Reggio Emilia, Salvini: “Detenuto inneggia all’Isis? Sconti la pena in Tunisia”

Il ministro dell’Interno su Twitter dopo l’incendio provocato in carcere dal pluripregiudicato magrebino

Matteo Salvini (Ansa)

Matteo Salvini (Ansa)

Reggio Emilia, 19 giugno 2018 - «A Reggio Emilia un tunisino pluripregiudicato picchia un detenuto e provoca un incendio in carcere, inneggiando all’Isis. Sentirò anche il ministro della Giustizia e lavorerò affinché questo delinquente sconti la sua pena in Tunisia». Lo scrive su Twitter il ministro dell’interno Matteo Salvini dopo l’aggressione con incendio avvenuta nel carcere di Reggio. E’ il segretario provinciale del Sappe Michele Malorni a raccontare l’ennesimo episodio avvenuto nella struttura di detenzione. «A seguito di un litigio accaduto per futili motivi tra due detenuti tunisini – ha raccontato il sindacalista – la polizia penitenziaria presente nel turno è intervenuta per il ripristino dell’ordine interno alla sezione detentiva, mettendo in sicurezza il detenuto tunisino 24enne, in carcere per omicidio».

 

È a quel punto è scoppiato l’inferno. «Il detenuto tunisino aggressore nato nel 1987 (con parecchie condanne alle spalle; ndr) ha scatenato un altro evento critico – continua Malorni nel suo comunicato – provocando un incendio doloso all’interno della sua cella, rendendo necessario un altro intervento operativo del personale di polizia penitenziaria per le operazioni di spegnimento dell’incendio».

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Il detenuto maghrebino è stato poi portato all’esterno della camera per metterlo in sicurezza e per evitare che finisse preda delle fiamme. Ma è qui che è iniziata la resistenza: «Impugnando una lametta consentita dal regolamento esclusivamente per la cura dell’igiene personale, ha minacciato di lesioni l’ispettore e tutto il restante personale di polizia penitenziaria intervenuto sul luogo e nel frattempo ha opposto resistenza agli ordini impartiti, pronunciando frasi di acclamazione tipiche della radicalizzazione violenta islamica». In sostanza, il tunisino ha inneggiato all’Isis. Nel frattempo il fumo è aumentato tanto da costringere le guardie a fare evacuare gli altri 48 detenuti, che erano ancora chiusi nelle celle.