Manovra, via libera al Senato nella notte. Bagarre in Aula

Caos sulle ultime modifiche: "Ci sono state correzioni sostanziali". La replica: "Solo errori formali". Il Pd non vota e annuncia ricorso alla Consulta

Bagarre al Senato durante la discussione del maxiemendamento alla manovra (LaPresse)

Bagarre al Senato durante la discussione del maxiemendamento alla manovra (LaPresse)

Roma, 22 dicembre 2018 - Via libera in Senato al maxiemendamenro alla manovra economica 2019. Il voto di fiducia arriva a notte fonda, il testo viene approvato con 167 sì, 78 no e tre astenuti, tra cui il senatore a vita Mario Monti. L'ok giunge al termine di una giornata convulsa, piena di rinvii e sospensioni, con le opposizioni sul piede di guerra. Il Pd non ha partecipato al voto finale in segno di protesta.

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LA GIORNATA - Il maxiemendamento arriva all'esame del Senato solo nel tardo pomeriggio, intorno alle 19. Il ministro per i Rapporti per il Parlamento, Riccardo Fraccaro, presenta il testo in Aula dopo un ulteriore rinvio in Commissione Bilancio. E quando annuncia il voto di fiducia, scoppia la bagarre. "Vergogna", urlano i deputati del Pd che lanciano fogli dagli scranni di Palazzo Madama. L'opposizione è sul piede di guerra, lamenta modifiche dei contenuti del maxiemendamento già bollinato dalla Ragioneria di Stato che sarebbero "errori profondi e veri perché si spostano centinaia di milioni". Variazioni che, secondo Massimo Mallegni di Forza Italia, potrebbero non avere la bollinatura della Ragioneria e quindi "non valere". Nel pomeriggio sono volate parole forti: "Dateci un testo, siete dei buffoni". Il provvedimento è stato rivisto almeno altre tre volte nel corso della giornata. Ma la maggioranza rimanda al mittente le accuse. Si tratta di "correzioni formali, di errori materiali e di coordinamento", assicura il presidente della Commissione Daniele Pesco. Il maxiemendamento doveva essere all'esame del Parlamento alle 14, ma è arrivato con diverse ore di ritardo. Dopo l'ok in Senato toccherà alla Commissione di Montecitorio, giovedì 27, quindi l'Aula della Camera procederà all'esame il 28 e il 29. 

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RISSA IN COMMISSIONE - Pomeriggio ad alta tensione a Palazzo Madama. Il testo torna a sorpresa in commissione, ma la seduta viene sospesa per le proteste delle opposizioni. "Abbiamo chiesto un elenco delle modifiche", tuona il capogruppo Pd in Commissione Bilancio, Antonio Misiani, sostenendo che il testo contenga diversi errore per decine di milioni di euro. Il clima è incandescente, Forza Italia abbandona i lavori: "Non siamo in condizione di esprimere il nostro voto". Il Pd segue a ruota e non partecipa al voto. La capogruppo degli azzurri, Anna Maria Bernini, e quello dem, Andrea Marcucci, chiedono l'intervendo della presidente Casellati. "Non c'è nessun Aventino delle opposizioni. Combatteremo in Aula tutta la notte", dice l'ex segretario Pd, Matteo Renzi. "Pensavo di aver visto tutto nella vita, e invece...", il commento di Silvio Berlusconi al caos delle ultime ore. Quindi la bagarre si sposta in Aula: anche qui la presidente Casellati è costretta a sospendere la seduta per la troppa confusione. Si passa alle dichiarazioni di voto quando è già passata la mezzanotte. 

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Pd: "Ricorso alla Consulta"

Ma non è finita qui, perché il Pd ha già annunciato il ricorso alla Consulta "viste le gravissime violazioni dell'articolo 72 della Costituzione". I dem chiedono che la Corte "si pronunci sulla enormità che si sono compiute sotto i nostri occhi e sotto quelli del Paese da parte di questo governo violento che se ne frega dei diritti del Parlamento", spiega il capogruppo in Senato, Andrea Marcucci. 

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L'IRRITAZIONE DEL COLLE - La navicella della legge di Bilancio gialloverde deve arrivare in porto tassativamente prima del 31 dicembre. Altrimenti scatta l'esercizio provvisorio che scatta a fine anno. Uno scenario che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, vuole assolutamente scongiurare, ferma restando la centralità del Parlamento. Ambienti parlamentari hanno riferito oggi di una certa irritazione del Colle di un percorso che, giorno dopo giorno, si fa sempre più tortuoso e costellato di rischi. 

I NUMERI - Filtrano, mano a mano, i contenuti del maxiemendamento. Confermata la nuova stima del Pil a +1% nel 2019. Una previsione che, secondo l'Ufficio Parlamentare di Bilancio,  è ora "plausibile, pur presentando non trascurabili rischi di revisione al ribasso". Secondo l'Upb, senza gli aumenti Iva previsti dalle clausole di salvaguardia, il deficit italiano arriverà nel 2020 e nel 2021 alla soglia limite del 3% di rapporto deficit/Pil.

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