Presidente della Camera al Movimento 5 Stelle, c'è l'intesa

Fraccaro e Fico in lizza, Carelli si sfila Presidente della Senato verso Forza Italia Elezione presidenti di Camera e Senato, chi sono i possibili candidati Pd, braccio di ferro sui capigruppo. Renzi vuole imporre i suoi fedelissimi

I pentastellati Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro (Ansa)

I pentastellati Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro (Ansa)

Roma, 21 marzo 2018 - Secondo giro di «consultazioni» ieri, tra M5S e le altre forze politiche per cercare di trovare la quadra sulla presidenza delle Camere. Non c’è stato ancora alcun confronto sui nomi dei candidati, ma si sa che Di Maio, con i capigruppo Danilo Toninelli e Giulia Grillo, diranno di chi si tratta già questa sera o più probabilmente giovedì mattina. Il M5S ha ufficialmente smentito i rumors di queste ore che danno già per acquisito chi sarà il presidente di Montecitorio, sul quale puntano i grillini «perché ci sono più vitalizi da tagliare e nessuno si è opposto», ma poi Di Maio stesso è stato molto chiaro durante l’assemblea dei neo eletti: «Noi vogliamo la presidenza della Camera, pensiamo che ci spetti di diritto».

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Tra le indiscrezioni di questi giorni, sono circolati con insistenza i nomi di Roberto Fico (il più quotato anche in queste ore), Riccardo Fraccaro (fedelissimo di Di Maio) e del giornalista Emilio Carelli che, tuttavia, ieri mattina commentava con un «non mi risulta». Si sa per certo, invece, che Forza Italia, ma anche il Pd, hanno chiesto non solo «figure di garanzia», ma anche persone in grado di gestire l’Aula in un momento difficile come quello di questo «travagliato» inizio di legislatura. E, a ben guardare, queste caratteristiche, in campo 5 stelle, sono rappresentate proprio da Roberto Fico, un «ortodosso» certo, ma che ha dato prova, dallo scranno più alto della commissione di Vigilanza Rai, di avere entrambe le qualità richieste.

Insomma, se Di Maio dovesse fare il nome di Fico, probabilmente nessuna delle altre forze politiche avrebbe molto da obiettare, ma il leader pare puntare più su Fraccaro. Anche perché sembra, a giudicare da quel che trapela dai colloqui, che sui nomi non si assisterà a un fuoco di fila incrociato, ma che l’accordo – già siglato – prevederà che ciascuna parte politica scelga «il suo»: al centrodestra andrà la seconda carica dello Stato, ovvero la presidenza del Senato. Nei boatos, tuttavia, non si esclude che possa essere lo stesso capo politico grillino a mettersi in gioco per lo scranno più alto di Montecitorio, chiudendo un accordo con Salvini, ma sarebbe una sorta di «extrema ratio», visto che il leader stellato punta a un ruolo di governo.

D’altra parte, Di Maio insiste nel dire che i 5 Stelle saranno «decisivi per l’elezione di entrambi i presidenti e non accetteremo né condannati, né persone sotto processo», facendo capire di trovarsi in un punto di grande forza nella trattativa. Ad ascoltarlo, ieri nell’Aula dei gruppi di Montecitorio, file di neo eletti che Di Maio, con accanto Rocco Casalino, ha provveduto a «spaventare», soprattutto nei rapporti con la stampa che restano vietati.

Di più: agli eletti 5 stelle presto sarà anche tolta la libertà di proporre leggi, «perché ce ne sono già troppe – ha scandito Di Maio – che invece vanno cancellate». A quanto si apprende, verrà presto inserita nello Statuto una modifica per creare una sorta di «segreteria», collegata a Rousseau, dove i parlamentari potranno far pervenire le proposte e solo quelle «opportune» per il M5S saranno fatte votare dagli iscritti. Una selezione a monte che permetterà maggiore controllo sugli eletti.