M5s, nuove grane. Altri due candidati massoni

I grillini: "Piero Landi e Bruno Azzerboni fuori dal Movimento". Le Iene: "Sono 14 i parlamentari che non hanno versato i rimborsi"

Luigi Di Maio (ImagoE)

LUIGI DI MAIO POLITICO M5S

Roma, 15 febbraio 2018 - Acque agitate nel mare grillino. Dopo la questione dei mancati rimborsi e l'addio di David Borrelli, tra i fondatori di Rousseau e ai vertici dei pentastellati in Europa, si apre un nuovo caso massoneria nel Movimento 5 Stelle. Non solo Catello Vitiello in Campania, ci sarebbero altri candidati massoni tra le fila dei pentastellati, uno a Lucca, l'altro in Calabria. 

PIERO LANDI - Oggi l'edizione online de Il Foglio fa notare come "Piero Landi, 7 aprile 1972, candidato del partito cofondato da Grillo e Casaleggio nel collegio uninominale della Camera a Lucca e originario della Garfagnana" risulti "iscritto alla loggia Francesco Burlamacchi, 'in sonno' dallo scorso 5 febbraio". Nome, cognome e data di nascita "corrispondono" e una fonte del quotidiano conferma sia l'iscrizione che l'assonnamento. 

Interpellato, dal quotidiano il Gran Maestro del Grande Oriente d`Italia Stefano Bisi, ha risposto così: "Non posso confermare né smentire. Chiedetelo a lui". Il Foglio ha dunque contattato il candidato del M5s. Piero Landi ha negato di aver mai fatto parte della loggia Burlamacchi ma ammette di aver fondato a Lucca un'associazione, "Italia punto e a capo" in cui ci sarebbero appartenenti alla massoneria: "Naturalmente da questo movimento o comunità di ascolto io ho dato le dimissioni appena ". 

"LANDI E AZZERBONI SONO FUORI" - L'altro nome spunta all'uninominale in Calabria: è quello di Bruno Azzerboni. E' il Movimento a togliere dubbi su entrambi: "Piero Landi e Bruno Azzerboni al momento della sottoscrizione della candidatura non hanno detto la verità  - affermano i grillini - e non ci hanno informato di far parte di una loggia massonica. Per questa ragione non possono stare nel M5S e sempre per questo motivo gli sarà richiesto di rinunciare al seggio". A tutti e due viene proibito di usare il simbolo. Non solo: "Ci riserviamo di agire nelle opportune sedi al fine di risarcire eventuali danni di immagine". 

LE IENE: I MOROSI SONO 14 - Come se non bastasse, alla fine di un'altra giornata movimentata, arriva l'approfondimento delle Iene su 'rimborsopoli'. In un altro servizio pubblicato su Facebook  - il secondo rispetto a quello che ha lanciato lo scoop dei mancati versamenti - si afferma che il buco complessivo ammonterebbe al doppio di quanto stimato dal candidato premier grillino (800mila euro), mentre sarebbero 14 (e non 8 come indicato da Di Maio) i parlamentari 'morosi'. Non solo: almeno due di questi, per non versare i soldi, avrebbero escogitato un sistema diverso da quello del pubblicare la ricevuta del bonifico sul sito M5S salvo cancellarlo subito dopo. Insomma, la questione sembra non essere chiusa. 

NUOVA DEFEZIONE AL PARLAMENTO UE - Intanto, dopo Borrelli, un'altra eurodeputata lascia il gruppo pentastellato a Bruxelles. Si tratta di Giulia Moi, la cui defezione però non sarebbe una sorpresa per il Movimento: a quanto apprede l'agenzia Agi, la Moi era già stata sospesa. 

GRASSO-BOLDRINI, DISACCORDO SUI 5 STELLE - Mentre Casaleggio jr annuncia "Pietro Dettori ed Enrica Sabatini" nuovi soci di Russeau, torna a farsi sentire l'altro fondatore, Beppe Grillo, che che sulla vittoria dei 5 Stelle alle elezioni frena: "Non so chi vince, perché non ci sono più sensi morali. Abbiamo perso qualsiasi faro di moralità in questo Paese", afferma, "e se non ci sono sensi morali tornano sempre gli stessi. E' più comodo". I 5 Stelle però potrebbero trovare un appoggio in Leu per la formazione di un eventuale governo: Pietro Grasso non lo esclude: "Se ci dovessero essere le condizioni per cui le loro proposte corrispondono ai nostri valori e principi, perché non potremmo sostenerle?". Nonostante il Movimento guidato da Luigi Di Maio sia "ondivago", ha spiegato Grasso, "non ci sono pregiudiziali". Dichiarazioni che però non  trovano l'appoggio di tutti i candidati. A partire dall'altra colonna portante di Liberi e Uguali, Laura Boldrini. "A Di Maio hanno ritirato la patente dell'onestà - incalza la presidente della Camera su Twitter - Come farebbe a tenere sotto controllo il bilancio dello Stato se non riesce a garantire la contabilità dei suoi parlamentari M5S?". 

Grasso giustifica la presa di posizione della Boldrini: "Se il M5S è quello che lei ha conosciuto alla Camera, è chiaro che deve dire così ed è giusto che lo faccia - ammette il presidente del Senato - se invece ci sono cambiamenti...  Ma io come capo politico faccio una sintesi". 

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