Martedì 23 Aprile 2024

Marcucci prepara le valigie. "Questo Pd non mi rappresenta. Guardo al progetto di Renzi"

L’ ex senatore e la nuova linea dem: Schlein a sinistra, Forza Italia a destra, lo spazio è in mezzo "I capigruppo? Renzi e Zingaretti, pur con vittorie più schiaccianti, riconfermarono gli uscenti"

Andrea Marcucci (Ansa)

Andrea Marcucci (Ansa)

Roma, 30 marzo 2023 – È un interesse attivo quello dell’ex senatore Andrea Marcucci nei riguardi del nuovo soggetto liberal popolare lanciato da Renzi e Calenda. Perché secondo l’esponente toscano il modello che va adottando il Pd è sempre più quello della sinistra alla Mélenchon rispetto all’originale idea veltroniano di un partito in grado di contemperare le culture democratiche di matrice socialista, liberale, popolare.

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Mentre da una parte nasce la componente neoulivista, la nuova capogruppo di Montecitorio Chiara Braga ribadisce l’intento della nuova leadership di coinvolgere tutte le componenti. Lei crede che la disponibilità in tal senso da parte delle minoranze realizzi una dialettica interna o le sembra piuttosto una resa interessata agli incarichi?

"Io vedo un quadro differente, e anche questo avviene per la prima volta: una minoranza esclusa di fatto dalla presidenza dei gruppi, e presto lo capiremo, anche con incarichi di segreteria, definiamoli così, abbastanza leggeri. Non era mai successo prima, per dire: sia Renzi che Zingaretti confermarono capigruppo più in equilibrio con le anime del partito, pur in presenza di vittorie alle primarie ben più eclatanti".

Che margini esistono ancora per verificare uno spazio di agibilità interna al Pd per le culture liberaldemocratiche?

"Per natura, stento a credere ai miracoli, e comunque parliamo di una scelta politica legittima. Elly Schlein vuole costruire un partito più marcatamente di sinistra, mentre il Pd è nato di centrosinistra. Per dirla con una battuta: io ricordo l’entusiasmo di Valerio Zanone quando vi aderì, oggi il modello che si vuole assumere è quello di Jean-Luc Mélenchon. Ammetterà una certa differenza. L’idea vincente di Veltroni fu quella di tenere in equilibrio le culture socialdemocratiche con quelle popolari e liberaldemocratiche. Se l’equilibrio crolla, crolla anche il Pd, almeno per come lo abbiamo conosciuto in questi anni".

Veltroni però ha perso. Lei invece oggi rileva «un grande spazio politico» apertosi per i liberldemocratici. Ritiene perciò giunto il momento di riorganizzare l’area del r iformismo libdem fuori dal Pd?

"La collocazione del Pd da una parte e di Forza Italia dall’altra, evidenzia che c’è un’area del Paese che rischia di non essere rappresentata. Se i dem abbandonano il tema portante della crescita economica e Forza Italia diventa la depandance di Meloni, il buon senso, il pragmatismo, il riformismo rischiano di andare in soffitta".

Come pensa di dover procedere perché non si verifichi lo stillicidio accaduto al tempo in cui Renzi lasciò il partito in modo tutt’altro che efficace?

"C’è una data annunciata dai leader di Italia Viva e Azione: entro pochi mesi la nascita di un partito unico dei liberali e dei popolari. E l’intenzione dichiarata di farlo con un percorso aperto e partecipato. Credo che sia un un fatto positivo per tutti. Quanto al Pd, visto che per ora Schlein è rimasta sul vago, aspetto con curiosità la svolta annunciata sui contenuti".

Dunque lei guarda con interesse alla costituente di un nuovo soggetto liberalpopolare lanciato da Renzi e Calenda.

"Non posso negarlo. Quel processo di unificazione mi interessa".

Questo dovrebbe portare alla confluenza in Azione/Italia Viva oppure alla costituzione di un nuovo soggetto politico?

"Aspettiamo il calendario che si daranno le forze costituenti, poi vedremo".