Tinagli (Pd): "Meloni europeista? Buona notizia. Ma Bruxelles vuole fatti concreti"

La dem presidente della Commissione economica del Parlamento europeo: "Il congresso dem? Si faccia in fretta o rischiamo di allontanarci dal Paese reale. E ci vuole più entusiasmo"

Roma, 5 novembre 2022 - Giorgia Meloni ha scelto Bruxelles come prima uscita: è un segnale di svolta?

"Mi sembra un segnale positivo che sia stata scelta Bruxelles come prima uscita – avvisa Irene Tinagli, vicesegretaria del Pd, presidente della Commissione economica del Parlamento europeo – Certo fa un certo effetto sentire che la premier di un Paese fondatore dell’Unione debba ribadire che l’Italia è ancorata all’Unione europea, ma d’altronde qua tutti ricordano le dichiarazioni di Meloni di non molto tempo fa contro l’euro e le istituzioni europee. Quindi è utile far capire che c’è stato un cambio di rotta".

Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen (Ansa)
Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen (Ansa)

Quali sono i rischi che corriamo e su quali dossier nei rapporti con Bruxelles?

"L’Italia non corre alcun rischio se prosegue nel cammino intrapreso dal governo precedente sulla realizzazione degli investimenti e delle riforme, un percorso che ci potrà consentire di reggere l’urto della crisi e tornare presto a crescere senza sfasciare i conti".

Sul nodo immigrazione come andrebbe risolto il braccio di ferro con i tedeschi o con gli altri partner di volta in volta coinvolti?

"Quello dell’immigrazione è un nervo scoperto dell’Unione che ha sempre faticato a trovare un accordo tra i governi nazionali. È giusto sollecitare risposte europee. Ma mettersi a fare un braccio di ferro con la Germania (peraltro uno dei pochi Paesi che non si sottrae alle ricollocazioni) e tenere sospesi in mare centinaia di persone in difficoltà, usandole come arma di ricatto, mi sembra il modo più inutile e anche disumano di risolverlo. Non si rivendica un diritto violandone altri".

Quale dovrebbe essere l’approccio?

"Bisogna riaprire un negoziato con tutti i Paesi Ue a partire da quelli, come Polonia e Ungheria, che hanno sempre rifiutato ogni piano europeo salvo poi chiedere aiuti a Bruxelles quando è esplosa la crisi Ucraina – e l’Ue ha risposto attivando subito, in poche ore, la direttiva sui rifugiati, segno che quando si ragiona insieme e non con i ricatti bilaterali, si possono trovare soluzioni".

È velleitario a questo punto puntare a un nuovo Recovery per l’energia? O ognuno deve fare da solo come propone di fatto la Germania?

"Immaginare che gli Stati membri trovino accordo per un nuovo massiccio debito comune quando ancora i soldi del primo Recovery sono quasi tutti da spendere mi sembra un po’ ambizioso. Oltretutto il Recovery non si può usare per erogare sussidi o sostegno al reddito. Mi concentrerei invece sull’idea avanzata dai commissari Gentiloni e Breton di un Fondo sul modello di Sure, che era servito a finanziare la cassa integrazione con prestiti a costo quasi zero".

Per affrontare l’inflazione la Bce insiste sul rialzo dei tassi: non rischiamo di accelerare la recessione?

"Credo sia importante che la Bce agisca con cautela perché, visto l’impatto della crisi energetica sull’economia europea, un innalzamento eccessivo dei tassi potrebbe accelerare la recessione. Il problema è che la Bce è stretta nella morsa delle altre banche centrali, soprattutto della Fed americana che, con i suoi rialzi, crea una serie di effetti a catena anche per noi, per esempio indebolendo la nostra moneta e rendendoci ancora più costose le importazioni – soprattutto quelle di energia – e alimentando ulteriormente la nostra inflazione".

Che cosa fare sul versante nazionale tra decreto bollette e manovra?

"Prima cosa rinnovare le misure di sostegno al reddito per le famiglie in difficoltà, magari alzando un po’ la soglia Isee e allargare la platea visto che il prolungarsi di caro bollette e caro vita sta cominciando a colpire anche la classe media, e rinnovare le misure sul credito d’imposta per le imprese. Occorrono però anche misure più strutturali, come smaltire in fretta le autorizzazioni per i progetti sulle rinnovabili non ancora sbloccati e anche mettere mano a progetti nuovi, sia per rafforzare la produzione da rinnovabili ma anche la rete per l’accumulo e la distribuzione, sfruttando il programma RepowerEu in via di approvazione a Bruxelles. Ma non mi risulta che il governo abbia pronto un piano per questo nuovo strumento ma credo dovrebbe muoversi al più presto". Un’ultima nota sul Pd: la corsa alla segretaria è partita. Ma c’è anche chi invita addirittura allo scioglimento.

"L’idea di Letta di un congresso che parta dall’elaborazione di una piattaforma di idee e che apra alle candidature solo successivamente nasce proprio dall’esigenza di definire prima il "profilo". Il mio timore, però, è che con i tempi lunghi di un tale processo, soprattutto in una fase di crisi economica, aumenti il divario tra partito e paese reale, e che non motivi alla partecipazione. Dobbiamo accelerare e recuperare più entusiasmo. Certo, quando sento colleghi del PD mettere in dubbio la stessa ragion d’essere del PD penso che sia difficile generare entusiasmo…".