Mercoledì 24 Aprile 2024

Primarie: Pd, le polemiche rovinano la "festa"

A Bologna Isabella Conti (Italia viva) accusa il rivale Lepore di nascondere i dati, ma Letta difende le consultazioni interne

Un'immagine delle primarie del 3 marzo 2019 a Roma

Un'immagine delle primarie del 3 marzo 2019 a Roma

"Alle primarie deve scorrere il sangue", aveva spiegato qualche giorno fa il Professore, Romano Prodi, che delle primarie fu l’inventore e vincitore (in realtà fu Arturo Parisi). Almeno a Bologna, il sangue scorrerà copioso. Lo scontro tra il candidato del ‘Partitone’, l’assessore uscente Matteo Lepore, e la sindaca ‘renziana’ (colpa micidiale, a Bologna) di San Lazzaro, Isabella Conti, è stato senza esclusione di colpi. Usque effusione sanguinis, appunto. La guerra si è combattuta nei mercati e nei confronti pubblici. Ancora ieri l’ultima polemica, sul voto on-line.

Bologna, un caso italiano - di MICHELE BRAMBILLA

Il Pd nega ai rappresentanti di lista della Conti sia i dati sulle registrazioni online sia la presenza nella fase di scrutinio, denuncia Michele Cristoni. Gli elenchi delle persone registrate con lo Spid sono in mano a Vittorio Gualandi, tesoriere dem, area Lepore. Tra coloro che si sono iscritti al voto online risulterebbero registrate più persone rispetto alle 4.728 "ammesse" ai gazebo virtuali. "Chi sono gli esclusi?" si domandano dalla Conti. Si tratterebbe in realtà di un numero esiguo di non residenti a Bologna e che non possono votare. La dem Federica Mazzoni, che sta nel comitato di Lepore, replica a brutto muso: "Basta piagnistei, è arrivato il momento della responsabilità e del voto. Si rispetti il lavoro della coalizione e dei volontari che stanno organizzando le primarie. I rappresentanti della Conti chiedono di cambiare le regole in corso continuamente. Adesso basta".

Il Pd teme un altro flop

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Morale, se se le danno di santa ragione ora, come si può pensare che, poi, a seconda da chi vinca (Lepore è favorito, ma molto farà l’affluenza: con 2030 mila votanti vince Lepore, oltre i 40 mila voti scatta l’effetto Conti), l’altro accetterà di sostenerlo? Il paradosso è che sono primarie ‘a geometria variabile’: se vince Lepore si fa la coalizione ‘rosso-gialla’ con M5s e sinistra radicale, con la Conti ci sarà un’apertura forte al centro (Udc, FI, commercianti) e sia i 5Stelle che la sinistra-sinistra di certo andrebbero per conto proprio, con tanti saluti a Pd e primarie. Ma se le primarie sono una ‘guerra’ (dichiarata) a Bologna, lo sono pure dove non si fanno, come a Rimini.

Ancora a ieri sera il candidato sindaco del centrosinistra non c’era. Lo scontro interno è al fulmicotone tra accuse reciproche e appelli (vani) all’unità. Riaffiorano antiche vendette e rancori locali e conti aperti che vanno oltre il classico derby tra riformisti e sinistra dem. Il sindaco uscente, Andrea Gnassi, ha scelto il suo delfino, l’assessore Sadegholvaad, la sinistra dem ha scelto la Petitti e non vuole recedere. Nessuno, tantomeno il Nazareno, riesce a far ragionare due fazioni tra cui volano, da mesi, gli stracci. Oggi, nell’assemblea interna, "voleranno gli schiaffoni" è la fosca previsione interna, e si rischia che il Pd si presenti con due liste comunali con il risultato di far vincere il centrodestra.

Al confronto, la noia che avviluppa il confronto delle primarie romane tra il candidato del Nazareno, Roberto Gualtieri, e i ‘sette nani’ che lo sfidano, ha un che di benaugurante. Eppure, anche qui sono guai, che come a Torino non riguardano gli sfidanti o il vincitore designato, ma l’affluenza. Primo week end da zona bianca, caldo torrido e Italia-Galles. I presupposti perché i romani manco si accorgano delle primarie c’è tutto. Sotto i 20 mila è flop, sui 40 mila un dato dignitoso. Letta, ai critici, dice: "Siamo fatti così, non cambieremo". Appunto.