316. Al primo scrutinio, che si terrà oggi, bisogna ottenere la maggioranza dei due terzi dei componenti (420 voti). A partire dal II scrutinio, sempre oggi, e dal III scrutinio, domani, la maggioranza è sempre dei due terzi, ma dei voti, comprese anche le schede bianche e nulle. Dal IV scrutinio in poi e, quindi, per tutti i possibili scrutini successivi, il quorum scende ancora, ma resta alto: serve la maggioranza assoluta dei voti, sempre comprese le schede bianche e le schede nulle. Le maggioranze possibili, sempre sulla carta, sono queste: centrodestra (265) e M5S (227), totale 492 voti; centrodestra (265) e Pd (112), 387 voti. M5S (227) e Lega (125), 352 voti; M5S (227) Pd (112) e Leu (14), 363 voti. Ecco perché eleggere il presidente del Senato è un’impresa, tutto sommato, semplice, mentre il presidente della Camera potrebbe rivelarsi, voto dopo voto, un’impresa complicata.