Lunedì 23 Giugno 2025
CLAUDIA MARIN
Politica

Meloni e il ceto medio: "L’obiettivo è meno tasse". Giorgetti frena: c’è tempo

La premier alla kermesse dei commercialisti: un sistema equo e sostenibile. Ma il Mef rinvia l’operazione a fine legislatura per ragioni di coperture.

La premier Giorgia Meloni con Elbano de Nuccio, presidente Dottori Commercialisti

La premier Giorgia Meloni con Elbano de Nuccio, presidente Dottori Commercialisti

"Mi imbarazzate, ragazzi". Giorgia Meloni, di fronte alla platea degli Stati generali dei commercialisti, si schermisce quando scatta la seconda o terza standing ovation. Gli esperti del fisco le tributano il loro plauso per una novità tecnica (la riforma della responsabilità dei componenti dei collegi sindacali), ma la premier, che doveva fare solo un videocollegamento e invece si presenta di persona (a differenza di Elly Schlein che dà forfait) coglie l’entusiasmo dell’assemblea per annunciare un nuovo taglio delle tasse, questa volta a favore del ceto medio. L’obiettivo del governo – avvisa – è "tagliare le tasse in modo equo e sostenibile", e dopo la riforma delle aliquote Irpef, "il nostro lavoro non è finito: intendiamo fare di più e concentrarci oggi sul ceto medio, che è la struttura portante del sistema produttivo italiano. Vogliamo lavorare per rendere il sistema più equo".

Il problema è che la "festa" (anche quella legata ai risultati dei referendum) finisce presto per la premier, perché, sulla promessa fiscale, da un lato, arriva la frenata del ministro dell’Economia, che rinvia di fatto l’operazione alla fine della legislatura per ragioni di copertura, e, dall’altro, la rivendicazione storica di Matteo Salvini a favore di una nuova rottamazione: non solo "una priorità" ma "una emergenza". Il che, a sua volta, irrita l’altro vicepremier, Antonio Tajani, fautore della sforbiciata pro ceto medio. A metà giornata, dunque, dopo un summit a Palazzo Chigi tra Meloni e i suoi due vice che finisce per toccare anche il capitolo fiscale, si sottolinea da più fonti come l’annuncio della premier abbia finito per far scattare l’ennesimo scontro tra Salvini e Tajani.

Eppure, in mattinata l’accoglienza per la presidente del Consiglio è stata quella delle grandi occasioni. I dodici minuti di discorso sono un concentrato dei suoi dogmi sul "fisco che deve aiutare e non opprimere", con la rivendicazione di risultati "migliori della storia nella lotta all’evasione". Fino all’annuncio sull’Irpef: "Abbiamo avviato la riforma dell’Irpef con la riduzione da quattro a tre delle aliquote, con un intervento che ha un effetto diretto tangibile sulle tasche dei lavoratori e dei pensionati, però – incalza – il nostro lavoro non è finito: intendiamo fare di più, intendiamo concentrarci oggi sul ceto medio che, come tutti sappiamo, rappresenta la struttura portante del sistema produttivo italiano, e spesso è quello che avverte di più il peso del carico tributario".

L’obiettivo di Palazzo Chigi lo ricorda il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, un taglio sulle aliquote dei redditi da 28mila a 50-60mila euro: dal 35 al 33 per cento. In platea, però, c’è anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. In scaletta è previsto un suo intervento ma va via prima: "Abbiamo ancora due anni e mezzo", taglia corto a chi gli domanda dell’Irpef. E non è il solo stop ai piani di Meloni e Tajani. Da Salvini arriva una nota della Lega che mette in chiaro come le risorse debbano servire innanzitutto la battaglia storica del Carroccio: "Per la Lega e per il governo una giusta, attesa e definitiva pace fiscale, una rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che stanno bloccando l’economia del Paese, sono una priorità, anzi una emergenza".

La Lega da settimane lavora in asse con Giorgetti per riformulare una proposta giù depositata in Parlamento, che costerebbe circa un miliardo di euro. Un tesoretto unico, dunque, che non può avere due destinazioni opposte.