M5S per disperazione

Stanno venendo al pettine i nodi alla base stessa della fondazione del movimento

Il futuro capo dei Cinquestelle, Giuseppe Conte

Il futuro capo dei Cinquestelle, Giuseppe Conte

Più che le beghe interne al Pd, la cosa più divertente che la politica ci ha proposto in questi ultimi giorni è la lite per i soldi dentro il Movimento 5 Stelle. Anzi, tra il futuro capo dei Cinquestelle, Giuseppe Conte, e il figlio del fondatore, Davide Casaleggio. Il motivo è la vil pecunia. Per essere incoronato capo Conte ha bisogno di due votazioni sulla piattaforma Rousseau, che Casaleggio, proprietario del server, metterà a disposzione solo dopo il pagamento del debito che i grillini avrebbero con lui. Questa la sua versione. Parliamo di circa mezzo milione di euro.

Al di là dove risiede il torto e dove la ragione, è chiaro che stanno venendo al pettine i nodi alla base stessa della fondazione del movimento. Uno di carattere giuridico, ossia la natura spuria del rapporto tra una forza parlamentare e un’azienda privata, e uno politico, cioé la contraddizione tra la narrazione grillina dell’onestà sopra tutto, della politica fatta per disinteresse al servizio del paese e la pratica di un movimento composto da gente come tutti, con i difetti di tutti, ossia l’attenzione ai soldi, ai propri interessi, ai privilegi.

Il Corriere della sera ha appena riportato la notizia di un sottosegretario grillino beccato ad abitare in un alloggio dell’aeronautica pur non essenso più al governo (il sottosegretario ha smentito, ma non ha per il momento fornito la propria versione), sempre nei giorni scorsi il senatore Nicola Morra si era reso protagonista di una figuraccia in una asl della Calabria nel più classico dei "lei non sa chi sono io". E citiamo solo gli ultimi episodi, perché la lista sarebbe lunghissima. Una debacle continua insomma, che peraltro va avanti da tempo, e che rende quasi eroica la resistenza di quel circa 16-17 per cento di italiani (secondo gli ultimi sondaggi) ancora orientati a votare per il Movimento 5 Stelle.

La sostanza non è tranquillizzante per nessun partito, specie per quelli che gravitano nell’area di centrosinistra: i Cinquestelle sono poca cosa, sono un bluff finito male, ma se ancora godono di una fetta non piccolissima di consenso significa che l’alternativa è o è percepita ancora più misera. Si può votare per convinzione, ma a volte anche per disperazione.