Martedì 23 Aprile 2024

M5S, espulsi anche tre deputati assenti al voto di fiducia a Draghi. Pronto il ricorso

Si tratta di Cristian Romaniello, Yana Ehm e Simona Suriano: non avevano presentato la giustificazione

 Simona Suriano, Cristian Romaniello e Yana Ehm (Ansa)

Simona Suriano, Cristian Romaniello e Yana Ehm (Ansa)

 Roma, 3 febbraio 2021 - Pugno di ferro dei 5 stelle contro i ribelli all'interno del movimento. E' arrivata la comunicazione dell'espulsione anche per i deputati che erano assenti durante la fiducia al governo Draghi. "Sì sono stato espulso", comunica uno dei pentastellati che non hanno presentato la giustificazione per la propria assenza durante il voto. Non vengono cacciati dunque solo i parlamentari che hanno votato contro il governo Draghi.

I cacciati sono in totale tre, si apprende da fonti parlamentari: Cristian Romaniello, Yana Ehm e Simona Suriano. "La loro posizione - spiegano le stesse fonti - sarebbe infatti assimilabile a quella di chi ha votato contro e si è astenuto in occasione della fiducia al governo Draghi. In particolare le loro stesse dichiarazioni pubbliche hanno tolto ogni dubbio a proposito delle ragioni delle loro assenze durante il voto".  Che fosse in corso una verifica delle singole posizioni si era appreso durante il voto al nuovo esecutivo, così come si era appreso già che in assenza di giustificazioni considerate valide sarebbero stati considerati come quanti non hanno rispettato le indicazioni di voto del gruppo.

Già pronto il ricorso collettivo

I provvedimenti di espulsione dei senatori M5s e il provvedimento del Presidente del Senato con cui vengono assegnati al gruppo Misto, sono "illegittimi e ingiusti" perché contrari ai principi e alle regole che sovrintendono la democrazia costituzionale e parlamentare della Repubblica italiana. Così recita il ricorso visionato dall'Ansa che verrà presentato alla Commissione Contenziosa del Senato per chiedere l'annullamento dei provvedimenti di espulsione dal gruppo M5s dei senatori che non hanno votato la fiducia al governo Draghi. Nel ricorso si fa esplicito riferimento alla violazione di norme costituzionali.

"La fuoriuscita di un parlamentare dal Gruppo parlamentare cui è stato assegnato in ragione del voto popolare - scrive il legale degli espulsi, Daniele Granara - può avvenire solo per una libera scelta dell'interessato, rappresentando in tal caso (e solo in tal caso) una libera modalità di esercizio della rappresentanza della Nazione". In ogni altro caso, "tale fuoriuscita, frutto di una costrizione esterna alla volontà del singolo parlamentare, costituisce un attentato alle scelte democratiche del Corpo elettorale".  Inoltre, rimarca Granara, nel momento in cui è stata decretata l'espulsione dei senatori, il M5S "non aveva alcun Capo politico". Con il voto del 17 febbraio "l'assemblea degli iscritti al Movimento ha ratificato l'eliminazione di ogni riferimento al Capo politico nello Statuto del Movimento: tale figura dunque non sussiste più e non poteva svolgere alcun potere in ordine all'espulsione dei Senatori ricorrenti in data 18 febbraio 2021!", si legge ancora nel ricorso.

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Il manifesto dei ribelli alla Camera

Intanto alla Camera nasce la nuova componete dei transfughi 'L'Alternativa c'è'. Lo annuncia il deputato ex 5 stelle  Andrea Colletti: "Siamo 13 deputati espulsi dal M5s per la loro posizione sul governo Draghi. Noi nasciamo come opposizione di questo governo e in opposizione ai principi fondanti di un governo tecnico ma siamo una componente inclusiva, aperta ai chi non vuole morire moderato: siamo moderati nei modi e nei termini ma radicali nelle idee". Il loro è un manifesto "di principi e obiettivi che vogliamo perseguire dentro e fuori il Parlamento, con le realtà sociali che vorranno fare questo percorso al nostro fianco".