Totoministri, corsa a 4 per l’Interno. Un tecnico al Tesoro, Bellanova al Mise

Leu chiede un posto per Rossella Muroni o Vasco Errani e ricorda: "Senza di noi al Senato non si passa"

Teresa Bellanova (Ansa)

Teresa Bellanova (Ansa)

Roma, 1 settembre 2019 - Anche in una giornata difficile e sincopata per le sorti del governo, impazza il totoministri. Con una ‘grana’ in più. Leu, per bocca di Loredana De Petris, fa sapere che "non siamo mai stati coinvolti e iniziamo a essere seccati". Grana non da poco: il gruppo autonomo di Leu alla Camera (14 deputati) non è decisivo per la fiducia al governo, ma quello al Senato sì, perché i 4 di Leu stanno nel Misto (15 senatori) e il gruppo lo guida, con pugno di ferro, proprio la De Petris.    Sia lei che il capogruppo alla Camera, Fornaro, hanno fatto presente a Conte che "senza di noi, al Senato, non si passa". Insomma, Leu si aspetta un ministero: l’Ambiente per Rossella Muroni o gli Affari regionali per Vasco Errani. Una richiesta che, difficilmente, Conte potrà rifiutare. Il premier in pectore avrà peso su molte scelte, ad esempio sul sottosegretario alla presidenza del Consiglio: in pole c’è Vincenzo Spadafora (M5S), che potrebbe essere affiancato dalla zingarettiana vicesegretaria del Pd, Paola De Micheli.  Ma – di concerto col Colle – Conte vuole avere l’ultima parola anche su ministeri-chiave come Interni, Esteri, Difesa, Giustizia e, soprattutto, Economia. Per il ruolo di vicepremier – se ci saranno – la gara è circoscritta, nel Pd, a Dario Franceschini e Andrea Orlando, più l’incognita che pesa su tutta la trattativa, Luigi Di Maio: lui vorrebbe rimanere nel suo ruolo attuale, il Pd non sente ragioni. Il capo politico del M5S potrebbe tenere il dicastero del Lavoro o spostarsi alla Difesa, dove anche Elisabetta Trenta spera di essere confermata.    Sembrano sicuri ai loro posti Alfonso Bonafede (Giustizia), Riccardo Fraccaro (Rapporti col Parlamento), mentre balla Sergio Costa (Ambiente). Poi ci sono due nodi molto importanti da sciogliere: Interni ed Economia. Per il Viminale il prefetto Mario Morcone viene considerato troppo critico sul decreto Sicurezza: si sarebbe aperta una sfida a quattro tra Marco Minniti, Franco Gabrielli, attuale capo della Polizia, Alessandro Pansa (ex) e Luciana Lamorgese, già prefetto di Milano.    Per il post-Tria la partita è apertissima: impazzano i nomi del vicedirettore generale di Bankitalia, Daniele Franco, di Roberto Gualtieri, presidente della Commissione per i problemi economici e monetari dell’Europarlamento e di Dario Scannapieco, numero due della Bei. Carta (semi)coperta quella di Carlo Cottarelli. Per gli Esteri, Paolo Gentiloni sembra in pole su Enzo Amendola, per il Mit c’è Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato. Al Mise il nome giusto ha il volto di Teresa Bellanova, già viceministro di Calenda. L’Agricoltura andrebbe a Maurizio Martina – e sarebbe un bis - mentre Marina Sereni potrebbe guidare la Salute, al posto di Giulia Grillo. All’Istruzione, fuori Marco Bussetti, tra i favoriti c’è il Nicola Morra (M5S), presidente dell’Antimafia al Senato.