Nuovo governo, Mattarella e la lezione di buonsenso

L'invito del presidente a tutte le forze in campo: per stringere un compromesso tutti devono rinunciare a qualcosa Elezioni 2018, appello di Mattarella: "Ora serve responsabilità"

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (LaPresse)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (LaPresse)

Roma, 8 marzo 2018 - Le parole del Presidente della Repubblica arrivano nel giorno meno atteso, durante le celebrazioni per l’8 marzo, e in apparenza possono apparire anche scontate. Ma, visto il momento, scontate non sono per niente sia nei toni sia nei contenuti. Il richiamo al «senso di responsabilità» e l’invito a lasciare da parte «interessi particolari» sembrano alludere a un percorso che si presenta non breve e non indolore per nessuno. In questa fase della crisi il Colle si limita a osservare le mosse dei partiti ma invia lo stesso segnali di fumo. Questo è il primo della serie. L’invito si rivolge a tutti, perché in qualche modo tutti paiono essere sullo stesso piano. Dalle elezioni 2018 non è sortito un vincitore netto, nessuno è in grado di fare da sé e nessuno potrà tagliare l’asticcella dei 315 o 161 voti necessari solo facendo campagna acquisti tra gli eventuali responsabili. Serve un accordo politico tra una o più forze e si sa, questo è il senso che sta dietro alle considerazioni del Capo dello Stato, che gli accordi politici hanno un costo politico. Non sono facili né gratuiti.

E’ da qui il «senso di responsabilità» evocato al Quirinale. Finché si era in campagna elettorale tutti potevano dire «sottoporrò il mio programma agli altri e chi vorrà lo sosterrà», ma adesso che le urne si sono chiuse, che tutti sono lontani dall’autosufficienza parlamentare, è evidente che un discorso di questo tipo non ha più un senso: nessuno è disposto a fare la stampella a qualcun altro in modo disinteressato (politicamente, si intende). Per venire a patti occorre abbassare le proprie ambizioni, pare affermare il Presidente della Repubblica, altrimenti i patti non si fanno.

In concreto vuol dire che ben difficilmente M5S o Centrodestra otterranno un aiuto dal Pd o da un’altra delle forze presenti in parlamento se si intestardissero a volere Salvini o Di Maio premier, come avessero vinto le elezioni. Un compromesso si fa sul programma ma se dovesse servire anche sugli uomini. Questo è il sottotesto contenuto nelle frasi del presidente. E più che un messaggio intriso di dottrina costituzionale o di ragionamenti politici, pare una lezione di puro buonsenso fondato sull’esperienza di tante altre crisi apparentamente insolubili poi risoltesi sempre con un accordo.