Mercoledì 24 Aprile 2024

Giustizia, riforma Cartabia parte dimezzata. Porte girevoli, no al sorteggio del Csm

Le proposte della Guardasigilli non introducono la separazione delle carriere. Scontro in maggioranza

Marta Cartabia, 58 anni, è ministro della Giustizia

Marta Cartabia, 58 anni, è ministro della Giustizia

Una riforma targata Pd che fa arrabbiare i garantisti (FI e Azione), delude i giustizialisti (i 5 Stelle) e su cui pende la spada di Damocle dei referendum di Lega e Radicali sulla giustizia. Il ministro Guardasigilli Marta Cartabia ha aperto il dossier sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, su cui stamane incontrerà i partiti della maggioranza di governo, a sua volta impegnata a battagliare in Commissione Giustizia alla Camera. Quella della riforma del Csm, proposta dalla Cartabia, è il terzo pilastro della riforma della giustizia con quelle del processo penale e di quello civile, ma su tutto il pacchetto ora incombe l’incognita di sei referendum promossi da Partito Radicale e Lega, che hanno presentato i quesiti in Cassazione per avviare la raccolta delle firme. Un’iniziativa che divide la maggioranza tra chi ritiene che i referendum siano in contrapposizione al lavoro del Parlamento sul pacchetto giustizia e chi invece la ritiene uno stimolo alle Camere.

I gruppi parlamentari hanno presentato in Commissione Giustizia della Camera una valanga di emendamenti (circa 400) al ddl sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm. La posizione dell’attuale ministro si conoscerà, però, solo stamane, quando la Cartabia illustrerà alla maggioranza gli esiti della Commissione ministeriale da lei insediata e guidata dal costituzionalista Massimo Luciani. Esiti che però sembrerebbero molto meno ’rivoluzionari’ di quanto prospettato. Secondo le anticipazioni, la Commissione escluderebbe infatti il sorteggio per l’elezione del Csm, proponendo il voto singolo trasferibile, una proposta in campo sin dal 1996 (Commissione Balboni), per contrastare il correntismo nella magistratura. Verrebbero inoltre consentite le "porte girevoli" tra magistratura e politica, pur se con forti limitazioni al momento di rientrare tra le toghe, e verrebbero limitate a due le volte in cui il magistrato, nel corso della carriera, potrà passare dalla funzione giudicante a quella inquirente o viceversa.

Questi sono anche i temi principali oggetto degli emendamenti avanzati dai partiti. A creare più problemi alle proposte del ministro sono le forze garantiste, come FI o Azione, che propongono con i propri emendamenti soluzioni più drastiche. FI chiede il sorteggio temperato per eleggere il Csm e Azione chiede di impedire il passaggio da una funzione all’altra del magistrato. Invece, il Pd anche negli emendamenti (solo 12) è molto più in sintonia con le posizioni del ministero e voci di area garantista sostengono che "Cartabia ha fatto la fotocopia delle idee del Pd". Pd che però, per boccadel suo stesso segretario Enrico Letta, non risparmia parole critiche verso il Csm: "L’autogoverno totale della magistratura non funziona, togliamo alcuni compiti al Csm e diamoli a un’alta corte".

Di certo ben più radicali sono le proposte dei sei referendum del Partito Radicale e della Lega. Matteo Salvini, però, mostra il finto ramoscello d’ulivo: "Mentre il Parlamento andrà avanti nel processo delle riforme – ha detto – gli italiani potranno accompagnarle firmando dal 2 luglio" i referendum. "È un aiuto, portiamo una dote al governo Draghi, che ha la nostra piena fiducia". Anche Forza Italia e i centristi, con Annamaria Bernini e Maurizio Lupi, considerano i referendum uno stimolo alle Camere. Benedetto Della Vedova (+Europa) ha espresso una analoga posizione, e nel Pd inaspettatamente hanno aperto ai quesiti Goffredo Bettini e Andrea Marcucci. E questo nonostante i capigruppo dem in Commissione Giustizia di Camera e Senato, Alfredo Bazoli e Franco Mirabelli, siano contrari: i referendum sono "contro la riforma Cartabia e contrappongono Camere e volontà popolare".

"C’è una grande dialettica tra giustizialisti e garantisti – nota, scorata, il ministro – che non deve assumere mai i toni del derby, per vedere solo chi alla fine ha la meglio". Parole sante.