Mercoledì 24 Aprile 2024

Matteo Salvini vicepremier e ministro delle Infrastrutture: ecco perché è una ripartenza

Il leader della Lega, titolare anche dei porti, sull'immigrazione potrà lavorare di sponda con Piantedosi

Roma, 21 ottobre 2022 - Certo, fosse stato per lui (e senza fare i conti con la Meloni e il Quirinale), si sarebbe di nuovo intestato le grandi battaglie sulla sicurezza e la lotta contro l’immigrazione irregolare dalla tolda di comando del ministero dell’Interno.

Ma quando Matteo Salvini ha capito che quella strada era impraticabile per un suo impegno diretto, ha subito messo gli occhi su Infrastrutture e Trasporti. Per tentare proprio dallo storico dicastero di piazzale Porta Pia la sua rimonta politica, dopo il brutto risveglio al di sotto del 9% dopo la sbornia delle europee che avevano portato la Lega al risultato record del 35%.

Le chances per un ritorno in grande stile del leader del Carroccio ci sono tutte. In primo luogo il ministero che guiderà ha, fra le sue competenze, anche la vigilanza su capitanerie e porti. Lo ha capito a suo tempo, quando dal Viminale cercava di fermare l’ondata di sbarchi. Ora, da ministro delle Infrastrutture, avrà l’ultima parola sul tema della chiusura degli scali alle ong che raccolgono i migranti nel Mediterraneo. E, questa volta, non dovrà neanche temere accuse di abuso di potere. E’ il codice della Navigazione, all’articolo 33, ad affidargli anche questa funzione. All’epoca, quando era ministro dell’Interno, lavorava in tandem con il grillino Danilo Toninelli. Ma ora sarà tutta un’altra storia, anche perché al Viminale ci sarà un suo uomo fidatissimo, il prefetto di Roma Matteo Piantedosi.

Ma c’è di più. La poltrona delle Infrastrutture è strategica anche in chiave economica. Sulla sua scrivania passeranno, infatti, oltre 25 miliardi della dote del Pnrr, circa il 10%, con interventi fondamentali per rimettere in marcia il sistema produttivo. Per non parlare, poi, dalla ricchissima dote di appalti gestiti dalle Ferrovie, azienda da sempre sotto il controllo del Mit. Insomma: un posto-chiave anche per riallacciare i rapporti con il mondo imprenditoriale del Nord-Est, da sempre bacino di riferimento della lega di 'lotta e di governo'. E non c’è dubbio che, con Salvini alle infrastrutture, potrebbe definitivamente essere messa da parte quella cultura dei veti e dei 'no' a priori che hanno rallentato da sempre la realizzazione delle grandi infrastruttura.

Un dato per tutti: fra autorizzazioni, vincoli, conferenze di servizi, badi e gare per aprire un cantiere con un valore di 100 milioni di euro servono in media dieci anni. Tempi incompatibili non solo con un’economia moderna ma, soprattutto, con la tabella di marcia fissata dal Pnrr. Senza contare il ricco e complicato capitolo delle concessioni autostradali, dopo il lungo duello finito con la vendita dei Benetton alla Cassa depositi e prestiti.

Insomma, per Salvini si apre una stagione nuova, l’ennesima metamorfosi dopo l’alleanza gialloverde, la sbornia del Papeete e i venti mesi in sordina all’ombra di super-Mario Draghi. Dovrà diventare il signor-sì delle infrastrutture, gettando anche un occhio ai porti e alle navi che vi approdano. Potrebbe essere questa la seconda vita del Capitano.