Venerdì 19 Aprile 2024

Manovra, deficit al 2,2%. L'Italia sceglie la linea dura

Senza le spese per il territorio si scende al 2,1%. Tagli per 5,5 miliardi. Pensioni, quota 100 limitata a tre anni. E nuove clausole di salvaguardia

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (Ansa)

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (Ansa)

Roma, 12 dicembre 2018 - La comunicazione al presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, con la nuova proposta italiana sul deficit, secondo fonti di Palazzo Chigi, è partita a tarda ora. Un lungo documento, partorito al termine di una serie di confronti tecnici e politici fra Via XX Settembre e Palazzo Chigi, che di fatto ribadisce la necessità di una manovra espansiva per sostenere l’economia. L’Ue avrebbe voluto una correzione strutturale del deficit, con una riduzione dal 2,4%, previsto nella manovra, all’1,8%. Nel nuovo dossier inviato a Bruxelles, invece, il premier Giuseppe Conte, non andrebbe al di sotto del 2,2%, che diventa 2,1% considerando le spese per il risanamento del territorio che uscirebbero dal perimetro del disavanzo. Tradotto in soldoni, un pacchetto di tagli che vale più o meno 5,5 miliardi. Due arriverebbero dal fronte delle pensioni, con l’avvio di quota 100 a partire da marzo per i privati e da luglio per i dipendenti pubblici. Un po’ di meno, 1,7 miliardi, dall’avvio del reddito di cittadinanza da aprile. E la restante parte da una nuova sforbiciata delle spese dei ministeri. Non ci sarebbe, invece, l’ecotassa per le auto inquinanti. La norma sarà rivista al Senato.

Nel testo preparato da Palazzo Chigi ci sarebbero almeno altri due capitoli significativi. Il primo contiene le misure e le riforme allo studio del governo per accelerare la crescita. Dal decreto e dalla legge delega sulle semplificazioni, che dovrebbe essere approvata oggi da Palazzo Chigi, alle misure per la sburocratizzazione della pubblica amministrazione e per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche di piccole e medie dimensioni. In più, l’Italia metterà sul tavolo il piano di investimenti annunciato dalla Cassa depositi e prestiti, il progetto per le dismissioni immobiliari, che vale più o meno 1,8 miliardi e, infine, una nuova tornata di privatizzazioni. Un insieme di misure che dovrebbe consentire al governo di portare il debito al di sotto della soglia del 130% del Pil. Ma non basta. Nella comunicazione dovrebbe anche esserci l’impegno esplicito a non superare la soglia del deficit, con la possibilità di una correzione automatica dei conti e una revisione delle misure contenute nella manovra economica. Una sorta di clausola di salvaguardia come quella sottoscritta da Berlusconi e relativa all’Iva. I riflettori di Bruxelles continuano a essere puntati soprattutto sul capitolo delle pensioni e, in particolare, sulla decisione dell’esecutivo di mandare in soffitta la riforma Fornero. Il governo preciserà che la possibilità di andare in pensione con Quota 100 (la somma di età anagrafica e contributi) non sarà strutturale ma durerà per tre anni.

Il fondo per finanziare l’anticipo della pensione, ora fissato in 6,7 miliardi per il 2019 e in 7 miliardi per il 2020 e 7 per il 2021 si ridurrà a circa 4,7 miliardi nel 2019 per salire poi a 8 miliardi per ciascuno dei due anni successivi. La prima finestra utile per andare in pensione sarà a marzo per i privati e a luglio per i lavoratori pubblici. Ma le finestre potrebbero slittare nel caso in cui le richieste di pensionamento superassero le previsioni di spesa. Esclusa, invece, l’ipotesi di partire nel 2019 con i lavoratori che hanno raggiunto Quota 104, per poi rimandare al 2020 tutti gli altri. L’ipotesi era stata annunciata dal consigliere economico di Palazzo Chigi, Alberto Brambilla. Ma è stata subito smentita dalla Lega. Poche modifiche, se il deficit resterà al 2,2%, anche per il reddito di cittadinanza. Dovrebbe partire ad aprile e, anche qui, potrebbe esserci una clausola di salvaguardia, con uno freno ai nuovi sussidi, nel caso in cui la spesa sforasse le previsioni.