Migranti, Salvini: "Barcone con 450 a bordo, non deve arrivare in Italia"

Toninelli: Malta faccia il suo dovere. Il caso della nave Diciotti: il ministro dell'Interno nega lo scontro con Mattarella, Di Maio sta con il Colle Il Colle chiama Conte, Salvini s'infuria - di E. M. COLOMBO

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini (Ansa)

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini (Ansa)

Roma, 13 luglio 2018 - "Come promesso, io non mollo. Un barcone con 450 clandestini a bordo è da questa mattina in acque di competenza di Malta, che si è fatta carico di intervenire. A distanza di ore però nessuno si è mosso, e il barcone ha ripreso a navigare in direzione Italia. Sappiano Malta, gli scafisti e i buonisti di tutta Italia e di tutto il mondo che questo barcone in un porto italiano non può e non deve arrivare. Abbiamo già dato, ci siamo capiti?". Il nodo migranti è tutt'altro che sciolto e il post di Salvini su Facebook è più infuocato che mai.

Secondo quanto sottolinea la Farnesina in una nota inviata all'ambasciata della Repubblica di Malta a Roma, la responsabilità del soccorso al barcone, individuato in acque Sar maltesi, spetta a Malta e lo sbarco dovrà avvenire in territorio maltese. E Toninelli lo ribadisce: "Da alcune ore c'è un'imbarcazione con 450 persone a bordo che naviga nel Sar maltese. Per la legge del mare è Malta che deve inviare proprie navi e aprire il porto. La nostra guardia costiera potrà agire, se serve, in supporto, ma Malta faccia subito il suo dovere", scrive il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti su Twitter.

Ma il barcone, partito dalla Libia e segnalato in precedenza in acque Sar (ricerca e soccorso) maltesi, a quanto si apprende, ha poi corretto la rotta verso Lampedusa entrando in acque Sar italiane.

SUPERATA LAMPEDUSA - Il barcone con circa 450 migranti a bordo, entrato in acque Sar italiane, si sta allontanando dalle isole di Linosa e di Lampedusa. Lo riferiscono pescatori delle Pelagie che seguono la situazione con attenzione. L'imbarcazione, che sta seguendo una rotta non 'lineare', in questo momento sembra puntare la costa Sud della Sicilia. Se questa fosse la sua meta impiegherebbe, stimano i pescatori, più di un giorno per arrivare. 

IL CASO DELLA NAVE DICIOTTI - Un altro caso sta montando dunque dopo quello già intricatissimo della nave Diciotti che, all'indomani dello sbarco, notturno, dei 67 migranti nel porto di Trapani, domina ancora il dibattito politico. Salvini nega lo scontro con Mattarella e si dice "disponibile" a fornire "informazioni" al presidente della Repubblica se necessario. Di Maio fa sponda con il Colle chiedendo "rispetto" delle decisioni del capo dello Stato. Il Pd e Leu chiedono le immediate "dimissioni" del ministro dell'Interno, il quale finisce nel mirino anche dell'Associazione nazionale magistrati che lamenta gli interventi a gamba tesa del leghista sul lavoro dei pm.

La situazione ingarbugliata che si era verificata ha spinto ieri il capo dello Stato a fare una telefonata, che nelle intenzioni del Quirinale voleva rimanere riservata, al presidente del Consiglio. Mattarella è stato mosso in parte dalla vicenda umanitaria, ma soprattutto, per il suo ruolo costituzionale. 

Insomma, il capo dello Stato ha voluto vederci chiaro e ha così telefonato al premier che lo ha ragguagliato sui passi che erano stati compiuti e su quelli che voleva compiere. Al Colle, dunque, si minimizza la portata di quanto successo ieri e le polemiche peraltro già derubricate dai diretti interessati. In un momento delicato, anche di sconcerto nell'opinione pubblica per una nave che vagava senza approdo, l'intento del presidente della Repubblica è stato quello di informarsi per sapere come si sarebbe proceduto nel rispetto delle regole e delle competenze. 

image

Migranti: nave Diciotti a Trapani, 'attenzione' Mattarella

Il Colle chiama Conte, Salvini s'infuria - di E. M. COLOMBO

image

PRIMI INTERROGATORI - Intanto stamattina sono iniziati gli interrogatori dei 67 migranti sbarcati ieri sera a Trapani. Tra loro anche il sudanese Ibrahim Bushara e il ganese Hamid Ibrahim, i due indagati per violenza privata continuata e aggravata in danno del comandante e dell'equipaggio del rimorchiatore Vos Thalassa.

La procura di Trapani vuole fare chiarezza sull'esatta dinamica di quanto è accaduto sulla Vos Thalassa dopo il soccorso dei migranti. L'equipaggio avrebbe detto di essersi sentito minacciato gravemente quando i migranti hanno scoperto che la nave li stava riportando indietro. Secondo il racconto del comandante, gridavano "no Libia, Libia, sì Italia". E avrebbero circondato l'equipaggio, spintonando il primo ufficiale. Così sono scattati i contatti con la sala operativa della capitaneria di porto di Roma, che ha inviato sul posto la Diciotti che ha effettuato il trasbordo.

Diversa la versione dei migranti: "Non abbiamo aggredito nessuno, ci sono stati 5-10 minuti di grande confusione e paura, ma non volevamo fare del male ad alcuno. Eravamo terrorizzati non volevano tornare in Libia: eravamo pronti a tuffarci in mare e a rischiare la vita piuttosto che ritornare a terra" raccontano alcuni dei 67.