Governo, il giorno della Meloni. Toto ministri: Nordio alla Giustizia, Tajani resiste?

Stamani la mega-delegazione al Colle. Incarico stasera, l’ipotesi è che la leader di FdI salirà già con la lista

"Siamo pronti". Giorgia Meloni scalda i motori. Tutti profetizzano che farà presto, questione di giorni, lei però vuole fare prestissimo: questione di ore. Un po’ perché spera di accogliere in veste già semiufficiale il presidente Emmanuel Macron (sarà nella capitale il 23 e il 24 ottobre), a maggior ragione dal momento che dalla Francia sono arrivate finora le critiche più feroci, ma anche per evitare l’insorgere a sorpresa di nuovi ostacoli. La tempesta Berlusconi, se non arriveranno altre ondate oggi, sembra per il momento superata. E anzi, per certi versi, rafforza il ruolo della quasi premier incaricata e il suo progetto di ’governo del Presidente’.

Consultazioni, Meloni oggi al Quirinale: la giornata in diretta

Ora non è più lei la sorvegliata speciale sotto tutela del moderato Berlusconi, ma l’elemento di garanzia applaudito dagli ucraini come "leader vera", che dimostra "quali sono i veri principi e la comprensione delle sfide globali". Soprattutto, il processo del Ppe si è trasformato in un festeggiamento, anzi in una incoronazione: se Giorgia è, d’ora in poi, l’assicurazione dell’Italia europeista e atlantista, a Tajani spetta lo stesso ruolo tra i popolari europei. Dunque, se non spunteranno registrazioni inedite – eventualità remotissima ma molto temuta – sarà con ogni probabilità il ministro degli Esteri, malgrado il fuoco di sbarramento alzato dalle opposizioni ieri sul Colle. Certo è che pure nella maggioranza non è mancato il pressing fino a notte tarda sulla Meloni per riconsiderare l’attribuzione a Forza Italia della Farnesina. Ma lei si è rifiutata di rivedere la sua decisione. Anche perchè rivedere quella casella avrebbe fatto crollare l’intero edificio come un castello di carte e nessuno potrebbe prevedere le eventuali reazioni a catena.

Giorgia Meloni (Ansa)
Giorgia Meloni (Ansa)

Perplessità e riflessioni sull’opportunità di salire al Quirinale stamattina alle dieci e mezzo in delegazione di centrodestra al completo (Tajani incluso) con il ’reprobo azzurro’ ci sono state, ma anche in questo caso la leader di FdI ha concluso che sarebbe stato molto più pericoloso bandire il Cavaliere che non includerlo. Certo, la paura di qualche parola di troppo innegabilmente c’è. Per non correre rischi nella dichiarazione al termine del colloquio con il capo dello Stato, Giorgia ha chiesto agli alleati di parlare solo lei. Quanto alla possibilità che poi il leader azzurro possa rilasciare commenti ai giornalisti può solo sperare.

Sulla squadra restano i malumori dentro Forza Italia per il "metodo" utilizzato: l’ultima parola sulle caselle contese – Giorgia dixit – sarà sua. La lista dei ministri è suscettibile di cambiamenti fino all’ultimo, ma l’impianto è abbastanza delineato. Alla Giustizia – malgrado il pressing insistente del leader azzurro – andrà Carlo Nordio, all’Economia Giancarlo Giorgetti (smentite le voci di un ritorno sulla scena di Fabio Panetta). Possibile qualche ’scambio’ di nomi fra le caselle, specie dentro Forza Italia, ma le novità dell’ultima ora riguardano Alfredo Mantovani, che dovrebbe avere il il ruolo di sottosegretario alla Presidenza del consiglio, mentre per Giovanbattista Fazzolari (dato finora all’Attuazione del programma) cresce l’ipotesi che possa andare a Palazzo Chigi come capo della segreteria.

A questo punto l’unico vero interrogativo che pende su via della Scrofa è se alla nascita del governo manchi poco o pochissimo. Sì, perché – impegni di Draghi a Bruxelles permettendo – tutto lascia pensare che l’incarico arriverà in serata e, tra i fedelissimi della Meloni, c’è chi pensa che potrebbe ripresentarsi da Mattarella già con la lista. Ma la questione è di limitato rilievo: il giuramento, se non sarà domani, arriverà comunque a stretto giro. Di certo, la fiducia della Camera è fissata per martedì, quella del Senato per mercoledì.