Giovedì 18 Aprile 2024

Meloni candidata sindaco di Roma, Bongiorno: "Non so come farà"

"Per un figlio ho dovuto aspettare i 44 anni, altrimenti addio carriera"

Giulia Bongiorno con il figlio Ian (Olycom)

Giulia Bongiorno con il figlio Ian (Olycom)

Roma, 16 marzo 2016 - «Dicono che le donne ormai siano libere. Ma è vero solo sulla carta». Ne è convinta l’ex deputata di Futuro e libertà Giulia Bongiorno, avvocato che ha difeso da Giulio Andreotti a Raffaele Sollecito, ed è mamma di Ian, 5 anni. 

Quindi Giorgia Meloni non è libera di candidarsi a sindaco di Roma essendo incinta?

«Il problema non è fare campagna elettorale con il pancione, ma il tema della distribuzione degli oneri familiari che ricade tutto sulle donne».

Dovrebbe rinunciare? 

«La gravidanza, da un punto di vista fisico, ogni donna la gestisce in modo diverso. Ma, una volta che la Meloni diventa mamma, come farà?».

Lei ha scritto ‘Le donne corrono da sole’ (Rizzoli). È così?

«Se corri da sola e ti isolano non ce la fai. La parità? È virtuale. La superiorità dell’uomo sta nella possibilità di scegliere, le donne non hanno questa possibilità perché per natura devono occuparsi dei figli, degli anziani, dei deboli...».

Lei come ha fatto a conciliare lavoro e maternità?

«Non ci sono riuscita. Ho dovuto aspettare i 44 anni per fare un figlio. E questo è un fallimento personale».

Perché lo definisce un fallimento?

«In una società ideale bisognerebbe essere nella condizione di fare figli a 25-30 anni. E invece...».

Spesso le donne in carriera rimandano.

«Io ho fatto questa scelta, ma non la consiglio alle tante donne che mi scrivono. L’errore è sentirsi onnipotenti, ma non lo siamo».

Tornasse indietro, farebbe un figlio prima?

«Non devo essere considerata la normalità, ma un’eccezione. Tuttavia, la società non è attrezzata per la cosiddetta ‘coincidenza fatale’, cioè gli anni in cui le donne iniziano a ingranare sul lavoro e dovrebbero, in teoria, anche diventare madri».

Le donne non possono avere tutto, come ammise Anne Marie Slaughter, super professoressa di Princeton che lasciò il suo incarico alla Casa Bianca per seguire il figlio adolescente?

«Gli uomini possono scegliere tra piacere (cinema, sport. eccetera) e dovere (figli e lavoro). Le donne, invece, sono obbligate a districarsi tra dovere e dovere (cioè famiglia e lavoro)».

Lei come fa a conciliare carriera e maternità?

«Oggi (ieri, ndr) sono riuscita ad andare a prendere mio figlio a scuola ed ero l’unica mamma assieme a tre tate e quattro nonni. Il motivo? Posso perché adesso ho uno studio organizzato con venti persone, ma a venticinque o a trent’anni non avrei potuto farlo». 

Quindi, nel pieno della carriera, diventando madri, si rischia di avere troppi sensi di colpa?

«Direi grossissimi. Ma agli uomini non capita, neanche nei confronti di un neonato...».

Alternative e prospettive?

«Fare leggi spudoratamente a favore delle donne: quote fucsia (donne sì, ma di valore), stipendio alle casalinghe, dare una percentuale del loro fatturato annuo alle donne avvocato durante la gravidanza, congedo obbligatorio...».

Si riuscirà a estirpare il maschilismo dalla società?

«Andreotti, quando gli dicevo che volevo fare politica, mi diceva: ‘Come fai? Tu devi fare figli, allattare...’. L’ex presidente del Consiglio aveva una concezione angelica della donna, ma lo perdono perché era un uomo di altri tempi. Quello che stupisce è che nel 2016 sento ripetere le stesse frasi».