Martedì 23 Aprile 2024

Meloni: “Donne non libere se costrette a scegliere tra figli e lavoro”. Il Papa: “Natalità e accoglienza non vanno contrapposte”

Terza edizione degli Stati generali. La premier attacca sull’utero in affitto, il pontefice invoca "politiche lungimiranti'' per aiutare le famiglie

Roma, 12 maggio 2023 – Famiglia, speranza, futuro. Questi i temi toccati dalla premier Giorgia Meloni e da Papa Francesco, interventi alla terza edizione degli Stati generali della natalità all'Auditorium della Conciliazione di Roma. E se la premier promette che il governo farà “fino in fondo” la sua parte per “vincere l'inverno demografico”, il pontefice invita a non contrapporre natalità e accoglienza invocando "politiche lungimiranti'' per aiutare le famiglie.

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Papa Francesco e Giorgia Meloni sul palco Stati generali della natalità (Ansa)
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L’intervento della premier

“Viviamo in un'epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile sembra un atto rivoluzionario”, ha detto la presidente del Consiglio iniziando il suo intervento, sottolineando che “fin dal primo giorno il governo ha messo figli e genitori in cima all'agenda politica”. L'esecutivo – ha aggiunto – “ha fatto della natalità e della famiglia la priorità assoluta della nostra azione, perché vogliamo che l'Italia torni ad avere un futuro, a sperare e credere in un futuro migliore rispetto questo presente incerto”.

“Abbiamo intitolato alla natalità un ministero, lo abbiamo collegato a famiglia e pari opportunità, non è una scelta di forma ma di sostanza – ha insistito Meloni –. È la sintesi del programma di un governo che vuole affrontare le grandi crisi, fra cui è innegabile quella demografica. Perché i figli sono la prima pietra della costruzione di qualsiasi futuro”. Nei suoi quindici minuti di intervento la presidente del Consiglio ha sottolineato che le donne “non avranno libertà”, “se non avranno la possibilità di realizzare il desiderio di maternità senza rinunciare a quello professionale non è che non avranno pari opportunità”.

Meloni non ha quindi risparmiato un attacco all’utero in affitto. "Vogliamo una nazione in cui non sia un tabù dire che gli uteri non si affittano, che la maternità non è in vendita, che i figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere sullo scaffale come al supermercato e poi magari restituire se il prodotto non è come ti aspettavi", ha detto la premier rimarcando la volontà di poter dire “che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna”. “Vogliamo vivere una nazione nella quale essere padri non sia fuori moda, ma un valore socialmente riconosciuto tutto, in cui riscoprano la bellezza di essere genitori che è una cosa bellissima che non ti toglie niente e che ti dà tantissimo”, ha insistito.

 La premier ha ricordato la metafora del chicco usata proprio dal Papa per spiegare la crisi. “Non c'è crisi se non c'è rinascita, la crisi è il motore dell'azione, della scelta, della responsabilità e se lo è per ciascuno di noi, lo è a maggior ragione per chi” ha impegni di governo – ha detto –. “Liberare le migliori energie della società è la nostra scelta”. 

Le parole di Papa Francesco

"Viviamo un clima sociale in cui metter su famiglia si sta trasformando in uno sforzo titanico, anziché essere un valore condiviso che tutti riconoscono e sostengono", ha detto, dal canto suo, Papa Francesco nel suo discorso. "Sentirsi soli e costretti a contare esclusivamente sulle proprie forze è pericoloso: vuol dire erodere lentamente il vivere comune e rassegnarsi a esistenze solitarie, in cui ciascuno deve fare da sé – ha proseguito il Pontefice –. Con la conseguenza che solo i più ricchi possono permettersi, grazie alle loro risorse, maggiore libertà nello scegliere che forma dare alle proprie vite. E questo è ingiusto, oltre che umiliante".

Bergoglio ha portato l’attenzione sulle “giovani generazioni sperimentano più di tutti una sensazione di precarietà, per cui il domani sembra una montagna impossibile da scalare”, rimarcando la loro difficoltà a trovare un lavoro stabile e il problema del caro-affitti. “Sono problemi che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi”.

Il Papa ha quindi raccontato due aneddoti, "due fotografie" le ha chiamate, di episodi accaduti "qui in piazza" San Pietro. “Due settimane fa il mio segretario” era “nella piazza e veniva una mamma con il carrello col bambino. Lui, un prete tenero, si avvicinava per vedere il bambino. Era un cagnolino. Quindici giorni fa, all'udienza del mercoledì, io andavo a salutare, arrivai ad una signora, cinquantenne come me – ha scherzato Francesco –. Saluto la signora e lei apre una borsa. E dice: 'me lo benedice il mio bambino’, un cagnolino. Lì non ho avuto pazienza e ho sgridato la signora: 'signora tanti bambini hanno fame e lei col cagnolino'”. “Fratelli e sorelle queste sono scene del presente ma se le cose vanno così sarà l'abitudine del futuro, stiamo attenti”, ha chiesto il Pontefice.

Ma Bergoglio ha anche sottolineato che natalità e accoglienza “non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c'è nella società". “Una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, di accogliere, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno”, ha aggiunto il Papa. Francesco ha chiesto dunque di sostenere la felicità, specialmente quella dei giovani, perché “quando siamo tristi ci difendiamo, ci chiudiamo e percepiamo tutto come una minaccia”.

Oggi c'è "una cultura poco amica, se non nemica, della famiglia, centrata com'è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia", ha concluso il Papa ribadendo anche che viviamo in una crisi dalla quale possiamo uscire solo se c'è solidarietà. "La signora primo ministro – ha detto il Papa riferendosi all'intervento di Giorgia Meloni – ha parlato della crisi, parola chiave. Ma ricordiamo due cose della crisi: dalla crisi non si esce da soli. O usciamo tutti o non usciamo. E dalla crisi non si esce uguali: o usciremo migliori o peggio. Ricordare questo".