
Lia Quartapelle, vicepresidente dem della commissione Esteri della Camera (ImagoE)
Roma, 21 giugno 2025 – Onorevole Lia Quartapelle, vicepresidente dem della commissione Esteri della Camera, qual è la sua opinione in merito alla manifestazione nazionale contro il piano di riarmo europeo e le guerre che si svolge oggi a Roma?
“Il Pd ha deciso di non partecipare coerentemente al comportamento assunto dal partito in tema di difesa europea in questa fase complessa, in cui dobbiamo stare nei processi europei non fuori. Ci troviamo a uno snodo storico in cui si può ancora fare l’Europa che abbiamo in mente, con una visione comune e condivisa dei rischi, ma anche degli strumenti per affermare i valori di pace europei nel mondo. Penso che il partito faccia bene a essere impegnato a tutti i livelli nel dibattito istituzionale e nel rapporto con la società civile per migliorare e argomentare la sua proposta europeista”.
Al netto della legittima scelta di partecipare di alcuni esponenti del partito, sembra che ci sia stata una decisione di non partecipare anche da parte di molti esponenti della maggioranza che hanno criticato il piano di riarmo...
“Ci mancherebbe altro che chi vuole non aderisca. Ma non esaspererei le differenze, che pure ci sono e ci sono sempre state all’interno del partito. Non è la prima volta che qualcuno sfila e altri no. Credo che la leadership di un partito politico si costruisca anche così: argomentando scelte difficili e prendendo posizioni chiare e nette che non sempre trovano riscontro nel sentimento maggioritario della propria base. Dopodiché io ho visto tanto Pd alla manifestazione per fermare Netanyahu del 7 giugno a Roma”.
A questo proposito: la scelta di defilarsi di tutta la classe dirigente dem, che aveva sostenuto l’estensione al Parlamento europeo sul piano di riamo, non indica una svolta del Nazareno rispetto a una piazza molto critica rispetto al piano di riarmo che rappresenta un pezzo significativo della base?
“Conosco bene la base del Pd e so che è molto europeista. Perciò non aderisce molto volentieri a piazze che abbiano un tono troppo enfaticamente anti-europeo. La questione non è se fare la difesa difesa europea, ma come farla. E penso che la gran parte della base del partito sia d’accordo su questo e sul fatto che non si può tirarsi indietro”.
A questo proposito anche il governo sembra indeciso. Lei che cosa ne pensa?
“La maggioranza è molto reticente a causa delle divisioni interne. E al momento non è affatto chiaro quali siano le azioni intraprese dal governo di Giorgia Meloni per dare un contributo italiano alla sicurezza del nostro continente”.
L’Italia ha aziende di punta come Leonardo e Fincantieri, ma anche Beretta e altri produttori di armi leggere e tecnologia: il piano di riarmo in che direzione andrebbe declinato?
“Quando parliamo di difesa pensiamo ovviamente alle armi tradizionali. E in effetti esiste una necessità immediata di contribuire al sostegno dell’autodifesa dell’Ucraina. Ma quando parliamo di investimenti dobbiamo raddoppiare il senso del ragionamento, che significa anche satelliti, prevenzione sul territorio, cyber-sicurezza, nuove tecnologie come i droni e l’intelligenza artificiale. La guerra n Ucraina ci ha dimostrato che le minacce sono cambiate e che occorrono sempre maggiori investimenti in settori ad alta tecnologica che non hanno solo sviluppi militari, ma anche civili”.