Migranti: Tajani tenta la via diplomatica. "Hotspot in Africa pagati dalla Ue"

Oggi l’incontro con gli altri ministri degli Esteri. L’Italia presenta il suo ’Piano Mattei’. C’è apertura sulle ricollocazioni volontarie. "Ma per gli sbarchi vale sempre il porto più vicino"

L’Italia chiede regole nuove per la gestione del fenomeno migratorio e un impegno strutturale per ridurlo anche dal quadrante sud, come è stato fatto sulla rotta balcanica. Di queste esigenze – che per l’esecutivo Meloni sono prioritarie ma che per oltre i 4/5 dei paesi europei vengono viste con sospetto o indifferenza –, parlerà oggi Antonio Tajani al Consiglio dei ministri degli Esteri dove il tema migrazioni, proprio su proposta italiana, è ufficialmente all’ordine del giorno.

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Lo stesso farà anche, a fine mese, Matteo Piantedosi all’incontro straordinario dei ministri dell’Interno. L’Italia chiede un piano d’azione per regolamentare (molto) più strettamente l’azione delle navi delle Ong e per stabilire – sempre su base volontaria, ma gli impegni presi diverrebbero poi, chiede Roma, vincolanti – un automatismo tra sbarchi e (parziali) ricollocamenti in Ue. Per dare prospettiva, il governo italiano propone poi un piano Marshall per l’Africa.

"Il tema va affrontato oggi – ha detto ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani a “In mezz’ora“ su Rai 3 – perché teniamo conto che in Africa nel 2050 saranno circa 3 miliardi di abitanti e se il problema non lo affrontiamo subito, come Europa, combattendo la povertà, la fame, il cambiamento climatico, il terrorismo, le guerre, portando la pace, avremo milioni di persone che si sposeranno. Quindi l’Europa oggi deve intervenire con un piano Marshall per l`Africa". "Come si è investito in Turchia – ha proseguito – così si potrebbe fare in Libia e altri Paesi da dove partono i migranti. Noi siamo favorevoli a riformare il memorandum con la Libia. E serve una linea più dura nei confronti dei trafficanti degli esseri umani".

La linea era stata dettata già nel discorso di insediamento da Giorgia Meloni, che l’ha ribadita. "L’unico modo per risolvere questo problema – ha detto nei giorni scorsi il presidente del Consiglio – è far parlare l’Africa con l’Europa. Per questo ho lanciato il progetto di un piano Mattei, rifacendomi al grande stratega fondatore dell’Eni che riscattò i paesi produttori di petrolio dal colonialismo delle grandi compagnie americane. E il ripristino dell’operazione Sophia, nata nel 2015, che nella terza fase, mai attuata, prevedeva di estirpare alla radice il sistema organizzativo del contrabbando di esseri umani, cioè quello che noi abbiamo sempre definito ‘blocco navale’".

Da quanto filtra la Commissione non ha alcuna intenzione di riesumare l’operazione Sophia ma è disposta a valutare sia un meccanismo su base volontaria per la gestione degli arrivi (con la precondizione tassativa che, in caso di salvataggi, i migranti dovrebbero essere portati nei porti più vicini, quindi quasi sempre in Italia) e delle richieste d’asilo. D’altro canto potrebbe valutare la creazione di hotspot in paesi come l’Egitto, la Tunisia e il Marocco (la Libia, stato fallito, è off limits) dove i migranti potrebbero fare richiesta di asilo (e chi ne ha diritto darebbe portato in sicurezza in Europa).

La Commissione è anche favorevole a introdurre un meccanismo di bonus/malus per gli stati di origine che accettino rimpatri. Lo scorso 9 novembre è stata adottata una nuova proposta, nell’ambito delle regole sui visti, per migliorare le procedure di riammissione di migranti nei Paesi d’origine. E l’idea sarebbe quella di arrivare a sospendere le facilitazioni sui visti con quei Paesi con i quali c’è assenza di cooperazione sul tema rimpatri. E il piano Marshall? La commissione potrebbe valutare, non subito, l’idea di un piano su modello di quello siglato con la Turchia nel 2016, con il quale gli stati africani di origine e transito riceverebbero finanziamenti per miliardi di euro (e via libera ad accessi programmati) in cambio di un blocco del flusso irregolare. Ammesso e non concesso che emerga la percorribilità dell’idea, il problema è: quanti soldi mettere sul piatto (l’accordo con la Turchia costò 6 miliardi di euro, in due tranche) e chi pagherà. La strada è quindi piuttosto in salita.

Antonio Tajani, 69 anni, Forza Italia, ministro degli Esteri
Antonio Tajani, 69 anni, Forza Italia, ministro degli Esteri