Nuovo corso di Forza Italia. La regia di Marina: "Siamo al governo, dobbiamo contare"

La primogenita del Cavaliere ha spinto per la svolta anti Ronzulli. Importanti per l’azienda di famiglia i buoni rapporti con Palazzo Chigi. Il ruolo di Marta Fascina, la compagna del Cav: "Basta coi controcanti"

Silvio Berlusconi con la fidanzata Marta Fascina e la figlia Marina (ImagoE)

Silvio Berlusconi con la fidanzata Marta Fascina e la figlia Marina (ImagoE)

"Siamo al governo, dobbiamo contare". Questo in sintesi il tasto che, per settimane, Marina Berlusconi ha battuto con il padre spingendolo a quella che in Forza Italia definiscono "una rivoluzione". Che ha spazzato via la fronda anti-Meloni per sostituirla con la nuova linea governista. Ovvero, con chi dice "basta ai deleteri controcanti quotidiani", per usare la formula con cui Marta Fascina ha lanciato la controffensiva. È inevitabile domandarsi se la svolta sia stata chiesta esplicitamente dalla premier: è possibile, non certo.

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Di sicuro, nell’ultimo periodo si sono moltiplicate le proteste, magari affidate a fedeli portavoce, tutte identiche: l’esecutivo deve affrontare grosse difficoltà, il partito azzurro è un fattore di instabilità. Al grido di dolore non è rimasta insensibile la famiglia: non Marina, la più determinata – d’intesa con il fratello Pier Silvio – nell’imporre il repulisti. Non Gianni Letta, tornato in auge e convinto come sempre che con il governo, qualunque sia, conviene mantenere buoni rapporti. Figurarsi poi se si tratta di un esecutivo di cui si fa parte a pieno titolo. E neppure la compagna, Fascina, che anzi ha rapidamente assunto la rappresentanza politica del gruppo di pressione aziendale. Come capita da 30 anni a questa parte quando c’è di mezzo Berlusconi (e la sua famiglia) separare azienda e politica è impossibile. Ed è un fatto che per Mediaset la pace con Palazzo Chigi diventa in questo momento importante. Perché nella raccolta pubblicitaria le partecipate sono un cliente d’eccellenza, ma soprattutto perché nella strategia aziendale i rapporti con il principale competitor, cioè la Rai, sono determinanti per diversi motivi: intanto, la Rai acquista i programmi di Mediaset, poi i due giganti evitano di danneggiarsi a vicenda quando sono in onda i programmi di punta, e infine meditano di incrementare le produzioni comuni. Tutte questioni della cui importanza Marina è convinta oggi come suo padre lo è da tre decenni. I bene informati assicurano che per Berlusconi è stato determinante anche un altro elemento: la scelta di Giorgia di ritirare la costituzione in parte civile del governo nel processo Ruby ter.

Ha gradito il gesto, esplicitando l’intenzione di ricambiarlo "con una rassicurazione". La rassicurazione, appunto, è l’eliminazione della dissidenza azzurra, avviata e ancora non conclusa. C’è un particolare che ne illustra la radicalità: in 30 anni non era mai successo che un capogruppo venisse sostituto senza motivi contingenti, come un cambio di casacca. Lo spiacevole primato è toccato a Alessandro Cattaneo, estromesso dalla guida del gruppo di Montecitorio (viene recuperato come vice-coordinatore nazionale); al suo posto torna Paolo Barelli, vicino a Tajani. Il riassetto di FI – anche in vista delle Europee – è totale: di qui le tensioni.

Cambiano i coordinatori regionali, la mannaia cadrà sui dipartimenti, ci saranno coordinatori in ogni Comune. Resta al suo posto la frondista numero uno, Licia Ronzulli, ma con poteri molto ridotti. Ha perso l’incarico di coordinatrice della Lombardia, è circondata da governisti e, soprattutto, non gestirà più la segreteria di Arcore. La svolta è stata apertamente voluta e guidata da Marina e da Marta Fascina: secondo alcuni è il segno che lo scettro del fondatore è passato in altre mani. È pur vero che evitando di esporsi troppo personalmente, il Cavaliere non solo mantiene un ruolo al di sopra delle parti che gli permette di tenere insieme le anime del partito azzurro ma anche una piena libertà di parole. Se qualcuno farà ancora il controcanto al governo sarà proprio lui.