Sabato 20 Aprile 2024

Manovra, posta questione di fiducia. Rissa sfiorata alla Camera, ira Fico

Oggi la votazione. Rottura tra il presidente della Camera e il Pd. Conte in conferenza stampa di fine anno: "Non è il governo delle lobby. Più tasse? Non per i cittadini"

Manovra, rissa sfiorata alla Camera tra Pd e Lega (Ansa)

Manovra, rissa sfiorata alla Camera tra Pd e Lega (Ansa)

Roma, 29 dicembre 2018 - Il governo ieri ha posto alla Camera la questione di fiducia sulla manovra economica. Lo ha annunciato nell'Aula di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. Le dichiarazioni di voto inizieranno oggi alle 17, per poi procedere alle 18.30 con la prima chiama. Ci sono 244 ordini del giorno ed è prevista la prosecuzione dei lavori fino alle 24 di oggi e poi domenica 30 a partire dalle ore 9 l'Aula tornerà a riunirsi e andrà a oltranza per l'ok finale alla manovra. 

RISSA SFIORATA IN AULA - Rissa sfiorata in Aula tra Daniele Marattin del Pd e Nicola Molteni della Lega durante la discussione sulla manovra. Il deputato Dem è corso verso il collega ai banchi del Carroccio. Non c'è stato contatto perché sono intervenuti i commessi. Il presidente della Camera Roberto Fico ha invitato a non dare questo spettacolo, e ha richiamato all'ordine Emanuele Fiano, mentre dai banchi della Lega si urlava 'Fuori, fuori'. "Ero semplicemente andato a parlare con il mio amico Nicola Molteni per dirgli che aveva sbagliato ad usare una certa espressione che non penso sia il caso di ripetere", ha poi spiegato Marattin. Ma la tensione è rimasta alta. "Non è modo, è inaccettabile, ognuno resti al suo posto", ha detto Fico. Marattin e Molteni, alla fine, si sono 'chiariti'. 

BAGARRE_35902195_112232

ROTTURA FICO-PD - Ma la gestione dell'Aula da parte di Fico, sulla manovra, sancisce (forse) la fine di un possibile idillio con il centrosinistra. Il presidente della Camera e un pezzo consistente del Partito democratico - ma non solo - sono arrivati allo scontro. Tutto è nato da uno scambio al vetriolo tra il presidente dell'assemblea di Montecitorio e il deputato del Pd, Enrico Borghi. L'esponente dem stava commentando la relazione della maggioranza sulla legge di Bilancio, quando Fico lo ha interrotto affermando: "Non posso farla intervenire nel merito della relazione adesso", perché "siamo in discussione generale e non sull'ordine dei lavori". La replica fa scaldare gli animi, tanto che Borghi urla "ma che ci stai a fare?" verso i banchi della Presidenza, mentre il presidente della Camera lo richiama con una frase che fa saltare i nervi ai parlamentari del Partito democratico: "Le faccio il primo richiamo formale. Non finisce la seduta oggi".

Una frase infelice, di cui lo stesso Fico si scuserà poco dopo, anche se non servirà a bloccare le reazioni a catena dei democratici. Il primo a insorgere è Fiano: "In dodici anni non ho mai sentito dire da un presidente della Camera 'lei non finisce la seduta'. Glielo dico per esperienza, decida lei la figura che vuole fare, se da presidente o da cioccolataio". Il fuoco di fila dem coinvolge tutto il partito, unito come non accadeva da tempo. Tanto che dai banchi di tutte le opposizioni piovono applausi anche per Maria Elena Boschi: "Il gruppo Pd ha denunciato più volte un metodo vergognoso che ha fatto del Parlamento uno spettatore non pagante. Un fatto mai visto prima - ha tuonato l'ex ministro -. Pensavamo di averle viste tutte, ma Fico si è superato vestendo i panni del capogruppo del Movimento 5 Stelle. Non è più il garante di tutti, ha deciso di tutelare solo la sua parte". Che non è, e non sarà, il centrosinistra.

LA CONFERENZA DI CONTE - Oggi a Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte ha tenuto la tradizionale conferenza stampa di fine anno, in cui ha sottolineato: "Non è affatto vero che la manovra sia stata scritta a Bruxelles, è stata scritta in Italia. Tutte le volte che mi sono seduto con Bruxelles non ho mai consentito che mettessero in discussione i punti qualificanti della manovra e devo dare atto loro che non hanno mai cercato di valutare nel merito tali punti". E dunque, "il decreto Quota 100 e il decreto sul reddito di cittadinanza sono collegati alla legge finanziaria. Li adotteremo nei prossimi giorni".

Per la prima volta il premier 'non esclude' del tutto un rimpasto di governo. A domanda specifica risponde: "Il discorso esula dalla sensibilità del premier, semmai l'esigenza maturerà in seno a una delle forze politiche, verrà comunicata all'altra, io ne verrò eventualmente messo a parte se fosse un'istanza condivisa e se ci fosse una soluzione prospettata, auspico che sia condivisa e che non destabilizzi l'esperienza di governo". E precisa che al momento "si tratta di un periodo ipotetico del quarto grado". Del resto non è da escludere nemmeno un 'tagliando' sul contratto di governo, dice Conte rispondendo a una domanda sulla possibilità di una verifica dell'accordo M5S-Lega. 

Quel che preme a Conte è sottolineare: "Questo non è il governo delle lobby, dei potentati economici, dei comitati di affari - sottolinea il premier - Se i sondaggi ci danno molto apprezzati dai cittadini è dovuto alla continuità e coerenza del governo volto a ridurre la frattura di cui soffre ancora in parte il sistema politico italiano".

Tutta la conferenza

Tra l'altro il premier ha parlato dell'aumento dell'Iva nel 2020 e 2021: "Non vorrei che fosse trascurato il fatto che in pochi mesi abbiamo dovuto recuperare 12,5 miliardi per neutralizzare l'incremento dell'Iva. Continueremo nel 2020 e 2021 con questa modalità e ci impegniamo a impedire l'incremento dell'Iva". Sulle tasse, Conte spiega: ''Non stiamo aumentando la pressione fiscale sui cittadini'' ma sulle banche, sulle assicurazioni, sul gioco d'azzardo. Grazie alle misure introdotte con la manovra ''abbiamo alleggerito'' la pressione sui cittadini. ''Nel complesso delle misure, nel saldo finale, la pressione potrebbe portare a aumento ma vogliamo leggere la manovra?''. E sempre in argomento tasse, sottolinea: "Abbiamo realizzato un primo tassello della riforma fiscale ma siamo molto più ambiziosi. Il nostro sistema fiscale è iniquo e inefficiente e lo riformeremo completamente''.