Venerdì 20 Giugno 2025
SIMONE ARMINIO
Politica

Picierno e il voto: "Adesso il Pd torni riformista"

L’europarlamentare: non servono analisi "Era una resa dei conti. Agli italiani interessa il futuro".

Picierno e il voto: "Adesso il Pd torni riformista"

Roma, 10 giugno 2025 – Pina Picierno, Pd, vicepresidente del Parlamento Ue, gli italiani hanno ignorato i Referendum. "Ignorato no. Va sempre ringraziato chi vota".

Pina Picierno, 44 anni, Pd, vicepresidente del Consiglio europeo
Pina Picierno, 44 anni, Pd, vicepresidente del Consiglio europeo

Ma si aspettava un’affluenza così bassa?

"Sicuramente non ha raccolto il consenso e l’attenzione larga che i promotori si attendevano. Attese onestamente infondate. Un referendum teso a regolare i conti con il passato non poteva ambire ad interessare gli italiani che invece chiedono impegno e risposte sulle sfide del futuro.

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Lei e altri riformisti del Pd avevate scritto una lettera per distaccarvi dalla linea Schlein. Quanto crede abbia inciso?

"Abbiamo provato a riaffermare le nostre ragioni e quelle del pluralismo nel Pd. Forse raccoglierle sarebbe stato utile. È l’utilità del pluralismo dei grandi partiti popolari, che non significa lasciare libertà di parola, a quello pensa già la Costituzione. Ma credere nella forza della mediazione e del dialogo, più forte di qualunque identità".

A destra la linea unitaria era per l’astensione, meno Noi moderati per il no. A sinistra in ossequi al pluralismo, la varietà di posizioni era altissima. Ma sarete mai uniti?

"Le opposizioni non potranno che essere unite, ma ciò su cui bisognerà lavorare con molta più attenzione è l’alternativa: non basta una somma aritmetica a fare una politica. Dopo il voto di ieri questa da intuizione è passata a certezza".

Ci sarà un confronto sul voto all’interno del Pd? Tradotto: il risultato peserà sul prossimo congresso?

"Non serve l’analisi del voto. Se c’è qualcuno che pensa a vecchi riti può farlo. Ma non può pensare che risolvano. Bisogna affrontare il nodo della trazione riformista nel nostro partito e nelle alleanze. È l’unica possibilità di superare la polarizzazione estrema nella quale, anche per nostra responsabilità, siamo caduti. E che ci vede perdenti.”

Il referendum sulla cittadinanza ha ricevuto un’alta percentuale di no. Come si legge?

"Molto preoccupante, non lo nascondo. Non riguarda solo l’Italia. È una faglia dei nostri tempi, ingrossata da disinformazione e paure. Non la ricuciremo con la retorica della presunta superiorità morale. Servono atti concreti di accoglienza diffusa e impegni per la sicurezza".

In compenso c’è stata un’alta partecipazione dei votanti fuorisede, soprattutto giovani. Lo legge come un buon segno?

"È la nota positiva della giornata. Bisogna lavorare per rendere questi strumenti di partecipazione ancora più semplici. È chiaro che siamo in una lunga fase di disaffezione al voto. Per svariate ragioni. Le più grandi sono addebitabili ad un’offerta politica non adeguata ai bisogni e ai meriti della società italiana. Ma ci sono anche ragioni tecniche".

Perché crede la consultazione sia stata un regalo al governo e alla premier?

"Perché arriva nel momento di maggiore difficoltà del governo. Produzione e salari al palo, politica estera in confusione, costo della vita e costi energetici alle stelle. Serviva giusto un referendum per riprendere fiato".