Martedì 23 Aprile 2024

Governo Draghi, M5s caos. Lezzi: "Rivotiamo su Rousseau". C'è chi non voterà la fiducia

Il ministero della Transizione ecologica è il nervo scoperto della base grillina: "Non rispettato il quesito". C'è chi è pronto a non votare la fiducia. Cresce il dissenso: "Ci hanno asfaltati". Morra: "Sembra di essere a Jurrasic Park". 20 pronti ad andarsene. Giuseppe D'Ambrosio lascia il Movimento. Rovente assemblea dei senatori: venti sarebbero orientati a non votare la fiducia

Barbara Lezzi (Ansa)

Barbara Lezzi (Ansa)

Roma, 13 febbraio 2021 - Caos con addirittura la richiesta di un nuovo voto su Rousseau e l'intervento di Beppe Grillo che di fatto lo stoppa. Il fronte del dissenso interno che si allarga sempre più. C'è già un primo addio: il deputato Giuseppe D'Ambrosio annuncia: "Lascio il Movimento, c'è un vicolo cieco evidente a tutti". Mentre una ventina di senatori - si legge in lancio dell'agenzia Agi - sarebbe orientata a non votare la fiducia.

Esplode dunque il travaglio (eufemismo) nel Movimento 5 Stelle, diventato ancora più acuto dopo che Mario Draghi ha ufficializzato la lista dei ministri che compongono il nuovo governo. Non è andata giù a una fetta consistente della base grillina l'assegnazione dei ministeri in quota 5 Stelle: in modo particolare la rabbia è montata per l'attribuzione del neonato ministero della Transizione ecologica - la bandiera utilizzata da Beppe Grillo per convincere i grilli a votare sì a Draghi - a un tecnico (Roberto Cingolani) e non a un grillino. Proprio sul ministero era incentrato il quesito posto agli iscritti per il voto su Rousseau.

Ed è rabbia anche perché il nuovo dicastero non comprende il Mise (rimasto autonomo e affidato al leghista Giorgetti). E ai pentastellati ortodossi non va nemmeno giù di sedersi a tavola con Forza Italia: parole e musica di Alessandro Di Battista. "Ebbene io trovo immorale che politici che hanno speso tempo non per occuparsi del Paese, ma per risolvere le grane giudiziarie del loro leader, possano avere ancora ruoli così apicali", dice Dibba riferendosi a Brunetta, Carfagna e Gelmini). Lo stesso Dibba che venerdì sera aveva liquidato così l'appoggio al governo Draghi: "Ne valeva la pena?". Insomma c'è aria di scissione. E che il momento sia difficile lo testimonia anche il fatto che Beppe Grillo interviene sul suo blog.

Come funziona Rousseau

Lezzi: "Torniamo al voto"

Allora succede che oggi la sentarice Barbara Lezzi (opposizione interna all'ala governista) chieda di tornare a votare sulla piattaforma Rousseau (qui l'esito del voto dell'altro giorno). Lezzi affida a Facebook il suo pensiero: "Questa mattina ho inviato, insieme ad alcuni colleghi, una mail al capo politico, al Comitato di garanzia e al garante del M5S per segnalare che la previsione del quesito posta nella consultazione dell'11 febbraio 2021 non ha trovato riscontro nella formazione del nuovo Governo. Non c'è il super-ministero che avrebbe dovuto prevedere la fusione tra il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell'Ambiente oggetto del quesito. Chiediamo che venga immediatamente indetta nuova consultazione con un quesito in cui sia chiara l'effettiva portata del ministero e che riporti la composizione del Governo".

L'identikit del governo Draghi

Petizione su Charge

La richiesta di voto è supportata anche dai consiglieri grillini lombardi. E così sulla piattaforma 'Charge.org' spunta una petizione per ripetere il voto Su Rousseau di giovedì scorso, petizione che in poche ore raggiunge oltre 600 adesioni.

No di Grillo: "O di qua o di là"

Deve intervenire l'Elevato che sul suo blog di fatto stoppa la richiesta: "13 febbraio 2021. Vi ricorderete questa data. Perché da oggi si deve scegliere. O di qua, o di là. Scegliere le idee del secolo che è finito nel 1999 oppure quelle del secolo che finirà nel 2099. Se il 2099 è un'astrazione, allora prova così. Metti lo smartphone in modalità aereo e vola con la fantasia. Chiudi gli occhi. Visualizza il tuo nipotino. Visualizzalo nonno. Coi capelli bianchi, la prostata così così. Commuoviti. Se hai capito questo, è perché hai sentito. Perché per capire col cervello bisogna prima sentire col cuore. È di una transizione cerebrale di cui abbiamo bisogno»".

C'è chi dice no

Intanto c'è già chi esce allo scoperto come il senatore Emanuele Dessì cher annuncia il suo no alla fiducia. Mentre tranchant è Pino Cabras: "Quelli che si sono messi a 90 Draghi vanno spazzati via". Più sfumato il deputato Giuseppe Brescia, deputato M5s e presidente della commissione Affari costituzionali della Camera: "L'appoggio sarà condizionato come condizionata è stata la scelta di proseguire nel solco della maggioranza e non relegarsi all'Aventino". Critico anche il senatore Antonio Morra, presidente della Commissione antimafia: "Non posso accettare di poter avere fiducia in un governo che mi sembra essere per certi versi Jurassic Park".

Riunione infuocata dei senatori

Nel tardo pomeriggio è iniziata una riunione (da remoto) dei senatori pentastellati. Riunione infuocata a quanto si sa. Secondo quanto riporta l'agenzia Agi una ventina su 92 sarebbe orientata a non votare la fiducia, viene confermato. Il 'no netto', avrebbe ribadito il capo politico Vito Crimi, porterà  all'espulsione dal Movimento.

Cresce il dissenso

Già da venerdì sera, non appena Draghi ha letto la lista dei ministri, sono iniziate le dichirazioni polemiche. "Ci hanno asfalati" il commento di una deputata. E già si cominciano a fare i conti di quanti potrebbero lasciare il Movimento: c'è chi parla di una ventina fra deputati e senatori. "Ho contezza di numeri estremamente più esigui", spiegato però il capogruppo M5S a Montecitorio Davide Crippa.

La Sicilia si ribella

E i guai arrivano anche dal territorio. Imbufaliti sono in Sicilia: il Movimento isolano lamenta che la Regione "è stata totalmente dimenticata" nella composizione della squadra. Quindi chiede ai parlamentari siciliani di astenersi dal votare la fiducia a Draghi. "Nel Governo Draghi Zero Sicilia", si legge nel profilo fb del M5S locale.