Giovedì 25 Aprile 2024

Manovra economica, l'esame alla Camera slitta a 28 e 29 dicembre

Già rinviato a oggi l'approdo in Aula del maxiemendamento. L'opposizione insorge: "Parlamento ridotto a zerbino". Anche Casellati striglia l'esecutivo: "Rispetti Palazzo Madama". Conte si difende: "Ritardo non dipeso da noi". E rimanda la conferenza di fine anno

I senatori di Forza Italia di spalle per protesta (Imagoeconomica)

I senatori di Forza Italia di spalle per protesta (Imagoeconomica)

Roma, 22 dicembre 2018 - Dopo lo slittamento di ieri, i tempi per il varo della manovra economica alla Camera dopo l'ok del Senato si allungano ancora. Secondo quanto si apprende da fonti di Montecitorio, la legge di bilancio sarà all'esame della commissione anche il 27 dicembre per approdare in Aula il 28 ed essere varata entro sabato 29.

LA GIORNATA DI IERI - La discussione generale sul maxiemendamento del governo e la successiva votazione erano in programma per la giornata di ieri. Ma il testo non è ancora approdato in Aula (arriverà oggi alle 14). Ad annunciare il rinvio è nel tardo pomeriggio Giuseppe Conte: "Siamo in zona Cesarini. Confidiamo che nella giornata di domani (oggi, ndr) la manovra possa essere approvata", fa sapere il premier, costretto a rimandare la conferenza stampa di fine anno, prevista per ieri, alla prossima settimana. La presidente Casellati legge l'agenda parlamentare di sabato 22 dicembre: la discussione generale inizierà alle 16. Seguiranno, dalle 20,30, le dichiarazioni di voto (che saranno trasmesse in diretta televisiva) e la chiama. L'esito è atteso per le 22.30. 

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falsePD: OCCUPIAMO IL SENATO - Intanto dalle opposizioni si alzano le polemiche sul mancato voto in Commissione bilancio e sui tempi contingentati della discussione parlamentare: "E' una vergogna, il Senato è ridotto a uno zerbino - incalza il capogruppo al Senato del Pd, Andrea Marcucci -. Ancora non abbiamo il testo della manovra, il governo va contro la Costituzione". E annuncia che il Partito democratico "occuperà l'Aula e contesterà questo modo di procedere fino all'ultimo con tutta la forza possibile". 

Emma Bonino: "Parlamento ridotto a una farsa"

"NEGATA LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE" - Leu si appella i presidenti di Camera e Senato. "E' gravissimo quanto sta avvenendo - sbotta il deputato di Liberi e Uguali Stefano Fassina -. Per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana, i principali contenuti della legge più importante non vengono esaminati dal Parlamento, neanche da uno dei due rami. La Camera dei Deputati ha discusso per settimane un testo semivuoto e superato dal negoziato in corso con Bruxelles. Il Senato ora non può né discutere né tanto meno emendare il maxi emendamento che il governo deve ancora presentare. Poi, la Camera tra Natale e Capodanno dovrà ratificare con la terza fiducia il provvedimento. Siamo in evidente contraddizione con i requisiti minimi della democrazia parlamentare impiantata dalla nostra Costituzione. La Presidente Casellati e il Presidente Fico non hanno nulla da dire?". 

CASELLATI: GOVERNO RISPETTI IL SENATO - Dopo poco arriva l'intervento di Maria Elisabetta Alberti Casellati. "Pur comprendendo le difficoltà del Governo, anche nell'interlocuzione con l'Unione Europea, mi corre l'obbligo di invitare la maggioranza e il Governo ad avere un percorso legislativo più regolare - scandisce in Aula la presidente di Palazo Madama - non con questa tempistica a singhiozzo. Un percorso rispettoso dell'Assemblea del Senato". 

FORZA ITALIA: NON VOTIAMO - Quello della maggioranza, "è un atteggiamento sconcio nei confronti del popolo italiano - commenta la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini -. Prendere in giro il Parlamento per venti giorni è uno sfregio ai loro elettori. E' la loro Caporetto politica, il fallimento politico di questo governo". Quindi la Bernini, mentre i deputati forzisti danno la schiena agli scranni dell'esecutivo, annuncia che "non usciremo dall'aula ma non parteciperemo al voto, voltando le spalle a questo governo, non alla presidenza, che ha imbavagliato il Senato della Repubblica". 

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CONTE: RITARDI NON DIPESI DA NOI - A difendere l'azione del governo ci pensa il premier Conte: "Ci sarebbe piaciuto lasciare un più ampio margine e agio al Parlamento - ribatte il presidente del Consiglio -. Ma non abbiamo alcun imbarazzo né senso di colpa. Il negoziato si conduce tra due parti e se fosse dipeso da me lo avrei concluso il giorno dopo, rispetto a quando è iniziato. Non mi devo giustificare se abbiamo impiegato tutto questo tempo". 

VERIFICA TECNICA SUI NUMERI - All'interno dell'esecutivo ribadiscono che ci sono solo problemi tecnici non politici. I nuovi numeri inviati dall'esecutivo a Bruxelles non si toccano ma la Ragioneria starebbe passando al setaccio tutte le misure di M5s e Lega. Il tutto in poco tempo. Nella maggioranza c'è chi confida che ci sarebbe un problema di coperture che riguarderebbero anche 'quota cento' oltre che altri emendamenti. 

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