Migranti, trovato a Malta accordo su 5 punti: sì a redistribuzione automatica

Ora dovrà essere sottoposto agli altri paesi Ue. Il ministro dell'Interno Lamorgese: "Primo passo concreto per un approccio di vera azione comune europea". Il premier Conte: "Non accetteremo alcun meccanismo che possa risultare incentivante per nuovi arrivi"

Migranti, il meeting a Malta (foto Ansa)

Migranti, il meeting a Malta (foto Ansa)

La Valletta, 23 settmebre 2019 - Sono cinque i punti chiave dell'accordo sui migranti che è stato sottoscritto dai ministri dell'Interno di Italia, Francia, Germania e Malta, con il supporto del commissario Ue agli Affari interni e del ministro dell'Interno della Finlandia, Paese che ha la presidenza di turno della Ue. L'accordo prevede un meccanismo di redistribuzione in tempi rapidissimi dei migranti che sbarcano (al massimo 4 settimane) sia che si tratti di Italia che di un altro Paese. Una volta ridistribuiti, i migranti in questione non saranno più a carico del Paese dove sono arrivati inizialmente ma interamente a carico del Paese di seconda accoglienza, e questo vale anche per le operazioni di rimpatrio del non avente diritto, cioè i paesi europei si faranno carico anche dei meccanismi di ritorno dei migranti economici che piombano nel continente via mare, attratti dal miraggio del benessere, bypassando i meccanismi ordinari di ingresso che già esistono. Al terzo punto dell'accordo di Malta si inserisce il meccanismo di rotazione dei porti di sbarco, questo però avverrà esclusivamente su base volontaria. Al quarto punto dello schema si sottolinea che quello raggiunto a Malta rappresenta un progetto pilota da monitorare in sede di applicazione. Quinto e ultimo punto riguarda l'applicazione condivisa del protocollo in Europa, cioè l'obiettivo è l'estensione dell'intesa, attualmente circoscritta, al maggior numero possibile di Paesi comunitari.

IL VIMINALE: PASSI CONCRETI - Quello che è avvenuto oggi a Malta, assicura il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, è "un primo passo concreto per un approccio di vera azione comune europea. Da oggi Italia e Malta non sono più sole".  Si sta superando il concetto di Paese di primo approdo: gli Stati hanno auspicato di "procedere quanto prima a rivedere le norme sul diritto d'asilo. Mi fa piacere dire che finalmente arrivare in Italia vuol dire arrivare in Europa", ha concluso la titolare del Viminale.

CONTE: SVOLTA SIGNIFICATIVA - Sui migranti, sottolinea il premier Giuseppe Conte, da New York, "non accetteremo alcun meccanismo che possa risultare incentivante per nuovi arrivi, la nostra politica è molto rigorosa e non arretreremo di un millimetro". Perché uno Stato sovrano deve contrastare i traffici illeciti e l'immigrazione clandestina". Serve però "un più efficace meccanismo dei rimpatri" e su questo tema "stiamo lavorando intensamente con i partner europei". "A Malta non c'è una soluzione definitiva, ma è stata compiuta una svolta molto significativa. È stato avviato un percorso che prefigura il giusto approccio europeo. Il principio secondo cui chi sbarca in Italia sbarca in Europa", ha aggiunto il premier.

DI MAIO: BLOCCO PARTENZE - Ferma presa di posizione del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a margine del summit all'Onu, commentando l'accordo di principio a Malta sui migranti. Il titolare della Farnesina ha esortato a non cadere "in facili entusiasmi su redistribuzione dei migranti" perché questa "non è la soluzione del fenomeno migratorio". Per il capo della diplomazia italiana la risposta "sarà il blocco delle partenze" e in quest'ottica rimane "cruciale la stabilizzazione della Libia".

LE ONG: LIBERI TUTTI - "Liberare immediatamente tutte le navi di soccorso della società civile". È l'appello di alcune ong, tra cui Mediterranea e Sea Watch, "alla luce del vertice di Malta, dove cinque ministri dell'Interno di stati membri dell'Unione Europea si riuniscono per discutere una quota di ricollocazione dei migranti salvati nel Mediterraneo". Secondo le ong, "Il regime di controllo delle frontiere dell'Unione Europea blocca ogni accesso legale sicuro, e obbliga rifugiati e migranti a muoversi lungo rotte clandestine su imbarcazioni non sicure. L'Unione Europea non appare disposta a riorganizzare un piano di salvataggio in mare per coloro che sono colpiti dalle sue politiche". In conclusione, dalle onlus del mare parte una denuncia rivolta a Bruxelles: "Continua una pratica quotidiana, la collaborazione illegale finalizzata al respingimento deportazione tra gli aerei militari dell'Unione Europea e le forze armate libiche".