È l’ultima vera prova prima delle elezioni politiche. In gioco, ci sono voti sonanti,ed è chiaro che l’esito del test di domenica influenzerà gli equilibri all’interno del centrodestra più di mille sondaggi. Giorgia Meloni ha il vento in poppa, è convinta che la concretezza delle urne confermerà l’aleatorietà degli indici di gradimento. E non esclude di correre da sola se le cose dovessero mettersi male e – complice magari una federazione Lega–FI – non potesse ottenere un numero di seggi uninominali soddisfacente (nell’ultimo vertice ha chiesto il 40-50% di quelli disponibili). Non conquisterebbe il governo, ma farebbe piazza pulita degli avversari a destra. Ipotesi remota: con questa legge elettorale, l’alleanza la vogliono tutti. I battibecchi sono all’ordine del giorno: "Fd’I cresce perché l’opposizione paga", dice Salvini. "Dissento: è premiata l’affidabilità", replica Giorgia. Pesa l’opa che lei ha lanciato al Nord: un sorpasso in Piemonte, in Lombardia o nel Veneto risulterebbe indigesto a via Bellerio. Da Como a Lodi, passando per Asti, Alessandria, Monza e Verona tante sono le sfide nella sfida. "Fd’I in alcuni comuni ha diviso la coalizione: a Parma impedisce la vittoria al primo turno", attacca Matteo. E lei: "È una visione distorta, strabica. Ci sono luoghi in cui noi abbiamo fatto una scelta diversa, altri in cui l’ha fatta FI e altri la Lega". In 21 dei 26 capoluoghi che rinnovano i sindaci, il centrodestra si presenta unito. A Catanzaro, Parma e Viterbo Fd’I corre in solitaria, a Messina è la Lega che si stacca; a Verona è FI che lo fa. E tuttavia non è un caso che, tra una frecciata e l’altra, Salvini confermi la disponibilità a riconoscere la leadership della ’sorellina’ ove fosse confermata dalle politiche. "Chi prende un voto in più indicherà il premier". Che poi alle parole seguano i fatti è un ...
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