Giovedì 18 Aprile 2024

Guerra ai giornalisti, l'ossessione dei 5 Stelle

Dai blog ai comizi: fin dagli esordi il Movimento li considera i suoi nemici principali

Luigi Di Maio, 33 anni (Ansa)

Luigi Di Maio, 33 anni (Ansa)

Roma, 10 luglio 2019 - È un rancore antico, quasi un elemento fondativo del Movimento 5 Stelle: l’odio e l’insulto verso i giornalisti. Unrefrain , agitato prima da Grillo, ma proprio di ogni ramificazione stellata, che punta a delegittimare un mestiere e soprattutto il suo ruolo di garanzia, denuncia e analisi. Per far capire il peso di questo odio nella narrazione grillina, basta ricordare la frase choc con la quale proprio lui, il Garante stellato Beppe Grillo, accompagnò l’ultimo saluto all’amico Gianroberto Casaleggio: "Lui aveva querelato tutti i giornali che avevano scritto di lui ed è morto per colpa di quegli articoli" (27/04/2016).

Giornalisti nemici principali, dunque, odiati e sbeffeggiati in ogni occasione utile (alcune frasi ricorrenti: "Basta avere due amici al bar alla buvette di Montecitorio e diventi direttore di giornale", "servetti del potere", "burattini"), senza mai perdere occasione, come accaduto solo pochi giorni fa, di considerarli colpevoli di ogni nefandezza, addirittura "responsabili – sono sempre parole di Grillo – del degrado mentale e di pensiero di questo Paese" (2 luglio 2019). Un odio feroce.

Che Grillo ha declinato, per il suo blog, con la rubrica "il giornalista del giorno", una gogna quotidiana per cronisti critici con il Movimento, culminata con una lunga lista di proscrizione – vergata da Luigi Di Maio – di cronisti sgraditi ai 5 Stelle per aver raccontato le vicende processuali della sindaca di Roma, Virginia Raggi. Per loro l’allora vice presidente della Camera chiese la radiazione dall’Albo. Ma è Grillo il più spinto. "Vi mangerei per il solo gusto di vomitarvi" (19 settembre 2017) è tra le frasi più famose, ma come non ricordare anche quel "siete mediocri, responsabili dell’ignoranza", di poche settimane fa (10 giugno 2019) o l’attacco "giornalisti siete infami e boia della libertà di pensiero" (1 ottobre 2016), culminato con l’offesa "mafiosi, buffoni, corrotti, siete dei falsari" (19 settembre 2017) di solo un anno più tardi. E ancora "sciacalli, pennivendoli, saccentoni frou frou con la dissenteria mentale" (10 novembre 2018), oppure il classico "non parlo con voi, siete dei malvagi" (15 dicembre 2018), rincarato con l’accusa di essere "i principi del pettegolezzo, ma un minimo di vergogna la percepite per il lavoro che fate? Sì o no? È il fatto che fate il vostro lavoro da 10 euro al pezzo che giustifica tutto questo? I vostri giornali chiudono, i finanziamenti ai giornali tra un po’ non ci saranno più, brutti manipolatori, leccalini di merda" (16 aprile 2013).

Grillo odia i giornalisti, ma anche Di Maio e Di Battista non scherzano. Il 10 novembre 2018, al momento dell’assoluzione della Raggi dall’accusa di falso in atto pubblico, i due ex amici accusarono i cronisti di essere "infimi sciacalli", "puttane", "pennivendoli", "giornalisti di inchiesta diventati cani da riporto di mafia capitale", "media corrotti intellettualmente e moralmente" per terminare con una massima che i grillini di ogni rango custodiscono ripetono sempre come un mantra, citando Mark Twain, per non dimenticare mai chi è il loro nemico da combattere: "Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso... E pubblica il falso".