Giovedì 18 Aprile 2024

Pd, c'è la nuova segreteria. Subito scatta il tutti contro tutti

Emiliano si tira fuori, i renziani vanno all'attacco e Calenda chiede il congresso subito e lancia l'hashtag #harakiriPd

Pd, è ancora tutti contro tutti. Maurizio Martina e Andrea Marcucci (Ansa)

Pd, è ancora tutti contro tutti. Maurizio Martina e Andrea Marcucci (Ansa)

Roma, 14 luglio 2018 - La nuova segreteria del Pd - con Michele Emiliano che resta fuori - non placa gli scontri interni, anzi: tra i dem è ancora una volta tutti contro tutti. I renziani vanno all'attacco parlando di "passo indietro" e il neo-iscritto Carlo Calenda infiamma gli animi lanciando l'hashtag  #harakiriPd, invocando l'azzeramento della segreteria appena nata e subito il congresso e lanciando a Paolo Gentiloni l'appello a tornare in campo. Il segretario Maurizio Martina prova a placare la rissa politica: "Bisogna lavorare per unire, per aprire e per guardare avanti - dice - Per superare le divisioni che ci hanno indebolito provando a parlarci di più e a provocarci di meno. Tutti". Ci riuscirà?

IL NO DI EMILIANO - Il governatore pugliese comunica al mattino a Martina, via social, la propria indisponibilità a entrare nella segreteria pur prendendo atto della volontà del segretario di includere Fronte Dem.

Quel che manca, viene spiegato, è la dispnibilità a un confronto sui temi cari a Fronte Dem: dal jobs act alla scuola fino alla decarbonizzazione dell'Ilva.

RENZIANI ALL'ATTACCO - Andrea Marcucci, intervenendo al Caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta, sbotta: "C'è chi nel Pd pensa di poter risolvere tutto tornando indietro. Mi sembra, con tutto il rispetto, la regola che si è usata per fare anche la nuova segreteria. È una regola che io non condivido". Mentre Matteo Renzi, inserendosi nella polemica scatenata dal balletto di cifre sul dl dignità, ribadisce il no a qualsiasi prospettiva di alleanza del Pd con i Cinque stelle, via che come noto da sempre è caldeggiata proprio da Emiliano.

CALENDA - L'attacco più duro è forse quello dell'ex ministro Calenda: "L'ultima Assemblea del Pd ha sancito la paralisi", dice senza mezzi termini. E chiama in campo l'ex premier Paolo Gentiloni: "Faccia un passo avanti, non credo che più nessuno possa tenersi in disparte. Deve scendere in campo e dire che l'ora di ricreazione è finita. E ci sia subito a settembre un congresso costituente. Il Pd è in piena narcosi". Poi propone "venti persone, da Minniti a Renzi, Pinotti, Bellanova, Finocchiaro, Delrio, Mancinelli e altri, guidate da Gentiloni, con due obiettivi. Un governo-ombra per marcare l'esecutivo grilloleghista. E un processo rifondativo sul territorio per andare oltre il Pd e creare un fronte che ho chiamato repubblicano".

MARTINA - Attaccato da più parti, Martina prova a rimettere ordine in un partito che non trova la quadra nemmeno per una manciata di ore. A bruciargli sembra essere in particolare l'Hashtag #harakiriPd: "è molto più discutibile lanciare hashtag contro il tuo stesso partito, magari dopo averne chiesto la liquidazione", scrive evidentemente rivolto a Calenda. Cui rinfaccia che "ilvero harakiri è questo".