Il ministro Valditara: "La mia scuola è aperta. No a violenza e prevaricazione"

Il capo del dicastero dell'Istruzione: "Io fascista? L’unico provvedimento preso finora è contro un docente negazionista. La lettera della preside del Leonardo Da Vinci? Non ne condividevo i toni estremi"

Giuseppe Valditara, 62 anni, giurista e ministro dell’Istruzione

Giuseppe Valditara, 62 anni, giurista e ministro dell’Istruzione

Roma, 4 marzo 2023 - Ricorda suo padre partigiano delle Brigate Garibaldi: "A casa ho ancora il suo fazzoletto rosso". Racconta che da Ministro dell’Istruzione ha dato impulso per un solo procedimento disciplinare: nei confronti di un docente negazionista della Shoah, che "è stato sospeso". Giuseppe Valditara, alla vigilia della manifestazione di Firenze, è netto: "Nella scuola che vogliamo non c’è spazio per la violenza". Ma è ugualmente determinato a mettere in chiaro che "non ho bisogno di dare prove del mio antifascismo, lo dimostrano i miei libri, i miei atti, la mia vita".

Quale è il suo messaggio per la manifestazione di Firenze? "Ben venga qualunque manifestazione che dia voce alle idee e alimenti un dibattito democratico. Per parte mia raccolgo e rilancio l’invito del sindaco Nardella per un confronto con lui sui temi dell’antifascismo, dell’antisemitismo, di tutti i razzismi, della democrazia e della libertà di opinione: organizziamolo presto. Un confronto che deve essere franco, onesto e sereno".

Si è polemizzato sulla sua mancata condanna della violenza al Liceo Michelangelo. "La condanna della violenza è per me talmente ovvia da non essere oggetto di discussione. Nella scuola che vogliamo non c’è nessuno spazio per la violenza. L’ho detto da quando mi sono insediato: faremo ogni sforzo affinché diventi regola rispettata e condivisa. Nessuna indulgenza quindi per la violenza fisica né per ogni altra forma di prevaricazione, quale che sia la sua declinazione. È una regola che deve valere per chiunque".

Perché non ha condiviso la lettera della preside fiorentina? "Non ho apprezzato l’invito della preside a “isolare”, “combattere culturalmente”, “chiamare con il suo nome”, e dunque qualificare come fascista, chi dà valore ai confini e alla identità di un popolo, parlando al riguardo di “disgustoso rigurgito”. Un conto è fare queste affermazioni in una assemblea di un partito politico, un altro con la carta intestata di una scuola in una veste istituzionale. Invito tutti a riflettere. Questo non c’entra nulla con la libertà di opinione. Questo ha che fare con le fondamenta stesse della democrazia. Mi dispiace che alcuni non lo abbiano capito".

Mai ipotizzato il procedimento disciplinare di cui si è parlato? "Certo. Mai. E infatti ho detto da subito che tutto ciò non costituisce motivo per provvedimenti disciplinari: su questo punto è stata montata contro di me una campagna di aggressione e di deformazione della realtà oggettivamente inaccettabile. Dirò di più: è completamente estraneo alla mia mentalità sanzionare per manifestazioni di pensiero. L’unica indagine disciplinare che ho chiesto si avviasse da quando sono Ministro è stata nei confronti di un docente accusato di aver fatto affermazioni che negavano l’Olocausto. Aggiunsi al riguardo che non è compatibile con il pubblico impiego chi neghi la Shoah. Rimettiamo al centro il dialogo e l’ascolto pluralista. Si approfitti di questa occasione per sollevare un dibattito serio nel Paese".

Come è finita quell’indagine disciplinare contro il docente accusato di negazionismo? "Il docente è stato sospeso".

Dunque, nessuna concessione all’estremismo neofascista. "Non ho bisogno di dare prove del mio antifascismo, lo dimostrano i miei libri, i miei atti, la mia vita. Abbiamo stanziato d’intesa con la maggioranza parlamentare 6 milioni di euro per far conoscere a sempre più ragazzi italiani la tragedia dell’Olocausto. Ma dico di più: dovremo fare uno sforzo educativo per trasmettere ai nostri ragazzi sempre meglio i valori del dialogo e della democrazia, aiutandoli così a riconoscere anche le forme più moderne (e quindi più subdole) di autocrazia. Aggiungo: l’antifascismo è una cosa seria, ne abbiano tutti rispetto, non lo si strumentalizzi".

Eppure, la sinistra si erge a custode anche della Carta. "I valori democratici della Repubblica non possono essere considerati ad esclusivo appannaggio della sinistra. Nella Repubblica italiana non c’è qualcuno che è più “giusto” degli altri. La Repubblica è la casa di tutti quelli che si riconoscono appieno nelle istituzioni democratiche. All’Italia e alla sua comunità politica serve piuttosto un Patto Repubblicano fondato sui valori scolpiti nei primi 12 articoli della nostra Costituzione. Non ci devono essere nemici, ma avversari da rispettare".

Nel mirino è finito anche il concetto di merito: ma che cosa è per lei la scuola del Merito? "Per spiegarlo credo che un esempio molto bello derivi da una scuola che ho visitato in Brianza un po’ di settimane fa. Per essere ammessi è necessario essere stati bocciati almeno due volte. I ragazzi che escono da quella scuola trovano per oltre il 90 per cento subito lavoro: giovani con talvolta anche precedenti penali, oggi sono ragazzi responsabili, totalmente recuperati. Ragazzi che hanno avuto una chance per farcela nella vita. La mia visione di scuola, dunque, è valorizzare i talenti di tutti. Una scuola che punti, come modello educativo, sulla personalizzazione della formazione".

Come? "Da qui viene l’idea del docente tutor che sarà fondamentale, perché è il docente che dovrà coordinare la personalizzazione dell’istruzione. Da qui anche la centralità dell’orientamento per dare alle famiglie e ai giovani la possibilità di una scelta consapevole, coerente con le loro predisposizioni".

Con quale ruolo (nuovo) per i docenti? "Penso a una scuola in cui si torni a valorizzare l’autorevolezza dei docenti, in cui vi sia la cultura del rispetto, verso i docenti, verso i ragazzi. Una scuola in cui si affermino due principi: quello della sicurezza (da qui 5 miliardi e 100 milioni di euro per riqualificare le scuole italiane per rendere anche più belli i posti di lavoro e di studio) e quello della serenità, una scuola in cui famiglie, docenti, studenti non si sentano come parti separate, e qualche volta contrapposte, ma come parti unite di un tutto che deve cooperare nell’interesse dei ragazzi".