Sabato 20 Aprile 2024

M5S, Di Maio sotto assedio attacca i ribelli: "Via chi rema contro"

Sfogo su Facebook del leader, i fedelissimi fanno quadrato. Ma i parlamentari affondano: "È confuso e debole". Grassi lascia il Movimento

Luigi Di Maio, 33 anni, da settembre 2017 leader dei grillini

Luigi Di Maio, 33 anni, da settembre 2017 leader dei grillini

Roma, 15 novembre 2019 - Un uomo solo al comando. Ma troppo solo per poter reggere la crisi che gli è caduta addosso. Quella della sua leadership, ormai sotto gli occhi din tutti. Negli ultimi giorni, complice la crisi Ilva che ha aperto una faglia interna al M5s non rimarginabile, il leader è stato oggetto di prese di distanza nette da parte non solo dei parlamentari critici, ma anche dei ministri a lui più vicini come Bonafede e Fraccaro. Sussurri e grida (della Lezzi in assemblea) che hanno spinto ieri Di Maio ad indicare nuovamente la porta a chi si mette di traverso. «Chi preferisce guardarsi gli affari suoi – ha scritto di suo pugno in un post su Fb – conosce la strada, il Movimento non lo piangerà». Dal blog delle stelle sono usciti a dargli man forte, insieme a una pattuglia di fedelissimi cercando di dare la colpa ai giornali: «Il M5s– si legge – continuerà compatto a lavorare dalla parte giusta del Paese, compresi coloro che provano a fermarci scrivendo falsità».

La verità , però, è che la corsa di Di Maio si sta arrestando da sola. Gli aggettivi con cui i parlamentari grillini lo descrivono in queste ore sono eloquenti: «Confuso», «debole», «in cerca di una strategia», «incapace di fare sintesi tra le varie posizioni». E con il senatore Ugo Grassi che ieri ha sciolto ogni riserva: «Me ne vado dal M5s per legittima difesa». Di Maio non vuole trattenerlo e anche se c’è chi sostiene che il leader abbia in testa anche la crisi di governo come exit strategy, c’è anche chi la mette giù dura; il refrain del «non c’è alternativa alla sua leadership» non convince più. Le divisioni interne, infatti, sono un po’ su tutto. L’Ilva per prima, ma anche l’incapacità di trovare la sintesi sul nome del capogruppo alla Camera e il «vuoto» sulle prossime elezioni regionali.

Di Maio da mesi, poi, promette la riorganizzazione del M5s e la nascita di una specie di segreteria, ma non è chiaro quando questa vedrà la luce. In Emilia Romagna, poi, è di scena la rivolta degli attivisti che chiedono di candidarsi, mentre i vertici (Max Bugani in testa) lavorano nel senso opposto. Insomma, le grida della Lezzi sono solo una parte della storia. La crisi di Di Maio nasce dai cedimenti sui cosidetti ‘fondamentali’ del Talmud grillino: il Tap prima e il via libera alla Tav poi. E se si andasse alle urne in anticipo, ci sarebbe persino il rischio di vedere un nuovo Parlamento eletto senza la riduzione dei seggi, ottenuta dai grillini. Più sconfitta politica di così.