Venerdì 19 Aprile 2024

Pd, assemblea infuocata. 'Congelate' le dimissioni di Renzi

Passa a maggioranza la mozione di Orfini, proteste in platea. Rinviata la discussione sul segretario, le cui dimissioni sono confermate, ma "congelate". E sulla relazione di Martina si riaccende lo scontro

Maurizio Martina all'assemblea Pd (LaPresse)

Maurizio Martina all'assemblea Pd (LaPresse)

Roma, 19 maggio 2018 - Nervi tesi all'assemblea Pd. Passa la linea di Matteo Renzi e dei suoi uomini, tra proteste infuocate. Rinviata a una nuova riunione la discussione sul segretario: il parlamentino dem ha approvato a maggioranza (con 397 voti a favore, 221 contrari e 6 astenuti) la proposta del presidente Matteo Orfini di cambiare l'ordine del giorno dei lavori: non più la discussione sul segretario, ma sulla situazione politica nel Paese. Una linea voluta dai renziani (che infatti esprimono "soddisfazione") e sgradita a parti delle minoranze, da cui sono arrivati anche fischi e grida di disapprovazione ("Nooooo").  In questo modo le dimissioni di Renzi sono confermate ("irrevocabili"),  ma "congelate" dal punto di vista formale.  E, particolare, non da poco, viene rinviata l'investitura a segretario di Maurizio Martina che resterà 'reggente'. Sarà convocata una nuova assemblea (probabilmente a luglio) per decidere come procedere per rinnovare il vertice del Pd. 

LA GUERRA DELLE MOZIONI -  Due documenti circolavano stamattina. Uno renziano per chiedere di convocare il congresso subito, con 398 firme su 701 persone accreditate. Quindi l'ordine del giorno depositato questa mattina dall'area Martina, che chiedeva l'elezione in assemblea del segretario del partito e la convocazione di un'altra assemblea per convocare poi il congresso da tenersi entro l'anno. Due visioni apertamente in contrasto, cui è seguita la proposta di Orfini che ha superato la mozione dei renziani, sposandone però la linea. Fonti dei renziani riferiscono che, pur avendone i numeri, si è deciso di non forzare la propria mozione per evitare la spaccatura nel partito. Ma anche la lettura dei numeri è controversa: la proposta di Orfini è passata con il 57% dei voti, mentre la maggioranza dell'ex segretario era fino a poco tempo fa intornoa l 70%. "Fine di un'era", esultano i martiniani. 

IL BRACCIO DI FERRO - Dopo l'ok alla proposta di Orfini, ecco la relazione di Martina, al termine della quale diversi delegati, tra cui Matteo Renzi e lo stesso Orfini, abbandonano la sala. Pare che il discorso del reggente non sia stato gradito dalla linea dell'ex premier e da Renzi stesso. Ed è così che l'area di Martina chiede che la relazione sia messa ai voti. Il reggente ha invocato pieni poteri  ("se tocca a me, tocca a me"), innescando l'irritazione dei renziani che si dicono tentati dal non voto. "Far mancare i numeri o non votare è uno scenario ancora peggiore della conta", tuona dal palco Andrea Orlando. Roberto Giachetti prendendo la parola dal palco chiede l'aggiornamento dei lavori, posticipando l'assemblea tra 15 giorni.  Parola alle 'urne': la relazione viene approvata con 294 voti a favori e solo 8 astenuti. Nelle votazioni di inizio assemblea si erano espressi 624 delegati sugli 829 presenti (e i 1168 aventi diritto). I renziani, che alla fine hanno partecipato al voto, fanno notare che - con questi numeri - senza il loro supporto la relazione di Martina non sarebbe passata.

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VIDEO Boccia: "Sì alla relazione di Martina"

GENTILONI - "L'Italia ha di fronte un periodo ricco di incognite - scrive Paolo Gentiloni su Twitter -. Serve l'opposizione del Pd. Faremo presto un Congresso per rilanciare il centrosinistra di governo. Ora fiducia in Maurizio Martina".

Rivivi i momenti clou dell'assemblea Pd.

MARTINA - "Abbiamo perso male, abbiamo sbagliato noi, io penso che ci sia mancato il contatto con il bisogno. Abbiamo pensato che la crescita portasse con sé più uguaglianza, e invece no, la forbice delle disuguaglianze si allargava". Così il segretario reggente del Pd Maurizio Martina, nella sua relazione all'assemblea dem.  "Tutto questo - ha aggiunto - non smarrisce l'importanza dell'impegno di tutti noi, dei nostri governi, le tante cose buone vanno rivendicate. Grazie a Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, per aver condotto il Paese con serietà e autorevolezza. Che differenza rispetto a quello che vediamo oggi".

IL CONTRATTO - Non risparmia, Martina, un duro affondo nei confronti di M5S e Lega. "Il contratto di governo è un mix tra un libro dei sogni e un libro degli orrori - dice -. Non state portando l'Italia nel futuro ma nel passato e noi non ve lo consentiremo. Altro che cambiamento, è la restaurazione, è il contratto della paura, farà stare peggio chi sta male e meglio chi sta bene. È un contratto di destra, altro che post ideologico".