Sabato 22 Marzo 2025
SIMONE ARMINIO
Politica

Picierno e le alleanze del Pd: "Il M5s non pensi ai sondaggi. Dal Pnrr all’autonomia, sono tante le sfide comuni"

La vicepresidente del Parlamento Ue: “Sui migranti il governo fa propaganda. La nostra strategia? Responsabilità verso il Paese, non la caccia ai voti"

Pina Picerno, vicepresidente del Parlamento Europeo

Roma, 28 settembre 2023 – Onorevole Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, Pd: come giudica l’operato del governo sul tema dei migranti?

"Il tema è epocale e richiede serietà. Chiediamo di evitare che si faccia propaganda a buon mercato sulla loro pelle. La destra ha prosperato su questo tema con slogan inconcludenti, dai porti chiusi ai blocchi navali. Si affronti la questione partendo da un assunto: la riforma di Dublino, che il nostro presidente della Repubblica ha giustamente bollato come preistorica. Non una parola su questo dal Governo, non un’idea".

I maligni però dicono: e la sinistra? Perché non ha risolto il problema quando avrebbe potuto?

"In Europa abbiamo provato in tutti i modi a cambiare i criteri di approdo e redistribuzione che sono alla base di un sistema criminogeno, ma le destre si sono opposte e continuano a farlo".

Meloni punta a chiudere accordi con i Paesi di partenza. Funzionerà?

"Affidare a regimi il controllo e fare accordi bilaterali con essi resta un errore. Il rispetto dei diritti umani per noi è una priorità non in contraddizione con la necessità di sicurezza. La presidente del Consiglio agita sempre un presunto Piano Mattei, di cui non esiste traccia. Redige un memorandum con il regime tunisino senza alcun valore concreto e dalla dubbia applicabilità. In Europa si battono i pugni sui tavoli, spesso confondendo il tavolo con la sedia sulla quale siamo seduti. Insomma, la politica estera piegata a fini elettorali e di propaganda. Riconosco invece solidità sul conflitto in Ucraina, dove la conferma delle alleanze internazionali in sostegno agli aggrediti non mi pare in discussione. Spero solo lo sia da parte di tutte le forze politiche".

In Italia, nel frattempo, il governo punta sui condoni e accusa il Movimento 5Stelle e il Pd di avere ereditato il fardello del superbonus e del reddito di cittadinanza. Come giudica oggi, a distanza, quelle misure?

"Quello che più mi ferisce è che sia stata una misura che ha inciso poco nelle nostre periferie. Stesso discorso sul reddito di cittadinanza, misura fondamentale, e sarebbe stata auspicabile anche in fasi precedenti una revisione di alcune storture evidenti. In entrambi i casi però il governo ha sbagliato, tagliando con l’accetta o, peggio, con un sms, quello che doveva essere solo sottoposto a una revisione".

L’opposizione è unita su salario minimo e sanità. Ma tutto il resto? Su cos’altro si può fare fronte comune?

"Sul Pnrr, per esempio. Mi pare che il governo sia in confusione. Non tutto è perduto e quel Piano rimane l’unico binario su cui rimettere in moto il treno del Paese. Sull’autonomia differenziata di Calderoli, possiamo fare comuni battaglie. Poi, la prossima Legge di Bilancio: il fumo sarà tanto, la carne pochissima. Dobbiamo lavorarci insieme".

Tra Schlein e Conte vola spesso qualche straccio. È normale dialettica o c’è un problema di fondo?

"Temo onestamente che il Movimento non abbia ancora superato l’età dell’adolescenza. Che è una bella età, di grandi slanci, ma spesso di gravi errori. L’errore in questo caso è quello di cercare ossessivamente qualche lieve aumento percentuale in più al costo di una destra senza reali avversari, perché divisi e deboli. Il Pd invece dovrà pretendere che sugli impegni internazionali dell’Italia ci sia chiarezza".

L’opa dei 5Stelle sui temi di sinistra però è forte: lavoro, diritti, giovani. Vi rubano gli argomenti, e la distanza tra i due partiti è ormai di 2 punti percentuali. Vede il rischio di un sorpasso?

"Ho fatto sempre scarso affidamento nei sondaggi a molti mesi dalle elezioni. Il Pd ha riattivato una connessione con il suo popolo. Ora si tratta di fare una proposta complessiva, che parli ad ampie fasce di bisogni. Salario minimo, ma anche politiche fiscali per il ceto medio. Unità sindacale, perché è essenziale per i lavoratori. Le riforme necessarie al funzionamento dell’Unione europea. Alleggerire la burocrazia sulle nostre imprese. Sviluppo del Mezzogiorno e non solo reddito. Serviranno tempo e lavoro, ma ce la faremo".

Il Pd copre a sinistra e si scopre al centro, dicono le fronde del partito. Lei che cosa ne pensa?

"La strategia del Pd rimane la stessa di sempre: la responsabilità verso il Paese prima che la salvaguardia della propria parte politica o del proprio risultato elettorale. Significa sapere che il Paese è uscito dalla crisi pandemica più diviso e che quindi servono misure più corpose di sostegno al reddito? Certo. Significa che servono misure per alleggerire il carico fiscale sulle imprese perché in affanno sul fronte energetico? È certo anche questo. Ma spostare a sinistra o al centro significa poco".

Una considerazione però, guardando ai sondaggi, va fatta: se sommati tutti i voti dell’opposizione al governo, la minoranza si trasformerebbe in maggioranza. Non avremo più una coalizione sul modello Prodi?

"Il Pd nacque perché quelle alleanze disomogenee non si ripetessero per il bene del Paese. Resto convinta che sia un’esigenza ancora oggi".