Giovedì 25 Aprile 2024

Prescrizione, c'è l'accordo. Pd e M5s tagliano fuori Renzi

Passa in extremis il lodo Conte, i tempi si allungano per i condannati in primo grado. Italia Viva insorge: lite con i dem. Bonafede sfida gli alleati: prendetevi le vostre responsabilità

Matteo Renzi (ImagoE)

Matteo Renzi (ImagoE)

Roma, 7 febbraio 2020 -  Fumata nera. La maggioranza trova l’accordo ma non tutta. Pd, M5s e Leu sottoscrivono il lodo Conte bis che fa scattare il blocco della prescrizione solo per i condannati in primo grado per i quali torna a decorrere (anche retroattivamente) se assolti in appello. Si tira fuori Renzi che non firma l’intesa, malgrado il pressing del premier:

"Una mediazione avanzata". Finisce così il vertice convocato da quest’ultimo a Palazzo Chigi: la proposta verrà inserita come emendamento al disegno di legge Costa (che abolisce la riforma in vigore dal 1 gennaio) in Aula il 24 febbraio, a meno che non si opti per un emendamento al mille proroghe o un decreto ad hoc.

"Abbiamo trovato un punto di equilibrio che non è incostituzionale – scandisce Bonafede – Italia viva si è tirata fuori e si assumerà le sue responsabilità in Aula". Replicano i renziani: "Lui si è arroccato, il Pd diventa populista per difendere il Guardasigilli e il suo giustizialismo".

Da Matteo, rilanciano dal Nazareno, "una rottura politica". Forse, aggiunge Orlando, "Renzi dice no perché è un successo del Pd?". Oramai siamo alla sfida aperta tra il leader di Italia Viva e il ministro della giustizia che promette: "Con il lodo Conte, lunedì in consiglio dei ministri porto la riforma del processo penale".

Uno dei due è destinato a uscirne con le ossa rotte ma entrambi si comportano come se avessero la vittoria in tasca. "Speriamo non porti il lodo in cdm", avverte Iv. L’unica cosa su cui i renziani sono disponibili a trattare è una sospensione della riforma, che per il Guardasigilli è impossibile.

Sembra che non sia servito a nulla neppure il discreto intervento del Capo dello stato che aveva fatto filtrare la propria indisponibilità a nuove maggioranze in caso di crisi, con l’obiettivo di mettere il leader Iv davanti alle proprie responsabilità. Se c’è una cosa che può frenare l’ex premier è la paura di elezioni a breve. Ma Renzi non ci crede. E’ convinto che in Parlamento troverà una soluzione. E d’altra parte, in un Movimento a rischio di scissione, Bonafede non ammainerà le bandiere.

Un braccio di ferro che scandisce l’ennesima giornata nervosa. Con Pd, Leu e M5s a rilanciare, fin dal mattino, il lodo Conte bis (prende il nome dal deputato di liberi e uguali che l’ha ideato). E Renzi che lo boccia, determinato a portare lo scontro in Aula, andando alla guerra con gli alleati. Sul tavolo butta persino una mozione di sfiducia individuale al ministro della Giustizia: "Se non sarà la politica a convincere Bonafede, ci penserà la matematica". Per metterlo con le spalle al muro, Conte convoca la maggioranza nel tardo pomeriggio: agli esperti renziani chiede il passo di lato. "Bilanciamo due interessi: quello che i processi si chiudano con una sentenza. E abbiano una durata ragionevole". Niente. Certo è che se i prossimi giorni non porteranno consiglio si profila il rischio che la prescrizione sia per il governo Conte due quel che la Tav fu per il Conte uno.