Mercoledì 23 Aprile 2025
CLAUDIA MARIN
Politica

Meloni pianifica la missione Usa: "Ora non c’è più una lama alla gola"

Irritazione (poi rientrata) della Francia per l’incontro in programma il 17 aprile con Trump. Bruxelles e Berlino sostengono la premier italiana: i suoi buoni rapporti con Donald possono essere utili.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, 48 anni

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, 48 anni

Roma, 10 aprile 2025 – Giorgia Meloni si prepara all’incontro con Donald Trump con la benedizione di Berlino e di Bruxelles, ma con l’irritazione francese (mitigata a sera da una mezza marcia indietro). Ma soprattutto con il terreno favorevole della sospensione dei dazi reciproci che la porta a osservare con i suoi collaboratori che ora "non si va più con il coltello alla gola". Un sollievo notevole dopo che per tutto il giorno ha dovuto fare i conti con le parole choc del presidente Usa, che hanno determinato attacchi feroci delle opposizioni, scandalizzate per una visita che definiscono di "sottomissione". E questo in un contesto che vede il governo approvare un Documento di economia e finanza all’insegna della massima incertezza e del dimezzamento delle previsioni di crescita.

Scontro con la Francia

Le parole di Trump non favoriscono certo il clima, ma la sua decisione di sospendere i dazi reciproci, invece, va nella direzione auspicata dall’Italia e da Bruxelles. Dunque, a sera, il pessimismo e le polemiche della mattina cedono il passo a una prospettiva più favorevole. E, del resto, Meloni è ancora più convinta di chiedere a Trump di sedersi a parlare con l’Europa, con l’obiettivo che ora appare meno irrealizzabile, di creare quella grande area di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico, con la formula zero per zero dazi. Fino al pomeriggio inoltrato, però, a tenere banco è lo scontro con la Francia. È il ministro dell’Industria francese, Marc Ferracci, a mostrare preoccupazione per il rischio che la presidente del Consiglio "giochi in proprio" durante il bilaterale con Trump. Qualche ora dopo, però, di fronte alle proteste italiane (in prima fila i ministri Antonio Tajani e Tommaso Foti: "Macron in visita, invece, andava bene", "Non hanno capito lo spirito della missione") scatta la marcia indietro, almeno formale: la portavoce Sophie Primas assicura come non ci siano "preoccupazioni" per la visita italiana perché "tutte le voci che permettono un dialogo con gli Usa sono benvenute".

Le benedizioni

Sull’altro lato della barricata si schierano i tedeschi e la Commissione europea. "Spetta alla Commissione europea negoziare per conto degli Stati membri, ma qualsiasi messaggio coordinato che possa essere trasmesso all’amministrazione statunitense è benvenuto", si fa sapere, come scrive Huffpost, dallo staff della von der Leyen. C’è, dunque, massima fiducia da parte della presidente sugli obiettivi della missione di Meloni alla Casa Bianca: tra le due un nuovo colloquio ha fissato i termini dell’operazione. Ma, come non bastasse, a sancire il via libera alla premier italiana è il presidente del Ppe Manfred Weber: "Quando i nostri leader possono interagire direttamente a Washington, avere colloqui con Trump, questo è di grande valore per tutti noi. Meloni ha difeso i nostri interessi europei ed è per questo che le diamo pieno sostegno". E anche il sito Politico, pur osservando che con Trump nemmeno i rapporti più stretti garantiscono risultati, vede in Meloni un "ottimo emissario".

Un Def di emergenza

In questo contesto arriva il cosiddetto Def tecnico approvato ieri dal governo. Tecnico fino a un certo punto, perché si rivela l’occasione per tenere conto del primo impatto sui dazi, salvo vedere che cosa accadrà nei prossimi mesi. L’economia, dunque, crescerà quest’anno a un passo dimezzato, ma il deficit è confermato sotto il 3% già nel 2026, il debito comincerà a calare nel 2027 con lo sgonfiarsi dell’effetto del superbonus e la traiettoria della spesa netta viene rispettata. "Viene adottato in una situazione molto complessa sotto l’aspetto economico globale – spiega il ministro Giorgetti – e quindi nei riflessi sull’economia nazionale. Questo rende molto complesse e difficili, perfino aleatorie, le previsioni non solo a lungo termine ma anche a breve".