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SIMONE ARMINIO
Politica

Renzi e la maggioranza: “Sì a Ponte e premierato. Ok al decreto Romagna”

L’ex premier: ho creduto in Calenda, ma non mi rappresenta più. Andare insieme alle Europee non è certo un favore a Italia Viva”

Matteo Renzi
Matteo Renzi

Presidente Matteo Renzi, leader di Italia Viva, avete votato con Meloni e Salvini il sì al Ponte sullo Stretto. State entrando in maggioranza?

"No. Ma siamo italiani. E se ci sono delle proposte che condividiamo diciamo sì anche se recano la firma della maggioranza. Ero per il Ponte sullo Stretto dieci anni fa, perché dovrei cambiare idea solo perché lo propone Salvini? Idem per le Riforme costituzionali se mai la Meloni avrà il coraggio di scegliere l’elezione diretta del Premier, il cosiddetto Sindaco d’Italia, che da sempre è la nostra proposta".

Avete detto sì all’ipotesi di premierato. Nel frattempo il punto è sempre lo stesso, ed è a monte: ne parliamo da decenni. Si arriverà mai, in Italia, a una riforma costituzionale?

"Ho perso Palazzo Chigi per quella battaglia. Ma la rifarei domattina. Le riforme costituzionali sono troppo importanti per il Paese. Speriamo sia la volta buona".

Voterete anche il decreto per la ricostruzione della Romagna?

"Vediamo il testo, ma mi pare che le anticipazioni siano tutte positive. Come è positivo che ci sia una piena collaborazione istituzionale tra Meloni e Bonaccini. Davanti alle tragedie un popolo serio risponde unito. Spero anche che finalmente riparta l’unità di missione sul dissesto idrogeologico che noi avevamo fatto e che Conte aveva chiuso".

Dalle riunioni dei gruppi di Iv e Azione in Senato e alla Camera è uscito un ennesimo ‘Ricominciamo’. Funzionerà?

"È stata talmente un fulmine a ciel sereno la rottura che non faccio previsioni. Quello che è certo è che la lista unitaria alle Europee non serve a me, ma alla prospettiva europeista e riformista. Chi è europeista e rifiuta il populismo e il sovranismo non può che unire le forze. Se non lo fa, fa danno alla nostra idea di Europa, non a me".

Ha detto di recente che Calenda è inadatto a fare il leader del Terzo Polo. Iv però lo ha scelto e, come lei spesso sottolinea, ha tappezzato i muri d’Italia con la sua faccia, mettendoci mezzo milione. Dunque, nella migliore delle ipotesi, sta ammettendo su di lui un errore di valutazione.

"Ho nominato Calenda viceministro, ministro, ambasciatore. L’ho sostenuto come candidato sindaco, europarlamentare, leader del Terzo polo. Italia Viva ha pagato molti soldi per la valorizzazione di Carlo. Di tutto possiamo essere accusati, ma non di essere ingenerosi. Dopodiché oggi si è chiusa una pagina. A Calenda resta la leadership di Azione, ma ovviamente non rappresenta più noi come pure avrei voluto che facesse".

Si è pentito di aver fatto campagna acquisti tra le file di Azione? È stata letta come una provocazione.

"Se persone di valore e di qualità lasciano Azione perché insoddisfatte, io dovrei respingere il loro contributo, le loro idee, i loro sogni? Dai, non scherziamo. Non è una campagna acquisti, è la politica".

A proposito di campagna acquisti. Delrio, a lungo suo braccio destro, mugugna ma finora è rimasto nel Pd. Vi ritroverete mai? Con lui e con altri attuali membri del Pd ancora molto vicini alle sue idee?

"Graziano sa perfettamente che quella non è più casa sua. Non può stare con chi sostiene il Sì all’utero in affitto, lo sa benissimo. Ma conoscendolo impiegherà molto tempo prima di ammetterlo anche a se stesso. Io comunque gli voglio bene. E mentre aspettiamo lui, arriveranno altri, come già successo con Enrico Borghi".

Come giudica, emergenza a parte, l’azione del governo? Cosa sposa, cosa condanna?

"Bene la postura internazionale, male la gestione dei dossier interni. Parlano di rave party e di Pos e non affrontano il tema delle tasse e del futuro dei giovani".

Con Elly Schlein poche convergenze e molte frecciate, finora. Ma in fondo avete fatto lo stesso percorso: segretari del Pd, ruolo conquistato in entrambi i casi alle primarie, da outsider. Su, facciamo un gioco: ci dica qualcosa che apprezza di lei.

"Potrei dirle l’armocrosmista ma non vorrei sembrasse una provocazione. E allora limitiamoci a dire: la tenacia. Lei ha vinto un congresso proponendo una piattaforma che non è la mia. Ma siccome so quanto è duro quel lavoro al Nazareno provo un moto di simpatia umana e le invio un abbraccio. Il problema è che le sue idee sono troppo distanti dalle mie".

A proposito di mestiere: come va da direttore del Riformista ?

"Esperienza bellissima. Non abbiamo l’ambizione di competere con quotidiani storici come il vostro. Ma l’idea di far parlare con un taglio diverso dagli altri sta funzionando, almeno a giudicare dal riscontro in edicola e in abbonamento".