Mara Carfagna: "La mia Voce Libera non appoggerà Conte"

La parlamentare smentisce il soccorso al governo. E presenta il suo progetto per un centrodestra liberale per arginare lo strapotere di Salvini

Mara Carfagna

Mara Carfagna

Bologna, 11 febbraio 2020 - È possibile tornare a un centrodestra in cui il centro sia più della destra? Un centrodestra a trazione moderata, liberale? Mara Carfagna è convinta che sì, è possibile non lasciare a Lega e Fratelli d’Italia l’egemonia di un polo che, ormai, è diventato un destra-destra. Ha depositato il simbolo di Voce Libera. Non è un nuovo partito: è all’interno di Forza Italia, ma guarda a un futuro da costruire. Mara Carfagna sta girando l’Italia per far conoscere il suo progetto. La scorsa settimana era a Napoli; ieri a Bologna.

Onorevole Carfagna, partiamo dalla cronaca di giornata. Sembra che Renzi possa togliere il sostegno al governo: Voce Libera potrebbe sostituirlo? "Mai! Escludo categoricamente alcun sostegno, diretto o indiretto, a questo governo".

Ma che cos’è Voce Libera? "È un movimento nato per dare voce a quell’Italia profonda che chiede soluzioni e non propaganda, serietà e non demagogia. Negli ultimi anni abbiamo visto salire l’onda del malcontento e della protesta, e alcuni partiti sono stati bravi a raccoglierla. Ma credo che ora sia arrivato un momento di saturazione: la rissa permanente ha stancato. Credo che una buona parte d’Italia non chieda più alla politica solo di denunciare quello che non va: chiede di approfondire le cause della crisi, di aprire dei dossier. Chiede alla politica di saper stare ai tavoli internazionali in cui si difendono gli interessi degli italiani".

Sta tirando una frecciata ai sovranisti? "Ma che vuol dire sovranista? Se significa difendere gli interessi del Paese, anch’io sono sovranista. È sul come difenderli che dobbiamo intenderci. Io non credo che la strada giusta sia attaccare l’Europa, o fare accordi con la Cina, o pensare di sostituire l’alleanza con gli Stati Uniti con un’alleanza con la Russia".

I due partiti di cui lei parlava prima, e cioè Lega e M5s, dopo aver saputo interpretare la protesta e il malcontento hanno avuto l’opportunità di governare. "E hanno fallito. Oggi l’Italia è più povera e più divisa. Lega e M5s l’hanno isolata a livello internazionale. E non sono stati capaci di risolvere le tre emergenze denunciate in campagna elettorale: povertà, disoccupazione e sicurezza".

Cominciamo dalla povertà. "Non la si risolve con il reddito di cittadinanza. È stata propaganda allo stato puro. Non ha dato protezione adeguata a chi era in difficoltà e soprattutto non ha aiutato a creare lavoro".

Come si creano posti di lavoro? "Aiutando le imprese su quattro livelli: semplificando la burocrazia, abbassando le tasse, garantendo una giustizia più veloce e creando infrastrutture. Bisogna aiutare le imprese: ma il primo atto del governo gialloverde è stato contro le imprese, il decreto dignità. Poi, hanno aumentato le tasse ai cittadini sbloccando le addizionali locali. Quindi hanno sperperato denaro pubblico con il reddito di cittadinanza e quota 100, misure che si sono rivelate inefficaci".

E sulla sicurezza? "Salvini è stato bravo nel diminuire gli sbarchi. Ma sul come l’ha fatto, io dissento. Penso che una destra liberale debba gestire il problema dell’immigrazione con serietà e anche con rigore: ma non con crudeltà. Il braccio di ferro con l’Europa non lo si fa lasciando centinaia di persone al largo sulle navi. Ma, detto questo, il punto è anche un altro".

Quale? "Si è fatto credere che “il” problema dell’Italia fosse l’immigrazione: e invece è il lavoro. Infatti meno sbarchi non ha voluto dire meno disoccupati".

Per un centrodestra moderato e liberale ci sarebbe Forza Italia. Ma alle ultime regionali in Emilia-Romagna è sceso sotto il tre per cento. "Un risultato sotto le aspettative. Ci fa capire che è il momento di un cambio di marcia".

Ma Forza Italia non doveva rinnovarsi? Berlusconi non aveva nominato lei e Toti per guidare la svolta? E poi? Che cosa è successo? "Berlusconi aveva indicato una direzione: andare verso una contendibilità delle cariche di vertice. Non per scegliere un suo successore – che non ci sarà mai, perché Berlusconi è irripetibile –, ma per avere un vertice legittimato dalla base. Lui aveva generosamente indicato questo percorso. Che però è stato interrotto".

Da chi? "In tutti i partiti ci sono persone che tendono a conservare le proprie posizioni. Persone che vogliono difendere un rassicurante status quo".

Lei vuole rifondare il centrodestra su base moderata e liberale. Si rende conto che è un’impresa titanica? "È forse impossibile domani: ma non dopodomani. Io penso che non si andrà a votare, e da una parte dico “purtroppo”, perché questo governo non ha una visione: ma dall’altra parte dico “per fortuna”, perché così avremo tempo per ricostruire un centrodestra moderato. Di cui ha bisogno tutto il Paese, non soltanto noi".