Giovedì 18 Aprile 2024

Guerra dentro FdI, Meloni contro Rampelli. La leader commissaria il suo ex mentore

La premier toglie la guida del partito romano agli esponenti non allineati Casus belli, l’evento di partito con soli candidati di corrente Il vicepresidente della Camera: notizie errate, ritiri il provvedimento

Giorgia Meloni, 46 anni, assieme al vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, 62 anni

Giorgia Meloni, 46 anni, assieme al vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, 62 anni

Roma, 24 gennaio 2023 - "Il provvedimento va ritirato". Parola di Fabio Rampelli. E il monolite FdI che finora appariva granitico in nome dell’insperato successo conquistato da Giorgia alle elezioni di settembre s’incrina per la prima volta. Il vicepresidente della Camera non le manda a dire: non ha digerito la decisione della premier di commissariare il partito a Roma togliendo la guida a Massimo Milani – a lui molto vicino – e affidandola al responsabile organizzativo nazionale, Giovanni Donzelli. "Una scelta frutto di un equivoco generato da false notizie: sono convinto che un partito serio e strutturato come il nostro accerterà i fatti e lo reintegrerà".

Tira un’ariaccia tra Montecitorio, via della Scrofa e Palazzo Chigi. C’è chi parla di parricidio, e chi invece preferisce la politica alla psicanalisi e indica distinguo strategici profondi. Lo scontro tra la premier nonché presidente tricolore da un lato, e Fabio Rampelli, il leader che l’ha cresciuta nella sezione di Colle Oppio, si avvicina a un punto di rottura. La tensione in realtà maturava da tempo, da quando arrivata al potere Giorgia Meloni ha messo sempre più da parte quello che dieci anni fa era universalmente indicato come il vero capo di FdI. Prima l’ha escluso da qualsiasi incarico di governo, quindi ha deciso di non candidarlo alla presidenza della Regione Lazio, scegliendo al suo posto Francesco Rocca. Un rospo duro da ingoiare per Rampelli, già deluso per la mancata corsa al Campidoglio: gli fu preferito Enrico Michetti.

Ad innescare l’ultimo colpo, l’evento del 22 gennaio al Teatro Brancaccio a sostegno dei candidati al Consiglio regionale della corrente rampelliana, i Gabbiani, Fabrizio Ghera e Marika Rotondi: non sarebbe piaciuta ai vertici di FdI la scelta degli organizzatori di estendere a tutti gli iscritti l’invito a una kermesse di corrente. Cerca di minimizzare Paolo Trancassini, coordinatore di FdI nel Lazio: "Donzelli a Roma? Per garantire la terzietà. Nessuna vendetta su Rampelli". I maligni vedono dietro la vicenda la ’mano’ del suo storico antagonista: il ministro Francesco Lollobrigida. Di sicuro, sullo sfondo, c’è l’equilibrio di potere che verrà sancito dal gioco delle preferenze nel Lazio e non si tratta di una regione come tante ma del vero zoccolo duro di Fdi, paragonabile al Veneto per la Lega. Il partito è diviso: alcuni fanno capire che c’è "sofferenza per una gestione troppo accentrata e per il clima ch esi respira". Ma la stessa sofferenza si legge nella lettera di commissariamento firmata da Giorgia Meloni: la sua bordata è scaturita da una gestione troppo di parte della federazione schiacciata su Rampelli, che da settimane si muove come uomo ombra di Rocca.

Cosa farà ora Giorgia? È prevedibile che cercherà di domare al più presto la rivolta. In effetti piove sul bagnato. Lo sciopero dei benzinai iniziato ieri sera è, a modo suo, un caso unico. Quello di un governo contestato prima di tutto dalla sua base sociale, da chi cioè dovrebbe rappresentare, senza contare il triste caso dei balneari. Una retromarcia della premier non riguarderebbe solo un’altra fetta dell’elettorato storico della destra ma lancerebbe un segnale universale di inaffidabilità. Insomma, Giorgia Meloni il nemico interno oggi proprio non se lo può permettere. Resta solo da vedere se cercherà di risolvere la contesa con il dialogo o con le mazzate.