Domenica 27 Aprile 2025
ALESSANDRO CAPORALETTI
Politica

“Marche, Ohio d’Italia”. Acquaroli cerca il bis. Ricci sogna la riconquista

Nella regione che fu rossa, l’europarlamentare Dem punta al ritorno. Il governatore uscente rivendica i risultati. I centristi faranno la differenza.

Nella regione che fu rossa l’europarlamentare dem Francesco Acquaroli punta al ritorno

Nella regione che fu rossa l’europarlamentare dem Francesco Acquaroli punta al ritorno

Cinque anni fa lo battezzarono come il "modello Marche" e fu l’anteprima del centrodestra al governo dopo decenni di purgatorio nella regione sbiadita in fretta dal rosso del pesarese Luca Ceriscioli (Pd). Cadde un tabù in anticipo di due anni sulle sorti di Palazzo Chigi ed era nell’aria: il centrosinistra disarcionato nella (fu) roccaforte dopo lo tsunami di Banca Marche e il disastro del terremoto, e il primo governatore di FdI a Palazzo Raffaello, Francesco Acquaroli, allora deputato, già sindaco di Potenza Picena, fedelissimo di Meloni.

Elezioni (senza data): test midter per i partiti

Un’era politica fa. Per il "modello Marche" è già l’ora dell’esame di maturità a parti invertite, per Acquaroli le elezioni ancora senza data sanno tanto di test di midterm e con un avversario come Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro, mister preferenze (più di 52mila) nelle Marche alle Europee di un anno fa.

"Le Marche saranno l’Ohio d’Italia”

Un protagonista nella squadra del centrosinistra orfana di talenti con estimatori a Roma e ambizioni da leader. "Le Marche saranno l’Ohio d’Italia: è lì che si giocano le regionali. E se vinceremo, avremo sconfitto Giorgia Meloni", ha lanciato la sfida accettando l’investitura del Pd. Acquaroli in stile british non fa una piega, o quasi.

"Non temo nessuno, per noi parlano i fatti", rivendica il governatore a caccia del bis, citando i miliardi per le infrastrutture, i record del turismo, il rilancio dell’aeroporto, la legge sui borghi e via così nella campagna sotto lo slogan pragmatico "Dire, fare, Marche".

Ma intanto Ricci è già che lì che pedala all’attacco tra una dichiarazione e l’altra sui saliscendi dell’Appennino nel tour in bici per "Ricucire le Marche" dal borgo di Cantiano che porta ancora le ferite dell’alluvione del 2022 ad Arquata epicentro di un eterno post terremoto.

Più veloce anche di un centrosinistra che tra bizantinismi da prima Repubblica, veti incrociati e la diffidenza del M5s fatica a tenergli dietro: il campo extralarge immaginato dall’eurodem per ora non c’è, almeno ufficialmente, e all’appello manca anche il movimento Base Popolare dell’ex governatore Spacca, corteggiato da mesi.

I centristi faranno la differenza

Anche i cespugli centristi faranno la differenza in una sfida che si annuncia sul filo dei voti e senza esclusione di veleni e colpi bassi, a giudicare dall’aria che tira in Consiglio regionale, ieri sospeso per due volte dopo che opposizione e maggioranza hanno esposto striscioni e contro-striscioni in un clima da stadio: Pd e Cinque Stelle per chiedere "Verità sull’Atim", l’Agenzia per il turismo la cui gestione è finita al centro di una bufera politica e mediatica, e il centrodestra per reclamare "Verità sul Pd" che "vuole alzare le tasse come in Emilia-Romagna".

E le altre regioni?

La sfida nelle Marche guarda, a parti invertite, a quella di Toscana e Campania, dove la continuità di Eugenio Giani da un lato e la difficile discontinuità da De Luca, pur nella speranza di evitare un cambio di colore dall’altro, rende al centrodestra la sfida più accessibile. Diverso, si sa, è il caso del Veneto. Lì la destra governa da trent’anni e la partita, per Giorgia Meloni & co, è ancora tutta da giocare. Le urne, in confronto, saranno una passeggiata.