Bomba migranti, Giorgia Meloni in missione per salvare la Tunisia: "Se il Paese fallisce, 900mila profughi"

La premier punta a sbloccare una tranche di finanziamenti in cambio di aperture sulle riforme. Ma il presidente nordafricano Saied non vuole cedere ai diktat del Fondo monetario internazionale

Roma, 7 giugno 2023 – A Palazzo Chigi e alla Farnesina non danno affatto la partita persa, ma certo la strada è in salita. Si capisce, al di là di ogni ragionevole dubbio, quando il presidente Kais Saied ribadisce a Giorgia Meloni, volata a Tunisi in mattinata, "il rifiuto di ogni diktat: chi fornisce ricette già pronte è come un medico che scrive una ricetta prima di diagnosticare una malattia, che non riguarderà solo la pace civile in Tunisia, ma l’intera regione".

Giorgia Meloni in Tunisia
Giorgia Meloni in Tunisia

Al ministero degli Esteri fanno buon viso a cattiva sorte, e Antonio Tajani spiega: "La prossima settimana vedrò a Washington il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e la direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva. Devono capire che bisogna avviare una trattativa per accompagnare i finanziamenti a riforme che siano ’equilibrate’". Per l’Italia – ma pure per la Francia – la Tunisia è una bomba a orologeria. Il conto alla rovescia per l’arrivo di un’ondata di profughi, "forse 900mila", ripete Giorgia, è iniziato. Ai quali vanno aggiunti quelli che vengono dal resto dell’Africa. Cruciale, dunque, pure l’incontro odierno a Roma con il primo ministro ad interim del governo di unità nazionale della Libia, Abdul Hamid Dbeibeh.

Trovare una via d’uscita: ecco il senso della missione lampo di Giorgia in Tunisia. "Faremo ogni sforzo per trovare un accordo". L’Italia vuole mediare tra il Fondo monetario che, per salvare il Paese dal default con 1.9 miliardi di dollari, chiede un piano di riforme lacrime e sangue (via i sussidi statali su benzina e farina, tagli ai dipendenti pubblici) e la Tunisia, che invece vuole avere prima i finanziamenti per poi varare le riforme. Il governo italiano ha già fatto partire la procedura per i suoi 110 milioni di aiuti e punta a un compromesso: sbloccare almeno parte dei sostegni di Fmi e Ue a fronte di aperture da Tunisi. "Non si possono chiedere le riforme, che loro vogliono anche fare, pretendendo di togliere ad esempio i sussidi al pane", dice ancora Tajani. Meloni conta che uno spiraglio si possa aprire: "Ci saranno sviluppi", assicurano a Palazzo Chigi. Non stupisce l’insistenza della premier sulla necessità di un "approccio pragmatico" nella non-conferenza stampa (essendo banditi i giornalisti) che fa dopo il colloquio di quasi due ore con il presidente Saied (e l’incontro con la premier Najla Bouden Ramadan). "Sono felice di parlare con lei dei nostri problemi: è una donna che dice a voce alta ciò che altri pensano in silenzio", l’accoglienza del leader tunisino. Che, oltre a rispondere picche alle richieste del Fmi, solleva la questione della cancellazione dei debiti che gravano sul suo Stato e "della conversione in progetti di sviluppo".

Giorgia ribadisce che sta lavorando per convincere Bruxelles ad accelerare gli aiuti, pronta a tornare in Tunisia con la presidente Ursula von der Leyen. Ogni ragionamento – continua – coinvolge le prospettive del Piano Mattei e il controllo dei flussi migratori. "Abbiamo fatto un ottimo lavoro con Tunisi, gli sbarchi sono sensibilmente diminuiti a maggio rispetto a marzo e aprile". Spronata da Saied, prospetta una conferenza internazionale a Roma su immigrazione e sviluppo, ammettendo che il futuro prossimo la preoccupa. L’estate si avvicina e lo spettro di barconi carichi di immigrati si fa sempre più concreto.

È uno spettro che perseguita i sonni anche di Macron. In fondo, se gli ultimi incidenti diplomatici si sono risolti così facilmente è proprio perché in questo momento l’interesse comune ha la meglio su tutto. Con le escargot , sarà uno dei piatti forti che consumeranno oggi insieme all’Eliseo il presidente francese, Emmanuel Macron, e Sergio Mattarella. "I nostri rapporti sono solidi e secolari", rammenta il nostro capo dello Stato. Ma l’argomento terrà banco nei prossimi giorni anche in altri consessi: domani c’è la riunione dei ministri degli Affari interni europei, preparatoria dell’appuntamento chiave sull’immigrazione che è il Consiglio europeo di fine giugno, ma è probabile che la premier di Tunisia e migranti ne parlerà nelle stesse ore pure con Olaf Scholz a Roma, essendo i movimenti secondari un problema fondamentale anche per la Germania; tuttavia con il Cancelliere tedesco l’agenda degli argomenti sarà più fitta.