Lunedì 15 Aprile 2024

Migranti, la 'prudenza' del Papa

Riemerge con forza il concetto dell'integrazione

Papa Francesco (Ansa)

epa06828121 Pope Francis reacts before the Holy Mass, at the Palexpo hall, in Geneva, Switzerland, 21 June 2018. Pope Francis visits the World Council of Churches as centerpiece of the ecumenical commemoration of the WCC's 70th anniversary. EPA/JEAN-CHRISTOPHE BOTT

Roma, 22 giugno 2018 - I migranti vanno accolti, ma "con prudenza". Non pare proprio papa Francesco a parlare, per lo meno il papa Francesco che sul tema siamo abituati a sentire. Il Papa figlio di migranti in una nazione di emigrati, il papa di Lampedusa, il papa del braccialetto giallo dei migranti indossato nell’hub di Bologna, il papa che ha sempre combattuto i muri, il papa delle sacrestie aperte a chi ne ha bisogno. Eppure sono proprio quelle le parole che il Pontefice ha rivolto ai giornalisti nel volo di ritorno dalla visita pastorale in Svizzera, parole accolte con attenzione me nello stesso tempo con un po’ di stupore dai presenti.

Parlare di "prudenza" e di conseguenza di un "numero programmato" di persone da accogliere non è parso in linea con il magistero bergogliano. A ben vedere già di ritorno dalla visita in Colombia, nel settembre del 2017, il papa sudamericano usò più o meno le stesse parole di due giorni fa. Pure in quella occasione disse che pur non dovendo venir meno ai doveri dell’accoglienza, occorreva considerare quanti migranti uno stato può davvero prendersi in carico. Anche perché è tanto importante aprire le porte quanto "integrare". Ecco, questo concetto dell’integrazione è riemerso adesso con forza, e se il papa dovesse tornarci ancora nei giorni prossimi potremmo parlare non certo di una 'svolta' o tantomeno di una 'rivoluzione' ma certamente di una piccola 'evoluzione' figlia probabilmente di una spinta demografica che si fa sempre più pressante e delle corrispettive difficoltà delle società più evolute a farsi carico del problema. Integrare è infatti importante quanto accogliere, perché è initile far venire se non riesci a dare una lavoro, garantire i diritti minimi, la salute, la sicurezza. Un discorso di buon senso, che però nel bel mezzo delle polemiche sul destino delle navi ong cariche di disperati, e alla vigilia del vertice per il rinnovo del trattato di Dublino assumono certo un significato non scontato.