Memoria corta di sinistra e grillini

Raffaele

Marmo

La sinistra, i grillini e i loro mentori che gridano allo scandalo e evocano tentazioni alla Orban o alla Trump per l’intervento del governo sui controlli della Corte dei Conti dovrebbero leggere Massimo D’Alema e, magari, anche Eugenio Scalfari.

Ne La grande occasione, il libro scritto (con Gianni Cuperlo) dal lìder maximo sull’esperienza fallimentare (purtroppo per il Paese, vale aggiungere) della Bicamerale, D’Alema racconta di come volesse intervenire sulla Corte dei Conti e sul Consiglio di Stato per togliere a queste istituzioni la funzione giurisdizionale. Ebbene, per dire che cosa accadde, bastano le sue parole.

"Nessuno pensava, dunque – spiega – di sopprimere il Consiglio di Stato o la Corte dei Conti, ma solo di rendere questi due organi più efficienti. Anche se era del tutto legittimo che venissero espresse posizioni più radicali, come quella di Scalfari che, sulle colonne di Repubblica, aveva avanzato provocatoriamente l’idea di abolire il Consiglio di Stato, stimolando la replica risentita del suo presidente Laschena e un dibattito particolarmente vivace".

Ma il meglio, si fa per dire, doveva venire proprio dalla Corte dei Conti. "Nel caso della Corte dei conti – insiste D’Alema – invece, ricordo di aver ricevuto, in quel periodo, una lettera anonima in una busta intestata della Corte, con la quale un sedicente gruppo di magistrati mi “consigliava“ minacciosamente di sostenere un certo nucleo di emendamenti".

Attualissima la conclusione: "Cito l’episodio, a cui non avevo dato gran peso, per dire quanto sia ancora lungo il tragitto da compiere per far approdare il Paese a una democrazia matura, che non ha paura di cambiare, che non teme di rinnovarsi e di aggiornare le proprie istituzioni, che non antepone la logica delle corporazioni all’interesse comune". Esattamente quello che oggi sostiene il più autorevole dei costituzionalisti italiani, Sabino Cassese.